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I 200 ANNI DEL COMUNE DI MONTEBELLO JONICO
FESTEGGIATI IL 21 NOVEMBRE 2011
Articolo tratto da
www.mnews.it
Bicentenario di Montebello o di Fossato? Il comune della discordia
Il presidente
dell’Associazione “Fossatesi nel mondo”, Domenico Pellicanò ha tirato fuori
tutta una serie di documenti…” probanti”. Anche Fossato, vuole festeggiare
il suo bicentenario. Doveva intervenire nel dibattito ma ad un certo punto,
ha preso cappello ed è sparito dall’aula del Consiglio Comunale. Il dottor
Franco Arillotta, storico di fama nazionale, (in grossa parte) gli dà
ragione. Divergenze pure sul passaggio di Giuseppe Garibaldi, che sarebbe
passato per la fiumara del Tuccio e non per quella del Sant’Elia.
BICENTENARIO DEL COMUNE
DI MONTEBELLO O DI FOSSATO? INFURIA LA POLEMICA. DOPO LA SANTA MESSA
SCOPERTA UNA LAPIDE PER RICORDARE L’EVENTO
Il professore Luigi Sclapari, studioso di peso e di statura, autore di
interessanti pubblicazioni, ha fornito la documentazione in suo possesso; e
qualche personale ipotesi. Hanno parlato, il sindaco Nino Guarna, che ha
aperto i lavori e ringraziato gl’illustri ospiti. Tra cui, il consigliere
regionale Pasquale Tripodi. Ma c’erano anche assessori e consiglieri;
compreso Ugo Suraci ex vice-sindaco, personaggio di grande esperienza. Nel
dibattito sono intervenuti pure la dottoressa Angela Martino di Italia
Nostra. Franco Tuscano di Paleo Cosmo ed il noto ellenofono Tito Squillaci,
che hanno riscosso un ampio consenso per la pregnanza dei loro interventi
Montebello Jonico(RC)
Arriviamo col giornalista Luigi Palamara, proprio mentre Don Roberto Aparo,
il nuovo parroco di Montebello Jonico, originario di Noto, insediato oltre
un anno fa da Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo Metropolita di Reggio
Calabria e Bova nel corso di una celebrazione liturgica presieduta dallo
stesso parroco (Proveniente dalle parrocchie dello Spirito Santo e S.
Gaetano Catanoso) sta celebrando la Santa Messa. La Chiesa Protopapale dell’Isòdia,
oggi Arcipretale dedicata alla Madonna della presentazione, risuonava di
canti ed inni del Coro Polifonico Interparrocchiale dell’Isòdia “don
Pietro Polimeni”, diretto dal maestro, Vincenzo Malacrinò, che vi proponiamo
qui di sotto in foto e video. Si occuperà pure della parrocchia dei santi
Cosimo e Damiano di Masella. A titolo di cronaca, il vescovo Mondello, ha
insediato anche il nuovo parroco di Fossato (Maria Santissima del Buon
Consiglio). Posto lasciato vacante dal precedente parroco don Carmelo
Perrello, sacerdote per quasi dieci anni del centro agricolo-pastorale
pre-aspromontano. Don Daniele Siciliano, esperienza presso gli ospedali
Riuniti-Morelli e presso la parrocchia di S. Gaetano Catanoso in Reggio
Calabria definito” il prete della semplicità”.
A seguire il secondo round con lo scoprimento della lapide per ricordare il
bicentenario della nascita del comune di Montebello Jonico. Apriti cielo! Il
presidente dell’associazione culturale “Fossatesi nel mondo”, Domenico
Pellicanò, ballava il rock and roll e la macarena, senza musica. Non ha
ingoiato né mandato giù il rospo:”Nessun campanilismo, per carità. Io
rispetto la cultura e le idee degli altri. Ma qui, si tratta di ristabilire
la verità storica. Ho passato giorni, settimane e mesi sui libri, sui
registri. Fossato, dove esisteva la Posta, la chiesa, il castello, la
compagnia dei Carabinieri a cavallo, le scuole, l’esattoria comunale, il
municipio ecc. è nato prima di Montebello. Mi dispiace per gli amici,
parenti e conoscenti, ma non posso accettare il falso storico” Peccato che
abbia “tolto il disturbo”. Si è perso la relazione dello storico di fama
nazionale Franco Arillotta. Formidabile esauriente ed esaustiva.
Indirettamente avallava le tesi del Pellicanò; documenti alla mano, gli dava
ragione. Arillotta, autore di tante pubblicazioni di pregio artistico e
culturale è noto per le sue ricerche, documentate con rigore scientifico e
severità storica. Il suo è un lavoro meticoloso, asettico ed impersonale. Le
sue ricerche sono sempre attente, tempestive e puntuali. E’molto difficile
contestarne la validità. Ha parlato anche la dottoressa Angela Martino, di
Italia Nostra, come si diceva, che ha relazionato sulle origini e sviluppo
del comune di Montebello Jonico. In primis ha parlato il professore Luigi
Sclàpari, anch’esso documentato, com’è nel suo stile.
Il professionista, ha preferito evitare la polemica a distanza, che si
sarebbe comunque innestata. Non si è impelagato in questa sede in dispute,
dibattimenti, controversie e liti culturali. Sebbene abbia nel suo arco
tante frecce da scoccare. Mancava nel dibattito l’autorevole presenza del
professore Vincenzo Malacrinò, anche giornalista. Le sue argomentazioni,
apparse su un quotidiano e su un blog, non hanno convinto tuttavia, Mimmo
Pellicanò, presidente dell’associazione “Fossatesi nel mondo”. Ma Pellicanò,
non ha gradito, nemmeno il taglio dato ai lavori e le attenzioni all’abazia
o monastero di sant’Anastasio; per troppo tempo, lasciato nell’abbandono più
vergognoso e retrograde; nell’incuria più scandalosa. Giusta, la lamentela
del preside Domenico Minuto e per la verità del professore Franco Mosino. A
Fossato, 150 fa si parlava il grecanico. Alcuni vocaboli, sono rimasti nel
lessico corrente ancora oggi. Sotto questo profilo, sono stati davvero
preziosi gl’interventi di Franco Tuscano e Tito Squillaci. Sebbene il
professore Sclapari, che ha tracciato con grande destrezza, un excursus
storico, abbia ribadito più volte le origini grecaniche di Montebello; ogni
anno, caso raro se non unico, un presbitero dell’Eparchia di Lungro, celebra
pure una messa con il rito greco. Il dialetto greco-calabro, o greco di
Calabria, è un idioma parlato in provincia di Reggio Calabria, fonte
Wikipedia. È chiamato localmente greco di Calabia (Italia)|, ed è
formalmente una lingua minoritaria appartenente alla minoranza linguistica
greca d'Italia insieme alla Grecìa Salentina. Tale lingua era parlata in
tutta la Calabria meridionale fino al XV-XVI secolo, quando fu
progressivamente sostituita dal dialetto romanzo, influenzato comunque dal
greco-calabro nella grammatica e in molti vocaboli (nel XVIII secolo il
dialetto calabrese aveva ancora moltissimi grecismi). Ancora in età angioina
la lingua greca veniva usata in una vasta area, compresa tra Seminara,
Taurianova, la valle del Mésima e l'altopiano del Poro, caratterizzata da
dialetti, toponimi e forme folcloristiche. Un breve excursus storico
consente di verificare la scomparsa progressiva del greco in varie aree
calabresi, a partire dal Cinquecento.Verso la metà del XVI secolo la lingua
greca era stata eliminata nel bacino del Petrace, in particolare nell'alta
valle del Duverso e del Tasi. Nel corso del secolo successivo il fenomeno
regressivo interessò talune valli del versante occidentale dell'Aspromonte
che incombono sullo Stretto di Messina, come ad esempio le fiumare di Catona
e di Gallico.Nel corso del XIX secolo la perdita dell'antico idioma
interessava centri come Pentedattilo, Africo, Brancaleone, Motta San
Giovanni, Montebello, San Lorenzo; aree del versante ionico
dell'Aspromonte.Nei primi decenni del XX secolo il fenomeno regressivo ha
interessato i comuni di Palizzi, Staiti, Cardeto, Roccaforte del Greco,
Amendolea e Condofuri.
Durante il periodo
fascista le minoranze linguistiche, tra queste anche la comunità linguistica
del Greco di Calabria, venivano osteggiate. È sintomatico di un clima così
sfavorevole l'usanza, invalsa negli anni trenta, di apostrofare una persona
con l'espressione proverbiale «mi sembri un greco», utilizzata con intenti
offensivi. L'uso di altre lingue che non fossero l'italiano, dunque
considerate dialetti, era considerato dagli stessi parlanti come simbolo di
arretratezza e i maestri punivano quegli alunni che venivano sorpresi a
parlare in classe un dialetto anziché l'Italiano. Per molti anni gli
ellenofoni di Calabria sono rimasti nell'oblio. Persino in Grecia si
ignorava la loro esistenza. La rinascita dell'attenzione su tale fenomeno
linguistico si deve al pioneristico lavoro del glottologo e filologo tedesco
Gerhard Rohlfs, che contribuì molto alla salvaguardia della lingua. La
lingua ha molti punti in comune col neogreco. Discussa è comunque la sua
origine: alcuni sostengono che sia un dialetto derivato dal greco bizantino,
mentre altri affermano che derivi dal greco parlato nella Magna Grecia dal
quale si sarebbe evoluta indipendentemente dal greco ellenistico. Franco
Tuscano, interprete e traduttore di uno sportello linguistico greco-calabro,
esperto in minoranza grecofone, responsabile del Centro Documentazione,
Parco archeologico “Archeo Deri” ha relazionato sull’argomento in maniera
efficace. Così come il dottor Tito Squillaci, nota figura di grecanico. I
loro interventi efficienti e funzionali, hanno coinvolto ed emozionato
l’uditorio, che non si perdeva una parola. Anche perché, risvegliava il dna
di Zorbas, che indelebile, aleggia per queste contrade. Per i dettagli dei
relatori, vi rimandiamo alle riprese video. Montebello o Fossato: to be or
not to be. Il dubbio storico che Shakespeare mette in bocca ad Amleto c’è,
esiste ed è anche corposo. Qualcosa suggerisce anche Google-Wikipedia…
Montebello Ionico è un comune italiano di 6.425 abitanti della provincia di
Reggio Calabria, in Calabria.
Il suo nome deriva dal
latino "mons bellum" (monte di guerra). Probabilmente, in origine, faceva
parte del feudo di Motta Sant'Aniceto. Giuseppe Napoleone con la Legge N° 14
del 19 gennaio 1807 alla pagina 74 individuò il territorio con due nomi
distinti: Montibello e Fossato. Nell'anno 1811, Bollettino delle Leggi N°
104 – Decreto N° 922 di Gioacchino Napoleone Il comune assunse il nome di
Montebello. Fino all'unità d'Italia, assunse il nome generico di Montebello
alternativamente a quello di Fossato come da atti di stato civile dal 1811
al 1860. Nel Dizionario dei paesi del Regno delle due Sicile, edito nel
1824, nei territori al di qua del "Faro" alla pagina 68 nel quadro "F" il
Comune è individuato come Fossato e, come si legge alla pagina 101 dello
stesso quadro, individuava la sede della residenza comunale in Montebello.
Per tutti gli anni successivi e fino all'Unità d'Italia nei registri dello
stato civile compare alternativamente sotto i due nomi e cioè: Comune di
Montebello, senza alcun'altra dicitura e Comune di Fossato. Nel I°
Censimento del Regno d'Italia del 31/12/1861 Montebello compare nell'elenco
dei Comuni che hanno cambiato nome ed assume quello di Fossato di Calabria
Ulteriore I^.
Nell'anno 1862 sul frontespizio del Registro degli atti di nascita si legge:
Comune di Melito – Sotto Comune di Fossato. A sancire la denominazione di
Fossato di Calabria Ulteriore I^ è il Decreto Regio n° 1795 di Re Vittorio
Emanuele II° emanato in data 8 maggio 1864 con il quale veniva autorizzato
il cambio di denominazione da Montebello a Fossato di Calabria Ultra I^.
Infatti Sul frontespizio del Registro degli atti di nascita del 1865 si
legge: Comune di Fossato – Sottocomune di Fossato! Questa denominazione ebbe
vita fino al 7 aprile del 1890, data in cui cambiò definitivamente il nome
in Montebello Jonico vedi Regio Decreto N° 6788 (serie 3^) del 07 aprile
1890 a firma del Re Umberto I – Primo Ministro F. Crispi – Guardasigilli G.
Zanardelli, Registrato alla Corte dei Conti in data 18 aprile 1890 al N° 173
– Atti del Governo a f. 74) in seguito alla richiesta formale su delibera
del Consiglio Comunale del 15 dicembre 1889. Le ultime modifiche a queste
notizie sono state apportate in data 11/11/2011, dietro acquisizione dei
documenti enunciati presso l'archivio di Stato di Reggio Calabria, da
Domenico Pellicanò. Nella frazione di Saline Joniche si trovano alcuni
insediamenti industriali, realizzati con i fondi del famoso "Pacchetto
Colombo" e mai entrati in funzione, che danno al territorio l'aspetto di un
piccolo "cimitero industriale". L'economia di Montebello Ionico si basa
principalmente sull'agricoltura, molto sviluppata nell'entroterra, con la
coltivazione delle olive da olio nella frazione di Fossato Ionico e di
frutteti specializzati (castagne – mele – prugne) sull'altopiano di Embrisi.
Durante la Santa Messa, l’attenzione degli amanti di Educazione Artistica è
stata polarizzata dalla statua marmorea. risalente alla scuola Toscana,
attribuita al Gagini. La scultura scolpita a tutto tondo, raffigura la
Madonna col Bambino in braccio e, nella parte inferiore, sono presenti dei
bassorilievi. Nella Chiesa di Montebello Jonico è presente un dipinto del
1600, due antichissime acquasantiere in marmo, che riportano alla base
stemmi araldici. Sono presenti inoltre statue e quadri molto antichi,
raffiguranti la Madonna, il Cristo e i Santi. La Cattedrale è a tre navate,
lungo le quali sono raffigurati i misteri del S. Rosario. Due comuni ricchi
di storia, in cui c’è spazio per la nobile famiglia dei Piromallo Capece
Piscicelli, che si fregiavano di vari titoli:barone di Fossato, conte di
Montebello, marchese di Saline, duca di Capracotta. In ognuna di queste
località, avevano un castello. Ignoriamo completamente le ragioni per cui il
presidente dell’associazione “Fossatesi nel mondo” ad un certo punto si sia
ritirato in Aventino. Ma non facciamo fatica ad immaginare le sue doglianze.
Il dibattito è aperto. Salteranno fuori altri documenti, questo è certo.
Giova ricordare anche, a titolo di cronaca, il tentativo maldestro di alcuni
benpensanti salinesi sollecitati da ex sindaci, assessori e consiglieri, che
qualche anno fa, fecero un bel casino e raccolsero le firme per staccarsi da
Montebello Jonico. Volevano il comune di Saline Joniche. Scripta manent,
verba volant. Tre comuni? Troppa grazia sant’Antonio. Uno, basta e ne
avanza. Volevano, in sub-ordine, almeno la sede del Consiglio comunale,
della Giunta e degli uffici comunali e la Direzione Didattica.
Tuttavia, riuscirono a strappare con i denti e con le unghie la stazione dei
Carabinieri. Tornano i vecchi tempi delle dispute tra frazioni,
borgate,contrade e rioni? Le questioni di campanile, di pennacchio, di
municipio? Le fabbriche non sono decollate. Sono rimaste nane. Due colossi
dai piedi di argilla. Due monumenti allo spreco o di archeologia moderna. La
popolazione che si avvicinava verso i diecimila abitanti, sta diminuendo a
vista d’occhio. Le frazioni e le borgate interne, vivono giorni di
abbandono, sconforto, abdicazione, dispersione, diaspora, demoralizzazione e
tristezza. Non è solo questione di lavoro che manca. Scarseggiano le
strade. Dalla bretella Sant’Elia-Fossato, Caracciolino-Fossato o
Saline-Molaro alla trasversale Stinò-Masella, La viabilità è rimasta al
medioevo. Tutte strade che non hanno trovato una logica soluzione per
questioni politiche. Si sperperavano soldi in mille rivoli, senza risolvere
niente. Ai tempi della prima e seconda repubblica, i miliardi a pioggia
c’erano. Bastava chiederli. Uno dei pochi comuni d’Italia con tre scuole
medie, a non avere nemmeno una scuola superiore ed in sub-ordine almeno una
sezione staccata. Si parla, in tempi di austerity di vacche magre, di spighe
vuote, di una pedemontana grecanica
Reggio-Fossato-Bagaladi-Condofuri-Bova-Palizzi con bretelline per Roccaforte
e Condofuri. Strade dei sogni, senza i fondi europei. Dissidi e divarii
anche sull’itinerario seguito dall’eroe dei due mondi. In disaccordo pure
sulle date e sul numero dei passaggi (due, tre, quattro). Risalì il Tuccio o
la fiumara del Sant’Elia? Se non la dorsale Chorio-Monte
Scarrone-Marsioli-Croce di Romeo-Petrazzi-Crivini-Embresi ecc. Ben venga il
dibattito ed il confronto delle idee, purchè sia un dialogo sano e prevalga
la dialettica. Domenico Salvatore
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