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CRONACA DELLA PAGINA DEL CITTADINO
UNA BRUTTA, BRUTTISSIMA STORIA
Cronaca e vicissitudini tra cittadini
e Pubblica Amministrazione
Agli inizi degli anni novanta la nostra
Pubblica Amministrazione diede inizio a lavori di riqualificazione, e
nuova messa in opera della rete idrica in alcune nuove vie della
frazione Saline e fra queste anche e soprattutto quelle della zona
Campolo. Completata la rete idrica ed effettuati i nuovi allacci con
l’obbligo di posizionare i contatori nei pozzetti centrali della rete,
si diede anche inizio alla sistemazione delle strade nella stessa zona,
fino allora sterrate, polverose d’estate e piene di fango ogni qualvolta
che cadeva dal cielo qualche acquazzone, rendendole impraticabili data
la composizione del terreno. Contemporaneamente alla sistemazione delle
strade, con marciapiedi e predisposizione per l’impianto
d’illuminazione, si procedeva alla messa in opera di un sistema di
piccoli pozzetti lungo i bordi dei marciapiedi per la raccolta
dell’acqua piovana che, convogliata nei grandi pozzetti centrali,
attraverso grosse tubazioni, veniva fatta sfociare nell’alveo del vicino
torrente Vena dove scorreva acqua durante tutto l’anno. Il caso riguarda
quel tratto di strada certificata come via Campolo traversa prima,
parallela alla via Nazionale, in previsione di un raccordo con la
stessa, dato che un primo tratto del torrente Vena era stato coperto,
prevedendo anche uno snellimento del traffico automobilistico. (Questa
traversa prima, tramite coordinate, viene individuata dai satelliti come
traversa terza). Durante gli scavi per la posa delle condotte dell’acqua
piovana, quasi tutti gli abitanti della via, (forse sarebbe giusto
togliere il quasi), approfittarono per posizionare dei tubi che dalle
loro abitazioni potevano essere usate per le acque pluviali. Idea non
malvagia, anche se non consentita. Malvagia ed incivile invece fu l’idea
di convogliare anche le acque reflue e con queste anche qualche fogna,
che non poco fastidio arrecava alle persone che abitavano nelle
adiacenze del torrente Vena, soprattutto d’estate quando c’era più
ristagno e le acque andavano in putrefazione. Reclami sacrosanti i loro
e brutta gatta da pelare per l’allora primo cittadino avv. Loris Nisi e
la Giunta della sua Legislatura. Ottima l’idea di controllare tutti gli
scarichi delle abitazioni immettendo del colorante nei water e nei
lavandini facendo poi scorrere l’acqua. Facile in questo modo
individuare i responsabili……. che non furono individuati! Forse
qualcuno, per motivi molto urgenti, si era dovuto assentare e non era
reperibile. Comunque anche dentro i pozzetti ristagnava
l’inqualificabile liquame. La minaccia che gli abitanti lungo l’argine
del torrente Vena potessero adire a vie legali per la salvaguardia della
loro salute indusse i responsabili della Pubblica Amministrazione a
prendere una drastica decisione. Contattarono la ditta Jofrida
Autospurgo conferendo l’incarico di svuotare tutti i pozzetti, lavarli e
nello stesso tempo murare con cemento a presa rapida l’imbocco
dell’ultimo tratto di tubo che dall’ultimo pozzetto sfociava nel
torrente citato. Intanto con il passare del tempo si cominciava a notare
qualche fuoriuscita di liquido nel piccolo pozzetto di raccolta vicino
all’ultimo grande pozzetto, il numero 13, accanto ai cassonetti della
spazzatura. Era chiaro ed evidente che il pozzetto era colmo e faceva
refluire verso l’esterno il contenuto, spinto dalla pressione della
condotta in discesa. La Pubblica Amministrazione, tramite la
sopraccitata Ditta, fece svuotare nuovamente i pozzetti e fece eseguire
per la seconda volta l’operazione del colorante negli scarichi delle
abitazioni con esito, ancora una volta, negativo. Però…..però, un occhio
più attento e disinteressato notò che non tutti i coperchi dei pozzetti
furono aperti. In quelli aperti notarono che non c’era presenza di
sabbia nella circonferenza di chiusura, segno evidente di apertura,
mentre in altri la sabbia era ben pressata, evidente segno che i
coperchi non erano stati toccati. Non vogliamo credere a questi
sotterfugi di copertura, anche se qualche mattina la linguetta di
qualche coperchio non combaciava con la sua sede, segno di notturna
manipolazione. Comunque i pozzetti furono svuotati del loro non tanto
liquido contenuto e nell’ultimo pozzetto fu sigillato anche il tubo di
affluenza di quello più piccolo e la Ditta pagata per il lavoro fatto.
Salvo che, a distanza di tre giorni, dal coperchio del pozzetto numero
undici, andando a ritroso, cominciavano a vedersi tracce di umidità.
Considerato che per buona parte la via è in discesa, si realizzava il
principio dei vasi comunicanti, con il primo pozzetto quasi asciutto e
il terzultimo in fuoriuscita per troppo pieno (negli ultimi due era
stato sigillato anche il tubo in entrata). Altro incarico alla
summenzionata Ditta e decisione molto più intelligente ed ancora più
drastica delle precedenti. Ragionamento della Pubblica Amministrazione:
“dal momento che non si riesce ad individuare i responsabili
dell’obbrobrioso ed incivile comportamento rendiamo inutilizzabile la
condotta dell’acqua, sigilliamo tutti i tubi afferenti all’interno dei
pozzetti, così gli scarichi abusivi, non trovando sfogo rientrano verso
le abitazioni degli incivili, così imparano!”. Decine di sacchetti
di cemento a presa rapida e tutti i buchi vengono tappati. Tutti??
Tutti!! …….Dicono. Risolto il problema! Arriviamo al mese di
settembre dell’anno 2006. Stesso primo Cittadino, avv. Loris Nisi, e la
sua Giunta Civica. Massima espressione di capacità, cultura e conoscenza
delle leggi. Dottori, dottori in legge, ingegneri, dottori in economia
al posto dei ragionieri e dei geometri di una volta. Gran salto di
qualità! Intanto lungo il bordo dei nuovi marciapiedi della traversa
prima di via Campolo cominciavano ad apparire tracce di umidità, così
come lungo i muretti di alcune abitazioni e dal pozzetto di fronte al
civico 24. In data 25/09/2006 veniva inviato un fax di segnalazione e
richiesta d’intervento indirizzandolo al Signor Sindaco, alla Giunta
Comunale, al Responsabile Settore Vigilanza ed al Responsabile Settore
Tecnico del Comune.
Di quel fax si attende ancora una
risposta…… e sono passati diciassette mesi !!
In data 03
ottobre 2006 furono effettuate fotografie a valore testimoniale sullo
stato dei luoghi e dei fatti segnalati, fu chiesto un appuntamento al
signor Sindaco. Appuntamento concesso privatamente nel suo studio
legale. Ribadite le richieste contenute nel fax, supportate dalle
fotografie ufficiali, il signor Sindaco prese l’impegno di interessarsi
al caso, trattenendo una delle tante foto, aggiornando un altro
appuntamento per un ragguaglio, di lì a qualche giorno. Il ragguaglio fu
che in Comune c’era un responsabile del Settore Tecnico a cui andavano
inoltrate le richieste e che il primo Cittadino non aveva potere
decisionale in merito, ma che, comunque qualcosa avrebbe fatto. Il
cittadino qualunque si chiese che fine aveva fatto il suo fax.
Passò un po’ di tempo e qualcosa si
mosse. Il Responsabile del Settore Tecnico prese una grande decisione:
fece intervenire nuovamente la ditta Jofrida per controllare i pozzetti,
svuotarli del loro contenuto e sigillare le crepe dei precedenti tamponi
che non avevano resistito alla pressione dei liquami. Questo intervento
avvenne in data 20 ottobre 2006 con uso di svariati altri sacchetti di
cemento a presa rapida. Intervento vano, in quanto appena cinque giorni
dopo, il 25 ottobre, attorno ai coperchi del pozzetti apparivano i primi
segni di umidità e due giorni dopo, il 27 ottobre, abbondante
fuoriuscita di liquido, fotografata e verbalizzata dal servizio di
Vigilanza Urbana, nella persona del sig. Fallara Rosario, prontamente
intervenuto in seguito a segnalazione. Da quel giorno il liquido
diventava liquame viscido e di colore scuro con ristagno a ridosso del
marciapiede ed in sovrabbondanza formante un rivolo lungo lo stesso
marciapiedi in direzione dei cassonetti della spazzatura. Richiamata più
volte l’attenzione del Settore Tecnico dei Lavori Pubblici, prospettando
la gravità della situazione, si chiedeva ulteriore intervento
risolutivo. Intervento che avveniva nella prima settimana del mese di
dicembre con una nuova brillantissima soluzione: svuotamento del
pozzetto davanti il civico 24 e quello più a monte davanti il civico 22
e contemporaneo riempimento di materiale sabbioso dei pozzetti, con
l’intento di trattenere l’infiltrazione dei liquami. Nel tempo di tre
giorni attorno al coperchio pozzetto davanti al civico 24 ricomparvero
le tracce di umidità, segno evidente che il cemento usato per occludere
tutte le tubazioni non aveva resisto alla pressione, che i pozzetti
erano nuovamente pieni e che la sabbia, immessa nei pozzetti numero 10 e
11, satura di liquidi e liquami, non tamponava, come era nelle
intenzioni dei Tecnici, ma lasciava tracimare tracce di materiale
liquido verso l’esterno. Richiamata, per l’ennesima volta, l’attenzione
dei responsabili della Pubblica Amministrazione sul problema non
risolto, con encomiabile prontezza intervenivano, tirando fuori dal
cilindro l’ultima invidiabile soluzione che, messa in opera, avrebbe
risolto definitivamente il problema in questione. Certamente non era da
tutti concepire quest’ultima straordinaria idea: sigillare i pozzetti in
questione stendendo all’interno, sopra la sabbia di riempimento, alcuni
centimetri di cemento molto grasso, rimettere i coperchi a posto in modo
che il cemento si pressasse sigillando definitivamente i pozzetti. E fu
così. In poco tempo, con le giornate soleggiate, il cemento si asciugò
facendo corpo unico con i coperchi e l’incipiente umidità sparì. Tutto
sembrava risolto, ma l’acqua ed il resto della sua compagnia non si
bloccò, come qualcuno sperava e come un fiume sotterraneo trovò il modo
di risalire per altre vie facendo la sua comparsa lungo il bordo del
marciapiede tra il civico 22 ed il civico 24. L’acqua, se si trattava di
vera acqua, non ce la faceva più a restare imprigionata in quelle
tubazioni ed in quei pozzetti in compagnia di elementi poco puliti e
senza alcun rispetto per l’igiene. Non era contenta di rimanere
rinchiusa in quella trappola e così fece di tutto per uscire da quella
situazione esplorando ogni possibilità di fuga anche attraverso piccole
fessure che si erano create attorno ai tubi dei pozzetti. L’acqua aveva
bisogno di aria, l’atmosfera sotterranea era proprio insalubre e fece di
tutto per trovare una via d’uscita infiltrandosi sotto lo stesso
marciapiede e risalire lungo il muretto di recinzione lasciando le sue
poco edificanti impronte sotto forma di grosse ed evidenti tracce di
umidità, attaccando anche l’intonaco con segni di sbriciolamento. Aveva
bisogno di aiuto, voleva arrivare a suonare qualche campanello per
attirare l’attenzione, ma non ce la fece. Le sua tracce sotto forma di
umidità risalivano fin quasi all’altezza dei citofoni, fermandosi a
poche decine di centimetri. Ma non si arrese e decise di passare al di
sotto dei muretti mantenendo bella umida la terra delle aiuole, che ne
sentivano la necessità, soprattutto d’inverno e proseguì
il suo cammino al di sotto della pavimentazione del cortile, imboccando,
dapprima con umiltà ma poi con sfrontatezza, il portone d’ingresso
insediandosi all’interno facendo la sua comparsa sul granito messo in
posa da qualche mese, previa verifica dell’asciuttezza della platea
sottostante. Il povero cittadino qualunque non sapeva più a che Santo
votarsi. Dare ospitalità rientrava nei suoi doveri e nella sua cultura,
ma a quell’umidità proprio non gli andava a genio di dare ospitalità!
C’era anche un altro problema: quello del Tecnico comunale che nei suoi
interventi sul posto oltre a occuparsi del caso, ogni tanto rimirava le
fattezze dell’abitazione del cittadino. Come mai? …Gli chiedeva il
cittadino. Niente, così, rispose il Tecnico. Lo stesso Tecnico si fece
sentire, telefonicamente, dopo qualche giorno chiedendo se gentilmente
il cittadino gli poteva far pervenire le fotocopie delle concessioni
edilizie della casa. Perché? Niente, così, tanto per averle a portata
di mano e non perdere troppo tempo a rovistate negli archivi. Il
cittadino, ingenuo, fece le fotocopie ma, prima di consegnarle, volle
chiedere consiglio ed andò da un giudice di pace, gli raccontò tutta la
storia, gli fece vedere la fotografie scattate in tempi differenti e
mentre il giudice ascoltava ed osservava le foto, il cittadino notò che
continuava a scuotere il capo. “Se non fossi un giudice, disse, mi
verrebbe da pensare che viene messa in atto una forma di terrorismo
psicologico. Sanno di avere torto e contrattaccano nella speranza di
mettervi paura. Se potete e volete, cercate il dialogo, a volte si può
trovare la soluzione giusta. Ma non fornite loro alcun documento. Le
carte sono negli archivi, che se le vadano a cercare e non abbiate paura
di rivolgervi alla giustizia se credete di aver subito dei danni. Noi
giudici siamo qui apposta”.
Il cittadino se ne tornò a casa un po’ rincuorato e
deciso di far sentire ancora la sua voce ed in data 05/01/2007 scrisse
una lettera raccomandata A/R indirizzandola: al Responsabile Settore
Lavori Pubblici dr. ing. Foti Francesco, all’Assessore alla Sanità e
Igiene ambientale dr. Cilea Antonino, al Responsabile Settore Vigilanza
Urbana d.ssa Iamonte Margherita, alla Giunta Comunale ed al signor
Sindaco del Comune di Montebello Jonico, ad ognuno per propria
competenza e responsabilità, riassumendo in modo chiaro e sintetico
tutta la vicenda, a partire dall’invio del fax del mese di settembre
2006 e allegando ulteriori fotografie a supporto di quando espresso
nella raccomandata, che risultò essere stata ritirata in data
08/01/2007. Il cittadino chiedeva in modo molto civile dei provvedimenti
seri e definitivi, ed in modo molto civile si dichiarava
disponibile a dialogare con i Responsabili della Pubblica
Amministrazione, rimanendo in attesa di cortese cenno di riscontro……..Il
cittadino ancora attende! E sono passati
tredici mesi!!
Nel frattempo i Lavori Pubblici
continuavano nella stessa zona. Una terza tranche del torrente Vena
veniva coperto fino a raggiungere la traversa prima di via Ferrovia,
smussando ed arrotondando spigoli di muretti espropriati a privati
cittadini, per dare maggiore sicurezza al traffico automobilistico. Nel
contempo venivano effettuati altri scavi per la messa in posa di
pozzetti e tubazioni per la nuova rete fognaria da collegare al primo
pozzetto utile dove opera una pompa di spinta ed accanto all’ultimo
pozzetto della traversa prima di via Campolo, il 13°, veniva posizionato
il primo pozzetto di questa nuova rete fognaria collegandolo con quello
della raccolta delle acque piovane già esistente, trasformando, di
fatto, una struttura predisposta per la raccolta delle acque piovane, in
rete fognaria.
Il cittadino qualunque poteva ritenersi
soddisfatto di questa opera, in quanto sperava e spera di avere la
fortuna di poterla utilizzare per convogliare anche le proprie acque
reflue e di fognatura, quando quest’opera sarà resa agibile, anche
perché la Pubblica Amministrazione si era premurata di inviare
tempestivamente la fattura dell’acqua potabile dal 2005 in poi,
comprensiva anche delle voci di depurazione e fognatura, che però
bisognava pagare dal 2002 in poi, citando, a suffragio, una sentenza
della Cassazione. Dura lex, sed lex!
Pagare per vedere, dice SKY. Pagare per
niente, dice la Pubblica Amministrazione di Montebello. Ma la Legge dice
che bisogna pagare per un servizio, anche se questo servizio figura
soltanto nel libro dei sogni. In ultima analisi: decreti legislativi,
leggi, modifiche ai decreti, modifiche alle leggi, ricorsi e
controricorsi. Per tagliare la testa al toro la Suprema Corte ha
attribuito definitivamente la competenza alla Commissioni
Tributarie. Trattasi quindi di un tributo che tutti i cittadini devono
pagare in base agli effettivi consumi evidenziati dalla lettura dei
contatori. Tributi comprensivi di IVA e l’IVA si paga sull’effettivo
e non sul presunto o sul parametrizzato, a causa delle
incongruenze.
Le fotografie documentano ed illustrano
meglio di qualsiasi commento lo stato dei pozzetti, all’interno dei
quali tutto si vede: acqua putrida, liquami di ogni genere e soprattutto
il prodotto delle umane deiezioni, fresche e galleggianti, in barba ai
tappi di cemento, reiteratamente messi in opera per sigillare tutte le
tubazioni private e comunali all’interno di ogni pozzetto. L’obbrobrio
era che questi “freschi” escrementi umani erano più evidenti
all’interno del pozzetto n° 10 situato davanti al numero civico 22,
abitazione chiusa e inabitata per undici mesi all’anno poiché i
proprietari vengono solamente nel mese di agosto per le ferie estive. Il
pozzetto, a suo tempo riempito di sabbia, tratteneva liquido e solido
proveniente dagli altri pozzetti a monte, a partire dal n° 1. Nel
pozzetto n° 11, davanti al civico 24, arrivava qualche traccia di
schiuma e qualche traccia del fiore del liquame e degli
escrementi depurati dalla sabbia. Pozzetti svuotati per aspirazione
dall’autospurgo, per il rifiuto degli operai di entrare all’interno per
ripulirli dei residui di sabbia e pietrisco. Rifiuto sacrosanto! La
salute è salute e non bisogna metterla a repentaglio a causa di miasmi e
malsane esalazioni intrappolate nei pozzetti. Le fotografie evidenziano
lo squallido ed insalubre materiale in essi contenuto.
Considerazioni del cittadino qualunque: La
Pubblica Amministrazione ha speso centinaia di milioni di lire,
all’epoca, di soldi pubblici, per realizzare un’opera di pubblica
utilità per i cittadini e poi arriva un’altra Coalizione Pubblica che
spende altre decine di migliaia di euro di soldi dei contribuenti per
rendere inutilizzabile la stessa opera, sol perché i propri dipendenti
incaricati di indagare e trovare i colpevoli di determinati incivili ed
esecrabili comportamenti, non sono stati all’altezza di farlo, per
incapacità o altro. Allora perché non richiedere l’intervento di reparti
speciali di altre Forze dell’Ordine, più capaci, più dotate e più
attrezzate per individuare i responsabili degli scarichi fognari nella
condotta dell’acqua piovana? Incapacità, o grave responsabilità di
prendere la decisione di “punire” tutti per coprire qualcuno? La
Pubblica Amministrazione deve dare conto dei soldi dei contribuenti
buttati al vento, spesi in rimedi che si sono rivelati peggiori del
male, con evidenti danni causati al cittadino qualunque che potrebbe
richiederli in sede giudiziaria.
Forse il primo Cittadino ed il suo Civico
Consesso non hanno ritenuto decoroso, per loro, dare un cenno di
risposta al cittadino qualunque, oppure pensano di fare ancora in tempo,
o che la migliore risposta sia quella che si dà coi fatti e con le
opere….. Bei fatti e belle opere!!!!
Il cittadino qualunque non è ancora
convinto che tutto venga risolto per il meglio, anche perché corre voce
che ci siano altre problematiche sui lavori eseguiti. Mah! staremo a
vedere e a far vedere e portare a conoscenza di chi non sa e vorrebbe e
dovrebbe sapere.
Chiudiamo, per
ora, questa breve brutta storia e lasciamo parlare le immagini e le
copie delle fatture sopramenzionate. Rendono meglio l’idea di qualunque
scritto.
Servizio firmato: Gabriel Garçia Balles de
Rompimiento….di passaggio….per ora!
Le foto sottostanti sono la
testimonianza di quanto raccontato da un cittadino del Comune di
Montebello Jonico che documentano l'inefficienza e l'inefficacia dei
servizi comunali, la mancanza di una seria programmazione e
progettazione da parte dei Tecnici comunali, e il disinteresse totale
nei confronti dell'utenza che paga servizi inesistenti.
Seguiremo a pubblicare con il passare
del tempo ogni segnalazione di incongruenza sui tributi e le imposte
comunali, statene certi che ne vedrete delle belle. Alla prossima
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