Fossato Ionico Frazione dell’Università di Montebello in Calabria Ultra Parte I
Qualche tempo addietro, in occasione di un trasloco, nel tentativo di mettere ordine ed inscatolare i tanti libri sparsi per casa, ce n’è capitato per le mani uno scritto dal compianto amico fraterno, nonchè parente, Domenico Salvatore Sclapari, avvocato. Il titolo del libro è: “Per una storia di Montebello Jonico, profilo storico e socio-economico della società montebellese nel sec. XVIII”. Edizione Coop. R.C.S. Cesano Maderno (Milano), con saggio introduttivo del prof. Luigi Antonio Sclapari, fratello dell’autore. Il libro è stato stampato nel luglio 1984 presso la Coop. Edit. “Nuova Brianza”, via Cavour 4 Renate (MI). Il contenuto del libro si evince dall’indice che, oltre al saggio introduttivo, riporta i vari capitoli ed il contenuto degli stessi che andiamo a descrivere. Cap. I: L’istituzione dei Catasti Onciari; Cap. II: La formazione del Catasto Onciario; Cap. III: Una possibile spiegazione sull’oncia e sulla sua affettiva consistenza; Cap. IV: Del Catasto Onciario in generale, di quello di Montebello in Calabria Ultra in particolare; Cap. V: Catasto Onciario Università della Terra di Montebello nell’anno 1746; Cap. VI: Famiglie esistenti in Montebello alla data della compilazione del Catasto Onciario e non registrate nello stesso; Cap.VII: Contrade montebellesi; Cap.VIII: Luoghi del centro abitato di Montebello Jonico citati nel Catasto; Note biografiche; Alcune note finali. Avevamo letto con molta attenzione quest’opera, il cui fine ultimo, da parte dell’autore, era quello di aprire una pagina sulla storia di Montebello Jonico, suo paese d’origine, con studi e ricerche presso l’Archivio di Stato di Napoli, ricerche presso i registri comunali e parrocchiali, consultazione di testi di studiosi di quel determinato periodo storico, con dati inconfutabili riferiti alle Istituzioni riguardanti in modo particolare l’imposizione delle tasse al popolo montebellese in quel periodo. Riportare tutto quanto il contenuto del libro nei suoi particolari non è cosa possibile e neanche lecita. Ci limiteremo alle citazioni di date, alla spiegazione di alcuni termini e loro significato, all’elencazione di alcune contrade estrapolandole dal contesto generale, tralasciandone alcune, geograficamente vicine al circondario urbano di Montebello, evidenziandone altre che fanno parte ancora oggi del territorio di Fossato. Quello che vogliamo scrivere, attingendo al contenuto del libro, riguarda più da vicino il nostro paese, Fossato Jonico, in quella determinata epoca storica. Ma prima vogliamo essere chiari nell’esprimere che quanto scritto finora e quanto sarà scritto in seguito vuole essere anche e soprattutto un omaggio ed un ringraziamento alla memoria di Mimmo Sclapari, un omaggio ed un ringraziamento al prof. Luigi Sclapari ed a quanti hanno dato il loro contributo per la realizzazione di questa piccola grande opera. Approfondiamo, nei limiti del possibile, quanto descritto nella stessa, partendo dal saggio storico introduttivo. E’ un dato certo che l’odierna Calabria, con i suoi massicci montuosi dell’Aspromonte e della Sila, sia una delle primissime terre emerse, in epoca preistorica, ancor prima del resto della penisola italica, Alpi comprese. Così come è un dato certo che l’antico “Brutium”, successivamente “Italia” e poi “Calabria” fu sempre territorio d’occupazione di popoli più evoluti e più organizzati, dagli antichi Fenici ai Greci, dagli Arabi ai Romani, considerandola testa di ponte verso la Trinacria, ma anche colonizzandola per sfruttare le sue potenziali ricchezze, fondando città, imponendo leggi, regole e normative, ma soprattutto cercando di ricavare il massimo possibile per la madre-patria. Calabria dunque come l’Eldorado dell’epoca, soggetta pertanto anche alle incursioni delle piraterie organizzate, turche o saracene che fossero. Forse nessuna Regione ha subito la presenza di tanti conquistatori e colonizzatori, fossero essi barbari e predoni od anche paesi civilizzati, lasciando ognuno le proprie impronte, che nel corso dei secoli hanno subito delle mescolanze, di cui qualche traccia rimane ancora. Ma di questo scriveremo in qualche altra occasione, ritornando per adesso al contenuto del libro. Nell’Università di Montebello in Calabria Ultra, dove il termine Università sta a significare Comune, come oggi, e i deputati sono gli assessori ed i consiglieri, erano inglobati anche i centri abitati di Fossato e S. Luca, così come è riportato nei libri catastali nella metà del ‘700. Stando al censimento del catasto, i nuclei familiari, che venivano chiamati “fuochi”, erano circa 150, con una media di 5/6 persone a fuoco, gli abitanti di Montebello, Fossato e S. Luca dovevano essere circa 750/900, per quanto si hanno buoni motivi per considerare che questa cifra fosse molto lontana dalla realtà, ovviamente, per difetto. La riforma del Catasto, voluta dal Re Carlo III di Borbone, aveva come scopo il riequilibrio delle imposizioni fiscali. Nelle intenzioni del Re e dei suoi Consiglieri c’era anche la volontà di rendere più giuste ed eque le imposizioni, alleggerendo le classi meno abbienti e con meno reddito, cercando di individuare e colpire quelle frange di popolazione che andavano estendendo i loro profitti eludendo sempre più quanto dovuto al Regio Fisco. Il Catasto Onciario montebellese fu redatto dal cancelliere Antonio Familiari e per la compilazione si impiegò un anno, dal 1745 al 1746. La struttura del catasto, però, non era basata sull’acquisizione “sul posto”, in presenza dei proprietari e di testimoni, di dati precisi e consistenti, bensì su quanto rivelato dagli stessi proprietari interessati, giusto quanto previsto da un dispaccio con istruzioni, che in data 17 marzo 1741 furono dettate dalla Regia Camera della Sommaria, circa la formazione e la compilazione dei Catasti. (nota: la Camera della Sommaria può trovare corrispondenza all’odierna Corte dei Conti). Le istruzioni prevedevano che, a seguito di specifici “bandi”, ogni cittadino dovesse, con apposite “rivele”, denunciare il suo “fuoco” (nucleo familiare), tutte le rendite, i possedimenti, l’arte o il mestiere esercitato, l’età e quant’altro richiesto. Le rivele erano soggette alla verifica ed alla discussione da parte di una Commissione, le cui sedute erano pubbliche. Tale Commissione, costituita da 6 deputati e 4 estimatori, doveva essere eletta dal popolo adunato in pubblica assemblea, che, a Montebello, si teneva davanti alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in località Petra. La Commissione, dopo aver esaminato, verificato e discusso ogni elemento fornito dal cittadino, provvedeva a formare il Catasto Onciario, in cui annotava i nomi e cognomi dei cittadini, l’arte, il mestiere o la professione esercitata, i componenti del nucleo familiare, con precedenza ai figli maschi, i beni posseduti e gli eventuali vincoli gravanti su questi ultimi. Una specie di odierna “Anagrafe Tributaria”. L’autore osserva: un buon numero di famiglie non hanno presentato le proprie rivele, perciò, non sono state inserite nel Catasto. Siccome le famiglie erano molte, si potrebbe supporre che ciò sia stato consentito per favorirle e per evitare che l’Università (il Comune) fosse tassato più fortemente a causa di un numero elevato di fuochi (famiglie), poiché più numerosi erano i fuochi, maggiore era il carico fiscale dell’Università. Probabile che i deputati eletti omettessero queste rivele perché ciò, forse, poteva giovare alle famiglie più povere. E’ comunque interessante osservare e tenere presente alcuni dati di fatto: Il 50% circa delle terre del comprensorio dell’Università erano di proprietà della Chiesa, degli ecclesiastici, del Luoghi Pii e delle Cappelle; il 25% circa era nelle mani del “Barone”; il 15% circa era di proprietà di pochissime persone benestanti; il 6% restante era distribuito tra il resto della popolazione; il 4% era costituito dalle terre demaniali, sfruttate dai meno abbienti. Altri dati interessanti: poche famiglie vivevano in case d’affitto. Alcune famiglie benestanti e possidenti avevano, nel loro nucleo, dei figli sacerdoti, aumentando, con questo, il loro prestigio sociale e la possibilità di consolidare ed accrescere il patrimonio.. Nel territorio di Montebello era fiorente l’industria dell’allevamento del baco da seta, molto importante per l’economia del paese. In larga parte quest’industria era in mano al Barone, e, in misura minore, a qualche famiglia benestante, ed alla Chiesa. Altro non trascurabile dato interessante era il possedimento di terreni coltivati a vigna da parte di molti cittadini di Montebello. Nell’accatastamento e quindi nell’imposizione fiscale si doveva procedere secondo precise disposizioni, distinguendo diverse categorie di “imponibili”, le quali erano: 1) cittadini abitanti e non; 2) cittadini ecclesiastici secolari; 3) vedove e vergini; 4) chiese, monasteri, e luoghi pii forestieri; 5) chiese, monasteri e luoghi pii siti nell’Università; 6) forestieri abitanti laici; 7) ecclesiastici forestieri secolari abitanti; 8) forestieri non abitanti laici; 9) ecclesiastici forestieri secolari non abitanti. Naturalmente, per quanto riguardava gli ecclesiastici, bisognava attenersi alle norme del Concordato del marzo 1741, non rientrando come categoria alle imposizioni fiscali previste dalle leggi ordinarie, godendo di “detrazioni” per i “pesi” gravanti sui possedimenti, quindi con tassazione al “netto”, per cui alla fine dell’elenco dei beni appariva la dicitura “non si tirano once” oppure “assorbisce”. Quindi, niente tasse. Di questi sotterfugi approfittavano anche molti latifondisti di famiglie benestanti, rivelando “gravami di pesi” con il risultato che anche per loro “non si tiravano once”….. Niente tasse anche per loro con buona pace del Regio Fisco e ….. con buonissima pace dei poveracci, il cui minimo reddito, non solo era facilmente accertabile, ma non c’era possibilità di riduzione a causa di pesi, e, nello stesso tempo, non c’era alcuna possibilità di evasione fiscale. L’assioma che chi meno ha più paga è valido in tutte le epoche, le quali cambiano, ma la mentalità degli uomini è sempre la stessa e la storia spesso, o quasi sempre, si ripete. Ci fermiamo per un po’ dal proseguire nella parte che riguarda il Catasto Onciario, spostandoci al capitolo VII: Contrade montebellesi. Tralasciamo le “marine” ed il circondario di Montebello, menzionando quelle che riguardano il nostro FOSSATO, elencandole in ordine alfabetico: 1) Atò – 2) Boschetto – 3) Bozzo – 4) Calamaci – 5) Carcara – 6) Cerasìa – 7) Crista di Virgo – 8) Danni - 9) Fasolàri – 10) Filanda – 11) Gurgori - 12) Jovani – 13) Mancusi – 14) Mantina – 15) Mizziseri – 16) Montata di Reggio – 17) Paludi – 18) Petri russi – 19) Pangalo – 20) Pruppo - 21) Racali – 22) Ramondino – 23) San Luca – 24) Spartà – 25) Strumbo – 26) Virgo, non dimenticando Embrisi…….. e qualche località confinante spesso menzionata. Questa località si chiama San Basilio o anche detta Calamurda, nel Comune di Motta San Giovanni.
Parte II Le famiglie di Montebello, le vigne di San Basilio e i terreni di Fossato. (in ordine alfabetico, riferito al nome) 1) famiglia Antonio Custarella – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 2) famiglia Antonino Scaramuzzino – massaro – abita in campagna, loco detto Pangalo, in casa della Cammera baronale, dove si notrica il serico – tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 3) famiglia Antonio Manti – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 4) famiglia Antonino Mammì – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada Calamurda seu San Basilio; 5) famiglia Antonio Pangallo – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Luca; 6) famiglia Antonino Foti – massaro – abita in casa propria in loco detto Fossato, tra l’altro possiede: una vigna in contrada Juvani e altra terra aratoria in contrada Mancusi; 7) famiglia Antonino Cuzzucli o Cuzzucoli – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 8) famiglia Antonio Guarnaccia – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 9) famiglia Antonino Provazzi – tra l’altro possiede: vigna in contrada Andilirè; 10) famiglia Antonino Mallamaci – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 11) famiglia Antonino Calabrò – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio, altra vigna in contrada Atò, terra aratoria in contrada Cerasìa, altra terra aratoria in contrada San Basilio; 12) famiglia Antonio Malacrinò – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 13) famiglia Antonino Romeo – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 14) famiglia Antonio Tripodo – massaro – abita in campagna, in loco detto Gurgori, nella casa della Cammera baronale dove si notrica il serico, tra l’altro possiede: vigna in contrada Fossato; 15) famiglia Bruno Scaramuzzino – massaro – tra l’altro possiede: terra con frutti in contrada Boschetto; 16) famiglia Bernardo Tripodo – massaro – abita in casa propria in campagna, loco detto Gurgori, tra l’altro possiede: vigna e terra con peri in contrada Spartà; 17) famiglia Candiloro Paolino Malaspina – bracciale – tra l’altro possiede: una vigna in contrada San Basilio; 18) famiglia Domenico Demetrio Calabrò – bracciale – abita in campagna, loco detto San Luca, tra l’altro possiede: vigna in contrada Spartà; 19) famiglia Domenico Tripodo – forese – abita in casa propria, in loco detto San Luca; 20) famiglia Domenico Rodà – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada Calamurda seu San Basilio; 21) famiglia Francesco Fortugno – massaro – abita in campagna, loco detto Gurgori, in casa della Cammera baronale, dove si notrica il serico. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Gurgori; 22) famiglia Francesco Antonio Romeo – civil vivente – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 23) famiglia Francesco Albanese – bracciale – tra l’altro possiede: terra con ghiande in contrada Strumbo; 24) famiglia Filippo Foti – bracciale – abita in campagna, loco detto Fossato, in casa di don Giuseppe Mari, dove si notrica il serico. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 25) famiglia Francesco Battaglia – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 26) famiglia Francesco Sgro – massaro – abita in casa propria in campagna, loco detto Fossato, in casa della Cammera baronale dove si notrica il sericodi detta Cammera. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Andilirè; 27) famiglia felice Filocamo – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 28) famiglia Giuseppe Sclapari – forese – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 29) famiglia Giuseppe Foti – bracciale – abita in casa propria in campagna, loco detto Fossato. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Gurgori; 30) famiglia Giò Leonardo Cuzzucli - massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 31) famiglia Giò Pietro Romeo – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 32) famiglia Giò Pietro Pangallo – bracciale – abita in casa di Don Paolo Guerrera di Reggio Calabria, in loco detto Gurgori dove si notrica il serico. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Spartà; 33) famiglia Giacomo (o Giacobbe) Pangallo – massaro – abita in casa propria in campagna, loco detto San Luca.Tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 34) famiglia Giovanni Rodà – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 35) famiglia Giuseppe Schimizzi – Bracciale – abita in casa propria in campagna, loco detto Fossato. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Fossato, altra vigna in contrada San Basilio 36) famiglia Giò Domenico Provazza – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada Andilirè; 37) famiglia Giò Paulo Foti – bracciale – abita in casa propria in campagna, loco detto San Luca. Tra l’altro possiede: vigna in detto loco San Luca; 38) famiglia Chierico don Giuseppe Mari tra l’altro possiede: giardino di celsi serici in contrada Fossato, con casa di nutricato; celsi di fronda di serico in contrada Spartà; 39) famiglia Giò Paulo Crea – massaro- tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 40) famiglia Giovanni Macheda – bracciale – abita in campagna, loco detto Gurgori in casa dove si notrica il serico. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Juvani; 41) famiglia don Giuseppe Mazzacuva – civil vivente – tra l’altro possiede: Giardino di fronda serica in contrada Jovani (Cammera baronale), vigna nova pianta in contrada Fossato (Dittereale di Montebello), altra vigna in contrada Spartà (Cammera baronale), altra vigna in contrada San Basilio, altro pezzetto di vigna in contrada Spartà; 42) famiglia Leonardo Alati – civil vivente – tra l’altro possiede: terra con ghiande in contrada San Basilio; 43) famiglia Leonardo D’Amico – massaro – tra l’altro possiede: due vigne in contrada San Basilio; 44) famiglia Leonardo Scaramuzzino – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 45) famiglia Luca Alati – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 46) famiglia Matteo Cuzzucli – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 47) famiglia Nunzio Crea – massaro – abita in casa propria in campagna, loco detto Fossato. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Spartà; 48) famiglia Nicola Maria Cuzzucli – massaro – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 49) famiglia Nunzio Romatisi – bracciale- tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 50) famiglia Nicola Maria Romeo – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 51) famiglia Nicola Tripodo – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada Gurgori; 52) famiglia Paulo Scaramuzzino – massaro – abita in campagna, loco detto Gurgori, in casa della Cammera baronale, nella quale si notrica il serico. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Fossato; 53) famiglia Paulo D’Amico – massaro offeso con ernia – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 54) famiglia Paulo Battaglia – forese – abita in casa propria in campagna, loco detto San Luca. Tra l’altro possiede: vigna in contrada San Luca ( Cammera baronale), vigna in contrada Atò; 55) famiglia don Paulo BARONE, illustre don Paulo Barone, Barone di questa terra di Montebello. Tra l’altro possiede: Giardino con fronda serica e casa da notricare in contrada Fossato, giardino con fronda serica in contrada Jovani, giardino con fronda serica nuova pianta in contrada Pangalo, vigna in contrada Andilirè ( a ½), vigna in contrada San Basilio (a ½); 56) famiglia Simone Mallamaci – massaro – abita in casa propria in campagna, loco detto San Luca. Tra l’altro possiede: vigna in contrada Atò; 57) famiglia salvatore Crea – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada Calamurda seu San Basilio; 58) famiglia Vincenzo Guarnaccia – bracciale – tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 59) famiglia Atonia Manti, vedova Custarella, tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 60) famiglia Domenica Cuzzucli, vedova Bartolomeo Benfà, tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 61) famiglia Falvia Guarnaccia, vedova Giovanni Barbaro, tra l’altro possiede: vigna in contrada San Basilio; 62) famiglia Leonarda Carisi possiede casa propria e vigna in contrada San Basilio. Parte III Ecclesiastici Secolari Cittadini 1) don Antonino Alati – sacerdote – possiede tra l’altro: Una tenuta di terre con nuova pianta di celsi serici in contrada Mizziseri; 2) don Antonio Abate – sacerdote – possiede tra l’altro: vigna in contrada Caruccia seu Andilirè; 3) don Antonino Barbaro – sacerdote – possiede tra l’altro: vigna in contrada San Basilio e vigna in contrada Andilirè; 4) don Antonio Panajia – sacerdote – possiede tra l’altro: Terra aratoria in contrada Camaturi o San Basilio, terra con ghiande in contrada Fasòlari, terra aratoria in contrada Cerasìa, terra con vigna e frutti in contrada Spartà, terra aratoria in contrada Mancusi, terra aratoria in contrada Racali, terra con ghiande in contrada Strumbo, terra aratoria in contrada Jovani, terra con celsi serici in contrada Gurgori; 5) don Francesco Manti – sacerdote – possiede tra l’altro: terra con ghiande in contrada Strumbo; 6) don Giò Paulo Sgro – sacerdote – possiede tra l’altro: terra aratoria in contrada Paludi; 7) don Giuseppe Panajia – sacerdote beneficiato dalla Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, possiede tra l’altro: vigna in contrada Atò; 8) don Oratio Versaci – sacerdote – possiede tra l’altro: vigna in contrada San Basilio; 9) don Paulo Alati – suddiacono – possiede tra l’altro: terra aratoria in contrada Fasòlari. Chiese e Cappelle del paese 1) venerabile Chiesa di San Leonardo – intra moenia (dentro le mura) - possiede tra l’altro: terre aratorie in contrada Strumbo, Boschetto, Racali, Danni, Jovani, Bozzo. (Non tira once…… assorbisce); 2) venerabile Chiesa di S. Maria Assunta detta di Parattrenda, in campagna. Possiede tra l’altro: Terra aratoria in contrada Mizziseri, Fasòlari e Bozzo. (Non tira once……assorbisce); 3) venerabile Chiesa di S. Maria Loretana - extra moenia (fuori le mura) - Possiede tra l’altro: un pezzetto di terra con ghiande in contrada Jovani, terra inculta in contrada Strumbo, terra aratoria in contrada Cerasìa, Bozzo e Racale. ( Non tira once….assorbisce); 4) venerabile Chiesa di S. Maria delle Grazie - extra moenia – possiede tra l’altro: terra aratoria in contrada Jovani, San Luca e Cerasa. (Non tira once…….assorbisce); 5) venerabile Cappella SS. Sacramento, eretta dentro la Chiesa arcipretale. Possiede tra l’altro: terra aratoria in contrada Fasòlari, Boschetto, Gurgori, Mancusi, Racale, Spartà. Terra inculta in contrada Mantina e Mizziseri. (Non tira once……assorbisce); 6) venerabile Cappella dell’Anime del Purgatorio – eretta dentro la Chiesa arcipretale – possiede tra l’altro: Terra aratoria in contrada Spartà, Calamaci e Fasòlari. (Non tira once…… assorbisce); 7) venerabile Cappella di S. Antonio di Padova, sita dentro la Chiesa arcipretale. Possiede tra l’altro: Terra aratoria in contrada Spartà. (Non tira once…….assorbisce). Forestieri abitanti “laici” Tirano once 2,10 per “jus habitationis” (diritto di abitazione). Forestieri bonatenenti non abitanti laici 1) don Antonio Guerrera della città di Reggio. Possiede tra l’altro, in comune ed indiviso col fratello Chierico don Paulo Guerrera: un giardino di celsi serici in contrada Fossato, circa sette tumulate di terre aratorie con piante di olivarelle in Fossato, tumulata una di terra aratoria in contrada Virgo, giardino con terra aratoria, alberato con celsi serici, alberi da frutto e canneto in contrada San Luca; 2) illustre Donna Teodora Alberti, Marchesa di Pentadattilo, possiede tra l’altro: una tenuta di terre aratorie in contrada Cerasìa; 3) chierico don Paulo Guerrera, della città di Reggio. Possiede tra l’altro: un giardino di fronda serica e frutti con canneto e terre scapule aratorie in contrada La Nunziata, giardino di fronda serica in contrada Gurgori, con casa da nutricare, altri possedimenti in comune ed indiviso col fratello don Antonio Guerrera (già descritti al punto 1); 4) erede del D. Francesco Antonio Trimarchi di Reggio. Possiede tra l’altro: tre tumulate di terra aratoria con ghiande in contrada Fasòlari. Ecclesiastici forastieri bonatenenti non abitanti 1) don Giuseppe Palermo, arciprete di Pentadattilo. Possiede tra l’altro: terra aratoria in contrada Racale: (Non tira once……assorbisce): Luoghi pii forastieri bonatenenti 1) venerabile Badìa di S. Nicolò dei Padri Basiliani di Reggio. Possiede tra l’altro: un campo di tumulate cinquanta in contrada Pruppo seu Racale; 2) venerabile Badìa seu Beneficio detto di Jiriti. Possiede tra l’altro: tumulate trentadue, circa, di terre aratorie in contrada San Luca; 3) mensa arcivescovile della città di Reggio. Possiede tra l’altro: tumulate cinque di terra aratoria in contrada Pruppo e tumulate quattro in contrada Danni; Parrocchie del paese 1) venerabile Chiesa arcipretale di S. Maria della Presentazione. Possiede tra l’altro: terre aratorie in contrada Mizziseri, Atò, Crista di Virgo, Strumbo, Spartà e terra inculta in contrada San Luca; 2) venerabile Chiesa dittereale di S. Nicolò. Possiede tra l’altro: terre aratorie in contrada Jovani, Ramondino, Strumbo, terre culte ed inculte in contrada Racale e San Luca; Parrocchie forastiere bonatenenti 1) venerabile Chiesa arcipretale della terra di Pentadattilo. Possiede tra l’altro: terra aratoria tumulate tre circa in contrada Cerasìa; 2) venerabile Chiesa dittereale della terra di Pentadattilo. Possiede tra l’altro: terra aratoria tumulate due circa in contrada Bozzo ed in contrada Cendri seu Gurgori. Beni feudali dell’ illustre possessore don Paulo Guerrera Possiede tra l’altro: terra, parte aratoria e parte boscosa in contrada Fasòlari e Calamaci, terra inculta e arida in contrada Atò, terra inculta e sfilesata in contrada Salita della Motta, tenute di terre in contrada Mantina, terre aratorie e inculte e boscose in contrada Ramondino e Boschetto, terre culte e inculte in contrada Andilerè, nova pianta di celsi serici in contrada Pampogna, giardino di celsi serici vecchi e nova pianta di celsarelli in contrada Gurgori, terra aratoria in contrada Angeluta, giardino di celsi vecchi con nova pianta di celsarelli, con casa diruta, in contrada San Luca, un comprensorio di terre culte e inculte di tumulate 60 circa in contrada Embrisi, altre terre aratorie in contrada Campi S. Antonio e Racale. Parte IV Censimento Fuochi e persone Fuochi (famiglie) censiti N° 140 x 5,1142 * = 715,988 == 716 Fuochi non censiti N° 35 x 5,1142 * = 178,997 == 179 Fuochi abitanti a Fossato non censiti N° 7 x 5,1142 * = 35,799 == 36 ============================ Totale Fuochi censiti e non censiti N° 182 x 5,1142* = 930,784 == 931 * (media di persone a famiglia)
Persone censite a Montebello N° 716 Persone non censite a Montebello N° 116 Persone non censite a Fossato N° 20 ====== Totale persone censite e non censite N° 856 per cui (931 – 856 = 75 ). Lo “scostamento” di 75 persone può trovare giustificazione nel fatto che poteva trattarsi di persone che abitavano in case sparse nel territorio dell’Università, verso la montagna, quindi nei luoghi di San Luca e Fossato, che non avevano sentito i bandi e non si erano presentati per le rivele. NOTA: dalla conta delle 62 famiglie con possedimenti nel territorio di Fossato, le famiglie fossatesi risultano essere 20 di cui 12 abitanti in casa propria. Per risalire al numero delle persone abitanti a Fossato, in quel dato periodo storico, si potrebbe procedere ragionando, sui numeri sopra riportati, in questo modo: Famiglie censite N° 20 Famiglie non censite N° 7 ========== Totale censite e non censite N° 27 x 5,1142 (media di persone a famiglia) ================ Totale persone presenti a Fossato N° 138 + 75 = 211 (dal più giovane al più vecchio)
Francamente questa cifra potrebbe essere molto lontana dalla realtà, naturalmente per difetto, in considerazione del fatto che nell’anno 1772 a Fossato, con bolla arcivescovile di Sua Eccellenza Monsignor Capobianco, in data 29 novembre veniva elevata a parrocchia la chiesa dittereale di Fossato e consacrata alla Madonna del Buon Consiglio, staccandola dalla parrocchia di San Leonardo di Montebello. Quindi la popolazione fossatese doveva essere abbastanza consistente da giustificare la costruzione di una chiesa parrocchiale. E poi, domanda che sorge spontanea, tutti quei terreni messi a coltura, menzionati nelle parti precedenti, da chi venivano coltivati, se non ci fossero persone in numero sufficiente per farlo ????? Gli interrogativi sono tanti e possono avere una sola risposta: si può affermare che a Fossato, in quel momento storico, il numero delle persone presenti potesse oscillare tra 200 e 400 unità, forse anche di più, tenendo presente che nel primo censimento del 1861, dopo l’Unità, circa 120 anni dopo il Catasto Onciario, in quello che oggi è il Comune di Montebello Jonico figuravano ben 2.845 presenze. Parte V Ulteriori censimenti Il contenuto di questi censimenti riguarda lo stato sociale, le arti, i mestieri ed anche i quadrupedi oggetto di rivela. 1) barone: N° 1 2) nobili (la consorte del barone): “ 1 3) civil viventi: “ 5 4) ecclesiastici (arcipreti, preti, ditterei, chierici): “ 14 5) bonatententi (non abitanti): “ 7 6) possidenti (vedove): “ 8 7) foresi (forestieri): “ 16 8) sartori (sarti): “ 1 9) calzolari (calzolai): “ 1 10) ferrari (ferraioli od anche forgiai): “ 1 11) molenari (mugnai): “ 2 12) giovani (apprendisti): “ 2 13) massari (possessori o custodi di greggi): “ 31 14) bracciali (braccianti): “ 64 15) popolino “ 12 16) chiese, cappelle e luoghi pii: “ 25
1) baldoina (carrozza): N° (1) = 2) cavalli: “ 1 3) cavalli da sella: “ 2 4) giumente uso proprio: “ 1 5) giumente di corpo: “ 11 6) giumente da frutto: “ 5 7) muli uso proprio: “ 7 8) muli da vettura: “ 1 9) somari uso proprio: “ 9 10) somare uso proprio: “ 13 1) buoi aratori: “ 102 12) vacche aratorie: “ 7 13) vacche da frutto: “ 47 14) vacche di corpo: “ 6 15 scrofe d’allievo: “ 3 16) scrofe da frutto “ 12 17) scrofe di corpo “ 10 18) pecore e capre d’allievo “ 50 19) pecore e capre da frutto “ 810 ======= Totale quadrupedi 1097 Ovviamente per difetto, mancando all’appello quelli appartenenti alle famiglie di San Luca e Fossato.
Conclusioni Dalle lettura appare chiaro che le terre di San Luca e Fossato, in quel periodo storico erano di proprietà del Barone di Montebello, delle Chiese e Cappelle di Montebello e dintorni, dei civil viventi, dei bonatenenti e dei possidenti, sempre di Montebello. Il popolo di Fossato era dipendente, tranne qualche eccezione, però……. Però il mondo girava anche allora, come gira adesso. I cavalieri sono scesi da cavallo, i nobili sono usciti dalle torri e le Chiese hanno chiuso le Cappelle. Vendere divenne imperativo per la sopravvivenza e alcune famiglie di Fossato, già messe bene economicamente, investirono non poco dei propri capitali acquistando quanto più potevano in quella rigogliosa vallata. I “baroni”, che si sono succeduti negli anni, vendevano, le Chiese e le Cappelle vendevano e le famiglie di Fossato acquistavano o affrancavano il possesso. Degne di menzione le famiglie Sgro e Gullì ed anche Guarna. La famiglia Guarna entrò a Fossato imparentandosi con la famiglia Sgro, ereditando ed acquistando, allargando i propri possedimenti in quelle vallate ed in quelle colline. Le terre della famiglia Guarna/Sgro erano un po’ come le terre di Mazzarò, di verghiana memoria. Ovunque girava lo sguardo si vedevano le terre di Guarna, anzi “da” Guarna. La famiglia Guarna/Sgro fece molto per il nostro paese. Tra le tante opere ricordiamo, tanto per fare una citazione, i grandi muraglioni eretti a protezione di Pampogna. Con il passare degli anni la gente di Fossato, caparbia, lavoratrice e capace riusciva ad acquistare ed affrancare, ritornando in possesso dei propri territori. Si può credere che non passarono molti decenni dall’istituzione del Catasto Onciario, quando i nostri antenati ripresero le loro terre, trasformandole dagli antichi vigneti e piantagioni di celsi a quella che ora è un’immensa oasi di piante di ulivi che producono un olio eccellente, e piante da frutta di ogni varietà, distribuite lungo le falde delle colline, e sfruttando le zone pianeggianti per orti e terreni irrigui. La crescita di Fossato, nel territorio di Montebello, fu esponenziale nel corso dei due secoli successivi al Catasto Onciario, tanto che nel censimento del 1951 risultavano residenti oltre 3.300 persone, circa il 38% del totale della popolazione di tutto il Comune di Montebello Jonico che si attestava a 8.710 unità, il massimo della sua storia, come evidenziato dai grafici pubblicati sul sito www.fossatoionico.it/S/statistiche.php Dal 1951 la popolazione di tutto il Comune cominciò a regredire a causa dell’emigrazione e del continuo saldo negativo tra nascite e decessi, tanto che al censimento del 2001 risultavano presenti poco più di 6.900 persone, ben 1.800 in meno rispetto al 1951. Fossato contava circa 1.400 persone. Da notare però che sul territorio la popolazione si è spostata verso la marina, Saline e dintorni, attratta dal miraggio del lavoro industriale più redditizio del lavoro in campagna. Ma questa è un’altra storia. Francesco Pellicanò. |