"
la favola e' la rappresentazione fantastica della realta' "
borsa di studio "giudice antonino tripodi"
istituto comprensivo di montebello ionico
I VINCITORI DEL
CONCORSO E LE MENZIONI SPECIALI
Plesso
Scolastico |
Alunni
Partecipanti |
I°
Classificato |
Menzione Speciale |
Scuola Elementare
Fossato Ionico |
22 |
Pedà Maria
Classe 4^ |
Malacrinò Sara Classe 5^ |
Foti
Sabrina Classe 3^ |
Scuola Media
Fossato
Ionico |
35 |
Cirillo Cosimo
Classe 2^ |
Camera
Giuseppe Classe 1^ |
Gullì
Maddalena Classe 1^ |
Scuola Elementare
Montebello/Masella/Saline |
108 |
Monterosso
Chiara
Classe 5^
di Masella |
Minniti
Maria Classe 4/A Saline |
Zindato
Cristiano Classe 4^ Masella |
Scuola Media
Montebello/Saline |
149 |
Falduto
Serena
Classe 2^ di
Montebello |
Nunnari
Valentina Classe 3/A Saline |
Dorsetti Maria Pia Classe 2^ Montebello |
Totale
Alunni Elementare |
130 |
L'Associazione
sente il dovere di ringraziare tutti coloro che con entusiasmo
hanno collaborato alla buona riuscita del Concorso Borsa di
Studio. In particolare la Dottoressa Maria Morabito, Dirigente
dell'Istituto Comprensivo di Montebello, il corpo docente e non
docente di tutti i Plessi Scolastici coinvolti nel Concorso
svolto il 2 e 3 dicembre 2008. |
Totale
Alunni Media |
174 |
Totale
Generale Alunni |
304 |
L'elaborato di
Pedà Maria
Classe 4^
- Scuola Elementare di Fossato Ionico
Seguono le
immagini della premiazione
Cliccare sulle foto per ingrandirle
Intervento del
Presidente Mimmo Pellicanò
Antonino Tripodi, un nome
ed un uomo che le nuove generazioni devono conoscere, fare conoscere e
tramandare, una figura straordinaria e prestigiosa che l’attuale
generazione intende rievocare e rimeditare a 37 anni dalla scomparsa.
Non ha mai dimenticato
Fossato ed è stato innamorato, come pochi, del suo paese, assurto,
elevato a luogo rappresentativo di tutta la Calabria, verso le cui
problematiche è stato sempre attento.
Ha dato chiare, forti e
sincere manifestazioni di affetto nei confronti della terra natale,
privilegiando, sempre e comunque, il rapporto umano con la sua gente,
nel rispetto della massima correttezza professionale.
La luminosità della sua
esistenza si è orientata, in particolare, su tre direzioni:
·
Il volere ed il sapere coltivare sentimenti di vera
amicizia e di concreta solidarietà;
·
Il volere ed il sapere accrescere la dimensione
intellettuale e culturale;
·
Il volere ed il sapere rendere illustre, onorata ed
apprezzata la professione di magistrato.
Tre direzioni solo
apparentemente divergenti, perché esse costituivano la base unitaria
dell’identità di Antonino Tripodi.
Ø
Ha vissuto, scoperto e reinventato rapporti umani
schietti ed appaganti; sempre proteso verso gli altri, mai in ritirata,
è stato punto di riferimento sicuro per gli amici e per chi si trovava
in difficoltà.
A lui si potevano
confidare i sogni e narrare le pene; da lui si poteva essere ascoltati,
compresi e confortati.
Perché invitava a
riflettere, a discernere l’apparenza dal reale, a considerare le cose
sotto l’aspetto della loro mutabilità ed evoluzione, a dare la giusta
dimensione ai problemi ed a vederli in un contesto più vasto.
Incitava a saper
reagire, affrontare e superare con assennatezza i vari problemi.
Dallo sguardo
sereno traspariva il senso sacro dell’amicizia, e dai gesti tangibili si
manifestava la generosità.
Entrambi questi
pregi - affetto amicale ed altruismo – erano suffragati dalla sua
religiosa umanità.
Ø
Ripercorrendo le tappe più significative della sua
esistenza, intendo evidenziare il valore e lo spessore intellettuale e
culturale di Antonino Tripodi.
Nel campo
intellettuale le sue passioni andavano alla musica classica, alla
letteratura italiana ed alla storia umana.
In quello
culturale, ha palesato la profonda scienza giuridica, collaborando a
riviste giuridiche e divulgando testi scientifici; ha comunicato
sentimenti e pensieri, ricordi e rimpianti in una raccolta di novelle e
nella stesura di un romanzo autobiografico.
Ø
La cultura testimoniava anche la sua aspirazione alla
realizzazione della giustizia.
Giustizia da lui
intesa come virtù morale, cioè rispetto dell’altro, ammirazione per la
vecchiaia e la saggezza, comunione leale di esperienze, oltre che come
applicazione della legge.
Per i tanti che lo
hanno conosciuto, resta il Giudice, un uomo infaticabile, sempre alla
ricerca del meglio, e per lui il meglio era la “verità”.
Ha amministrato la
giustizia con ponderatezza, perché aveva in mano la vita, l’avvenire e
la libertà di essere umani, riflettendo a lungo prima di formulare un
giudizio, combattuto tra il rischio di condannare un innocente e quello
di assolvere un colpevole; in questo c’era l’angoscia, il tormento e la
sua sofferenza di giudice. Ha sempre giudicato con imparzialità, al di
là ed al di sopra di qualsiasi condizionamento, per evitare di incorrere
in errori giudiziari, sempre possibili e sempre devastanti.
Ha dato prestigio
alla Magistratura, rivelandosi esempio di grande dottrina, maestro di
dignità, modello di rettitudine.
Mi preme segnalare anche
un altro aspetto della personalità di Antonino Tripodi: l’impiego del
tempo libero per placare la tensione nervosa e scaricare la carica
emotiva, in attività sportive, il nuoto e la scherma, e nell’assistere
alle domenicali partite di calcio (era tifoso della Reggina).
Nobile figura, gentiluomo
senza aggettivi, in lui riuscivano a coesistere, convivere, l’intima
esemplarità di marito e di padre, la mitezza e l’affabilità
comportamentale, la spontaneità, una rara modestia, lo spirito di
iniziativa, il coraggio delle scelte.
E’ scomparso troppo
presto, fornendo un esempio di sereno distacco dalla vita terrena,
circondato e pianto da tantissima gente, di Fossato e di Reggio,
sintetizzando al meglio una esistenza dignitosa e retta, dedita alla
famiglia ed all’impegno professionale.
A lui va sempre il perenne
ricordo di gratitudine; a chi verrà dopo di noi, il paese ne affida la
memoria ed il nome.
Intervento della
Dottoressa Nella Tripodi Zappia
Essere testimone di questa
manifestazione è un privilegio, direi un orgoglio, per me.
I limiti di tempo mi
inducono ad entrare subito in argomento.
Rientra nell’ambito delle
attività promosse dall’Associazione Culturale “I Fossatesi nel Mondo”
accrescere il senso di appartenenza ed intraprendere un percorso di
orientamento etico-sociale, che può trovare un esempio di forte
significato nelle figure di vari personaggi fossatesi.
Fossato Ionico, focolare
di calabresità ha generato gente in cui la laboriosità era (ed è)
tradizione sacra; uomini energici ed affidabili; donne riservate e
schiette; figli illustri e meno illustri, ma pur sempre meritevoli di
menzione, e sprone a ben operare.
E’ doveroso salvare da una
sempre più fioca e remota memoria (che diventa ingiusto oblio a mano a
mano che il tempo trascorre) coloro che, fossatesi per nascita, hanno
reso onore alla terra d’origine con la loro condotta di vita.
Io mi inchino a queste
anime ed ai “guardiani della pace”, cioè ai caduti fossatesi delle due
guerre per la libertà della patria. Perché grondano umanità, alimentano
la storia, quella vera, del popolo fossatese, e sono ancora capaci di
restituirci l’esatto senso delle cose, di ridarci certi incanti perduti.
O, forse, dovrei dire “nascosti” in attesa che qualcuno li riporti alla
luce.
Per additare
all’ammirazione generale chi ha contribuito alla crescita umana e
socio-culturale di Fossato, l’Associazione Culturale “I Fossatesi nel
Mondo” ha indetto un Concorso/Borsa di studio riservato agli alunni del
Plesso scolastico di Fossato, Montebello, Masella e Saline Joniche
(Scuola Elementare e Media).
Concorso che, grazie alla
guida esperta dei docenti, favorisce il dinamismo personale,
l’espansione culturale e la dimensione valoriale degli allievi,
valorizzandone l’abitudine ad osservare, riflettere, interpretare;
l’amore per lo studio, il confronto, la verifica, l’educazione del
cuore, dei sentimenti, delle emozioni.
Auspico che questo evento,
elevato a livelli culturali più qualificati, esca dai confini paesani
per collocarsi e trovare risonanza e plauso nel contesto territoriale,
regionale e, perché no anche in quello nazionale, divenendo una magia
radiante a distanza.
Del resto, già la stampa
si è occupata di Fossato, pubblicizzando in particolare, le iniziative
folkloristiche, musicali, ludiche, quelle di sicuro valore letterario,
artistico, storico e linguistico; e le rassegne di vario genere (le une
e le altre incentrate nell’applicazione dei canoni del binario
cultura-tradizione), che l’Associazione culturale “I Fossatesi nel
Mondo”, in appena un anno e mezzo di vita, ha saputo organizzare, in
armonia con i propri fini istituzionali.
La tecnologia informatica,
dilatando gli spazi della conoscenza, ha divulgato le immagini del
Paese, e le “trasferte” - per usare un termine calcistico –
dell’Associazione in città italiane ne hanno messo in luce i pregi
sociali.
Quest’anno, la borsa di
studio è intitolata alla memoria di mio padre, Antonino Tripodi
(1906/1971), che ha dato coerente testimonianza di amore per Fossato (un
amore intenso, ardente, come la fiamma interna della terra) e che si è
distinto nella professione di magistrato, raggiungendo i vertici della
carriera e coltivando la giustizia come principio la giustizia come
principio della propria vita: il codice, lo ha portato nella coscienza.
Apprezzo vivamente ed
apertamente la considerazione, il riguardo dell’Associazione Culturale
“I Fossatesi nel Mondo”, la prima che ha tolto dal silenzio – durato 37
anni – il nome di un uomo, che ha lasciato un’orma profonda nel corso
della sua esistenza; che ha vissuto un destino umano di qualità e
soddisfazione ed una vita integerrima, operosa, sicura nel suo
svolgersi, quella che sognava e nella quale credeva perché basata su
principi validi ; un uomo che ha praticato le proprie convinzioni senza
mezze misure, che ha legittimato l’impegno della solidarietà; un uomo
che ha onorato la propria comunità ed il proprio paese. E non con la
semplice enunciazione, ma con la pratica reale.
Ogni altro commento sul
prolungato silenzio rischierebbe di immiserire questo splendido evento:
tutti, però, abbiamo dote di pensiero.
Intendo, invece, esprimere
il mio più vivo desiderio: che questa cerimonia, lungi dall’essere puro
atto formale, risvegli palpiti, susciti fremiti, riaccenda i moti
dell’animo chiamati benevolenza, generosità, gratitudine, e rinnovi gli
affetti. Voglio, cioè, dire che la memoria non deve tornare per via
della ricorrenza celebrativa, ma deve venire da solo, rinascere dentro,
nel cuore e nella mente.
Altri hanno tracciato
sapientemente le linee essenziali della multiforme personalità di mio
padre. Ognuno ha la sua memoria. A me, in questa circostanza, preme dire
a quanti non lo hanno conosciuto, e ricordare a chi lo ha frequentato
che papà è stato fossatese sin nel profondo dell’anima, così come è
stato un autentico calabrese, e che ha legato molta parte della sua
storia personale e della carriera professionale a questa collettività:
il paese natale è, del resto il paese dell’anima.
Fiero delle sue radici,
veniva spesso a Fossato, perché solo qui trovava ciò che altrove non
esisteva: la sua casa, i suoi parenti, i suoi compaesani, gli odori, gli
umori ed i colori della sua terra; i suoni della vita e del vivere,
l’interezza del suo mondo, cioè, dal quale niente e nessuno ha mai
potuto allontanarlo.
Il suo legame con Fossato
mi fa pensare a quanto scrive Cesare Pavese nel suo primo romanzo “Paesi
tuoi”; “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente,
nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad
aspettarti”. Ed ancora, lo scrittore piemontese, al confino nel 1935 a
Brancaleone, dice; < Un paese e la porta del mondo>. Per mio padre era
la porta del cuore. Sempre aperta.
Ha dato tanto al luogo
natio, gli avrebbe dato di più se la sua navigazione umana fosse stata
più ampia.
E Fossato ha ricambiato
l’attaccamento verace di papà, circondandolo, in vita, di affetto e di
stima. Alcuni abitanti di Fossato ne hanno sorretto la bara, e
tantissimi lo hanno pianto durante le esequie.
Io ho compreso questo
messaggio di amore di mio padre; lo faccio mio mettendo a disposizione
dell’Associazione “I Fossatesi nel Mondo” un appezzamento di terreno per
la realizzazione di opere sociali, che ne perpetuino il ricordo e siano
di utilità per il Pese.
Anche io cerco di tornare
spesso in questa terra che considero mia per l’amore che le porto. E’
bello appartenere a questo Paese e riscoprirlo amico! E’ bello sentirsi
Fossatesi!
Rievocare e rimeditare
papà è sempre un emozionante viaggio a ritroso nel tempo, scandito dal
suo volto dolce e gioviale e dalle mille immagini della vita trascorsa,
quando il futuro sembrava una bella scatola infiocchettata, piena di
regali.
Mai sganciate da un fondo
di nostalgia e da una trama di rimpianti, queste visioni, colorandosi e
scolorandosi prepotentemente, si ripropongono, si alternano, si
scompongono e scompaiono in un mesto e silenzioso epilogo, ma in me
rimangono carissime, precise, nitide. Come gemme. E non importa se
alcune di esse appartengono a periodi tristi, penosi della mia
esistenza: non le rifiuto, le accetto e le accolgo in me nel loro valore
positivo.
Né importa se pezzi di
sogni messi insieme non bastano a confezionare un sogno intero, in grado
di illuminare certe giornate drammaticamente lunghe, grigie, tetre.
Perché queste immagini celebrano un malinconico e riconoscente
arrivederci all’universo paterno. Non ho mai detto addio a mio padre; il
colloquio mai si interrompe in spirito, muta forma, si trasferisce nel
pensiero, parla al mio animo con una sua lingua metaforica e simbolica,
si trasfigura nel tempo, e si proietta in una dimensione speciale,
privata, intima, interamente mia, dove le ferite si cicatrizzano, il
dolore si umanizza e la razionalizzazione riesce a dare ad ogni cosa un
ordine ed un equilibrio salutari.
E si ricomincia, il cielo
ritorna azzurro, ma il sole brilla per poco.
E’ come se nella vita ci
fosse una enorme quantità di buchi da riempire. Si riempiono con i
propri cari, con gli amici, con il lavoro, con la lettura, con il
volontariato, con le fantasie, con tutto quello che si riesce a trovare:
Ma per quanto si faccia e si cerchi di illudersi, i buchi ci sono e
restano lì.
Se c’è stato qualche
abbandono di troppo, beh, allora, potrò sempre sperare nel vostro
perdono.
Rinnovo la mia gratitudine
agli autori ed ai promotori della manifestazione; mi congratulo con il
Capo scolastico, e stringo idealmente la mano, come era solito
stringerla mio padre, con calore e forza a tutti voi, che con la vostra
presenza avete arricchito la serata. Ringrazio affettuosamente i miei
parenti e gli amici di Pellaro e Reggio: Il Dr, santo Ambrogio, la
moglie, Dott.ssa Anna Rita Arcudi, La professoressa Anna Rita Scopelliti
Billa, il Dr. Francesco Cassalia e la figlia Avv.tessa Antonella.
Grazie, infine, a mio
marito, compagno meraviglioso, vero e proprio dono della mia vita.
Dedico l’evento agli
abitanti di Fossato. Grazie, ancora, senza fine.
Dott.ssa Nella Tripodi
Zappia
Intervento dell’Avv.
Michele Salazar
La mia presenza a questa
solenne cerimonia è un doveroso tributo alla memoria di un illustre
figlio di questa terra, il Giudice Antonino Tripodi, al quale mi legano
un intimo rapporto di parentela – era mio zio – e una quantità di
ricordi.
E’ con grande emozione,
dunque, che prendo la parola, su cortese invito degli organizzatori, per
portare la mia testimonianza di affetto e di stima in questo luogo a Lui
tanto caro, nel quale ho vissuto anch’io molti anni della mia
fanciullezza, ospite dei miei nonni, che qui avevano casa. Mi ritengo
pertanto un Fossatese a pieno titolo anche perché mia madre è nata a
Fossato.
La figura del Giudice
Tripodi è stata illustrata dagli oratori che mi hanno preceduto.
Nelle loro parole ho
sentito il profondo rapporto che è sempre intercorso con i compaesani e
posso confermare quanto sia vero per essere stato in più di un’occasione
testimone privilegiato del suo interessamento in loro favore. Aggiungo
soltanto che Egli è stato per me un costante punto di riferimento e un
maestro di vita e di cultura giuridica e che a Lui mi sono ispirato
nell’intraprendere gli studi di giurisprudenza.
Devo esprimere il mio
compiacimento all’Associazione “I Fossatesi nel Mondo” e al suo
Presidente Mimmo Pellicanò per questa nobile iniziativa che è carica di
significati perché traccia una linea ideale tra il passato e il presente
attraverso l’intitolazione della borsa di studio alla memoria del
Giudice Tripodi, intitolazione che vuole essere, per i premiati, e per
tutti i giovani di Fossato, favorevole auspicio di future fortune.
Considerazioni Finali
Due considerazioni, molto
sintetiche, che contemplano il presente.
La prima: Le condizioni di
degrado morale, di declino umano, civile ed economico in cui versa la
nostra società, condizioni che sono sotto gli occhi di tutti e che tutti
lamentiamo, mi impongono di affermare che era un’Italia bella, un’Italia
piena di sentimenti veri e di una sobrietà felice quella vissuta da mio
padre.
Il futuro, forse, abitava
lì, in quei tempi che sembrano lontani millenni. Era un’altra vita,
sento dire, mai girare la corda del tempo all’indietro.
E ciò significa decidere,
realizzare, sprigionare nuove energie, operare scelte coraggiose e
vincenti, esprimere i connotati di una pressione concreta con il
presente, e di una spinta verso il futuro.
Ed ecco la seconda
considerazione: Il nostro presente ed il nostro futuro più prossimi sono
rappresentati da Fossato, investito da una crisi demografica ed incerto
del suo avvenire. Deve scattare l’orgoglio di recuperare la soggettività
individuale e collettiva, per provare di risalire la china; per cercare
in tutti i modi di difendere il diritto a vivere dignitosamente; lo
meritiamo, data la nostra tradizione.
Fossato ha bisogno del
cuore: ascoltiamolo! Della passione: viviamola! Dell’unione:
realizziamola!, ridendo al di là delle polemiche, sanando e ricomponendo
tensioni e dissidi laceranti, sempre nel segno della tolleranza e del
rispetto reciproci.
L’unione dà speranza e
questa dà voglia di interagire e costituisce fondamento razionale
dell’azione. E’ un imperativo categorico al quale non ci si può
sottrarre. Nell’interesse di tutti. Un semplice grazie per la vostra
pazienza e la vostra attenzione non sembra mai abbastanza adeguato,
tuttavia mi auguro che lo sia.
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