SABATO 15 FEBBRAIO
2014
La due giorni fossatese
organizzata dall'Associazione dei "Fossatesi nel Mondo" in
collaborazione con "I Borghi Solidali, inizia alle ore 15.30 quando
arrivano i primi amici ed ospiti per cimentarsi in una buona partita al
gioco di "Bbrigghja" in Piazza Municipio, in attesa dell'impegno più
sostanzioso della discussione serale.
Alle ore 17.30, dopo il
benvenuto da parte dell'Associazione, Sandro Petronio dei Borghi
Solidali introduce la discussione e presenta gli ospiti che
interverranno con le loro relazioni. Alfonso Picone Chiodo del C.A.I Sezione
Aspromonte di Reggio Calabria illustra la sua opera "Terre Alte". Una
minuziosa indagine sulla presenza dell'uomo e delle sue tracce sulle
montagne aspromontane. Antonino Zumbo, funzionario regionale, illustra
le nuove prospettive sullo sviluppo economico dell'entroterra rispetto
alle nuove normative europee. Numerosi gli interventi tra i presenti che
hanno sollecitato risposte chiare sul futuro dell'occupazione e le nuove
fonti di economia rurale.
DOMENICA 16
FEBBRAIO 2014
Percorso di trekking ad anello, tra
siti d’interesse storico-culturale e panoramico, della collina Fossatese.
(Organizzazione: Arch. S. Cuzzucoli, Ing.
F. Macheda, Dr. G. Ceravolo, Dr. L. Ceravolo, Sig. G. Pipari, Arch. N.
Evoli, Dr. S. Settimio)
(Collaborazione: Stefania Cirillo, Elisa
Ficara., Parlatore Mimmo Pellicanò)
(Foto: Mimmo Pellicanò, Salvatore Musca,
Salvatore Cuzzucoli, Angela Fazzolari)
Il raduno dei
partecipanti, fissato per le 09.30 in Piazza Municipio, ha visto
arrivare nel nostro paese circa sessanta persone a bordo di una
quindicina di auto. I attesa dei ritardatari la carovana delle auto si è
spostata in Località "Livitu" dove le stesse sono state parcheggiate.
Zaini in spalla, attrezzatura adeguata il gruppo si è messo in cammino
partendo alle ore 10.00 in punto dal ponte che collega il cimitero. La
tematica dell'itinerario: "Le Carcare di San Giovanni" è
stata ampliamente spiegata e notificata anche a mezzo di un depliant,
stampato dall'Associazione e distribuito fra tutti i partecipanti.
L'antica arte della cottura della pietra calcarea che veniva giù da "Crivini"
trasportata dal Torrente Rahale durante i temporali invernali veniva
raccolta a valle sul greto delle fiumare da nuclei familiari
specializzati in questo mestiere: "I Carcacoti" appunto: Poi la pietra
veniva cotta a temperatura altissima (circa 1.400 gradi) all'interno di
strutture murarie a forma di tronco di cono con la volta a cielo aperto
e con una apertura sul fondo necessaria ad accendere il fuoco e a far
circolare l'aria per alimentare la combustione. Alla base delle carcare
venivano stipate centinaia di fascine di ginestra e spini facilmente
reperibili sul posto. Una volta che veniva attrezzata la base con
le fascine, sopra veniva accastellata la pietra calcarea ben stretta
lungo tutto la circonferenza ed il centro della struttura per uno
spessore di circa due metri. Al di sopra di questo spesso acciottolato
venivano ancora immesse fascine di ginestra fino allo sommità della "Carcara"
stessa (si "carricava") e si accendeva il fuoco dal basso. La
combustione durava parecchi giorni fino a quando la pietra calcarea,
eliminati le impurità e i residui sabbiosi lasciava la calce viva. Quando
il pietrame era cotto, e rimanevano solamente ciottoli di varie misure
di calce, si doveva provvedere a "scaricare" o “spundacari” la calce
viva. La sera prima, quest’operazione veniva annunciata con insistenza
dai bbandiaturi, (banditori) portando a conoscenza dei compratori che a
"Carcara" di questo o quel proprietario stava per essere scaricata. E ci
si presentava con i mezzi di trasporto dell’epoca: asini, muli, donne di
fatica munite di particolari contenitori di vimini e canne intrecciate:
"cufinedhi i lajnu". La calce viva era scelta di prima qualità, quelle
pietre che erano state cotte ma restavano ancora intere, di seconda
quelle di dimensioni più piccole e di terza la rimanenza quasi
granulare. Alcuni, per esser certi di potere scegliere "la prima
qualità" utilizzate per gli intonaci, giungevano molto prima dell’alba.
Quando ogni compratore aveva trasportato nella sua proprietà la quantità
di calce che gli occorreva scavava nel terreno una fossa di circa 3
metri di lunghezza per 2 di larghezza e almeno 1 di profondità (a
seconda della quantità di calce viva che aveva comprato e lentamente la
immergevano in acqua utilizzando quantità molto piccole perché la calce,
a contatto con l'acqua, sprigionava molto calore e gas pericolosi.
Completata l'opera, nella fossa restava un fluido molto denso di calce,
(calce idrata o spenta) che frammisto alla sabbia formava il
conglomerato necessario alla edificazione dei muri e dei loro intonaci.
Il percorso, lungo Km.
10,600, all'inizio
in salita per circa 3 kilometri lungo, strada sterrata carrozzabile ha
portato il gruppo molto attento ed interessato ai luoghi attraversati
ricchi di uliveti con un tappeto multicolore di rete stese per la
raccolta delle olive fino al "Tagghju" di Bagaladi.
Da qui il percorso
continua sulla strada di sinistra che attraverso la località Romeo"
porta fino a "Crivini" dando ai partecipanti l'occasione di ammirare i
paesaggi verso la Fiumara del Tuccio, spaziando su San Lorenzo e Bova
Superiore verso Est e verso Sud sul mare e la Sicilia con la visone
dell'Etna innevata nella sua cima e l'abitato di Fossato verso il basso.
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Raggiunta la sommità di
Crivini con le sue sabbie e pinnacoli di pietra calcarea si gira sulla
sinistra per raggiungere il pianoro di San Giovanni per visitare i resti
delle mura dell'antica chiesa.
Di circa 20 metri di lunghezza per 8 di larghezza ed un monastero
annesso che ospitava una ventina di monaci basiliani. Aveva l’abside
orientata verso Est, come la tradizione e la fede bizantina tramandava.
(da Est, infatti veniva il cristianesimo portato in occidente dai
discepoli di Cesù Cristo).
I terremoti del 1683 prima e del 1783 dopo distrussero completamente la
costruzione e l’asportazione continua di pietrame da parte dei contadini
per la costruzione di muri a secco (armacere), completò l'opera. Ora si possono vedere
parte dei muri perimetrali e l'abside.
Lasciato alle spalle il
pianoro di San Giovanni il gruppo si dirige in discesa verso il Vivaio
della Forestale, riservando una piccola ..... L'ultimo tratto di cammino in
ripida discesa lungo un sentiero stretto, scosceso e vegetazione bassa.
Nel frattempo
Salvatore, Peppe, Elisa, Luciano, Giovanni e Stefania si son dati un bel
da fare ......
L'Associazione
ringrazia il Consorzio di Bonifica per l'ospitalità offerta nelle
persone di: A. Aquilino, A. Tripodi e G. Stellittano.
Questo non è un dipinto ma una foto di Salvatore
Musca (Quanto è bella la natura!)
Gazzetta del Sud del 18/02/2014 |