"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"

 

APPUNTI E RICORDI DI NINO PELLICANO'

"Solidarietà"

Epoca storica. Tra il 1940 ed il 1942.

L’Italia era in guerra. La mobilitazione generale con chiamata alle armi degli uomini dai 18 ai 40 anni; successivamente richiamate anche classi di 45enni e più, soprattutto per gli specialisti e/o graduati Sottufficiali o Ufficiali.

Esisteva, previsto dal codice di guerra, il reato di "renitenza di leva" con carcerazione immediata e giudizio della Corte Militare in brevissimo tempo.

I sotterfugi per evitare il servizio militare erano molti ed è superfluo rammentarli. Benefici previsti dalla legge, alcuni: "unico sostegno per la famiglia", "famiglia numerosa", "responsabile diretto di Azienda Agricola, certificata ecc.

Descrizione dei luoghi

Borgata Casaluccio, zona Maranina.

Guardando il vallone (jaddhuni) Maranina a partire dalla sua confluenza con il vallone Jovani, lato destro: quasi ad angolo retto, alla confluenza, c’era una casa in costruzione, muri in pietra alzati fino all’altezza del primo solaio, una zona vuota, edificabile, una parte dell’attuale abitazione del Prof. Scaramuzzino. Il locale adibito alla lavorazione degli impasti per il pane (appena all’interno, verso la vigna c’era un grande forno per la periodica panificazione); una stradina privata senza cancello; l’abitazione degli attuali eredi di Zampaglione Nicola; l’abitazione degli attuali eredi di Crea Giovanni; una parte stalla, fienile, attiguo un frantoio con vasca per la raccolta di acqua proveniente da una vicina sorgiva per gli usi dello stesso, in autunno/inverno e per irrigazione in primavera/estate, di proprietà di Francesco Foti: A seguire: un muro rialzato e, su un piano ancora superiore le abitazioni di Battaglia-Lugarà e di Guarnaccia-Lugarà, ultima l’abitazione di Giuseppe Pizzichemi.

Il "Fondo valle" con diverse briglie (la briglia, manufatto costruito trasversalmente lungo l’alveo dei torrenti per limitare l’asportazione del materiale dal fondo dovuta alla forte pendenza), almeno quattro, con muri di diversa altezza e margine superiore sagomato, quasi a forma di V, e rampe di passaggio sul lato destro. In pratica per raggiungere le abitazioni del lato sinistro si attraversava il torrente (spesso in piena, nei periodi invernali).

Una buona parte della "spalla" sinistra era terreno incolto, rovi e cespugli di ginestra, scosceso con alcune enormi e secolari querce che facevano ombra e protezione: terreno attualmente occupato dalla strada provinciale. La parte alta, oltre la siepe, sempre guardando da valle a monte, era occupata da un "casalino" di almeno quattro stanze, della famiglia G. Crea (il casalino: solo muri perimetrali costruiti fino all’altezza del probabile primo solaio) contiguo con l’abitazione di A. Nicolò; subito dietro l’abitazione di Gualtieri ed altre.

In pratica il piano terra della casa Gualtieri, con la separazione di un viottolo di qualche metro era a livello con i muri del casalino di Crea.

L’ambiente quasi ovattato del fondo valle, la presenza di quelle enormi e secolari querce rendevano l’ambiente idoneo a trasmettere particolari sonorità.

Da bambini sapevamo che sostando o camminando con attenzione sui muri del casalino Crea (nessuna protezione, e mai nessun ferito!) si potevano ascoltare (soprattutto quando alcune persone usavano parlare a voce alta o " avevamo la voce di testa", si diceva) le conversazioni familiari della zona.

Il "passaparola" non aveva bisogno di fili o di telefonini!

Gli uomini delle età su accennate erano "sotto le armi" e, soltanto qualcuno (Domenico Battaglia) era in attesa della definizione burocratica che gli consentisse di ottenere il rinvio o l’esonero dal servizio militare per uno dei pochi benefici previsti dalla legge. Era stato considerato, però, e, forse temporaneamente, " renitente" e quindi "ricercato".

Le Istituzioni:

la Caserma dei (Reali) Carabinieri era a Montebello, circa un’ora e mezza di cammino a piedi sul greto del torrente: polvere, e acqua corrente da "guadare". I Carabinieri, sempre due alla volta, venivano in paese rarissimamente e solo per particolari "missioni".

L’unico Vigile Comunale (u gguardia) non riceveva incarichi del genere.

La solidarietà:

I Carabinieri erano venuti, sul far della sera, a cercare proprio D. B. (classe 1922), "renitente di leva", portarlo in caserma e, subito dopo, con i mezzi dell’epoca, inviarlo al Reggimento di appartenenza.

Il colloquio:

"Signora, cerchiamo Vostro figlio, dov’è ? "

<E’ partito stamattina presto per andare in campagna>.

"Dove?, a che ora torna?"

<Che ne so, ora sono preoccupata anch’io, è già quasi buio e non lo vedo tornare>.

La Signora che, da sé aveva una voce di testa, ha esagerato nel dare le risposte facendosi "sentire" da più di un vicino di casa.

Domenico Gualtieri (micareddu i livardi), classe 1925? ha "udito" perfettamente ed ha compreso la richiesta (significato letterale): <mio figlio starà tornando dalla campagna ed è quasi per giungere, ovvero se qualcuno può avvisarlo che stia attento, qui ci sono i Carabinieri che llo cercano>.

Portandosi sui muri del casalino Crea ha cominciato a fischiettare, ovvero a fischiare, non so quale genere di segnale (non poteva parlare o cantare: i Carabinieri avrebbero udito e capito). Fischiava sul margine pericoloso del muro alto del casalino in maniera che potesse essere "udito" ed individuato, almeno nella sagoma della penombra della sera.

Perfetta intesa! <pronto, pronto, pronto> tradotto in <attento, attento, attento>!

Domenco B. stava per imboccare Maranina, ha udito, visto e compreso, trovando la soluzione: evitare di tornare a casa, ma far capire alla mamma (a chi volesse saper leggere il segnale) che era vivo, stava bene e si allontanava soltanto il tempo che, i migni (soprannome dell’epoca per i Carabinieri) se ne andassero.

E come ?

Tornava dalla campagna a cavallo sul mulo con un carico di ortaggi e di foraggio, si faceva precedere da una vitellona (ancora manza) che guidava reggendo delle corde a mò di redini.

Ricevuto il messaggio, individuata la fonte, compresa l’urgenza, prese la decisione. Era ad appena cento metri da casa sua e poteva essere visto da Carabinieri!

Solo a gesti si fa capire dalle "sue bestie"; scende da cavallo, mette la corda a corona sulle corna della manzetta, avvolge la cavezza attorno al collo del mulo e da una pacca sul posteriore, sussurrando, a ciascuno qualche parolina…. e, prende un’altra via.

Si nasconde quel tanto che basta perché i Carabinieri, stanchi e seccati decidono di andar via, passandogli accanto, al buio senza vederlo.

<Ecco, avete visto; Chi sa cos’è successo a mio figlio! Gli animali sono arrivati da soli! Forse ha avuto un guaio in campagna, curriti cristiani (era il grido di aiuto, l’ S.O.S. dell’epoca!), dimenandosi e continuando a gridare, mentre gli animali, domesticamente raggiungevano le loro stalle.

I Carabinieri: preoccupati per la piega che stava prendendo, e comprendendo d’aver " perso" il bandolo della situazione…. Hanno preferito lasciare il campo.

Quando si sono allontanati a sufficienza….

Ha ricominciato il fischiettare, con altro tono, della vedetta.

 

SALE E TABACCHI

La Guerra!

La carestia, dicono, cominciò a farsi sentire dal 1936 in poi, dopo appena avere cercato e trovato "un posto al sole": modo di dire del Regime, dopo la conquista dell’Africa Orientale Italiana.

La carestia:

Scarseggiavano o mancavano generi di prima necessità, ma la campagna, già ben coltivata, produceva rendendo, per Grazia di Dio, "il cento per uno" per cui in paese si notava la mancanza di alcune cose fondamentali, ma ci si industriava per sopperire con surrogati: caffè d’orzo o di ghiande di quercia, tagliatelle fatte in casa, miele, e per il sale il tabacco?

Tra il 1939 ed il 42/ 43, ricordo la targa ovale, asse lungo verticale, con la scritta "Sale e tabacchi", Rivendita nr.1, ma ricordo anche quella di colore scuro, di latta, rettangolare con la scritta " Chinino di Stato" (1); naturalmente le scorte di magazzino si riducevano o mancavano del tutto.

I L S A L E

Fino a non molti anni fa, genere venduto esclusivamente dallo Stato nelle rete delle rivendite. Il Monopolio, però escludeva la Sicilia (2) perché in Sicilia vi erano le più grandi miniere di salgemma; ma i Magazzini/deposito non sempre venivano approvvigionati o non a sufficienza, secondo le richieste della popolazione.

Arrangiarsi! E come?

Il cosiddetto "laghetto" di Saline; fino agli anni della guerra, soltanto u pantanu, era ben protetto da siepi e cordoni di altissimi e spinosi fichi d’india e sorvegliato di frequente da Finanza di Melito P.S. o da quelli di Lazzaro, è una sorta di "trasferimento dell’acqua del mare", per vie sotterranee, in una vaga depressione (alcune migliaia di metri quadri) del terreno, proprio vicinissimo alla battigia. Acqua di mare salata: ricordi degli studi liceali: il Mediterraneo, in prossimità della confluenza tra Jonio e Tirreno ha un’elevatissima salinità. Ma l’acqua evapora naturalmente lasciando nei lembi di terreno adiacenti una sottile "patina" di bianco sale, non si poteva prelevare! Il divieto reggeva relativamente. Anche le famiglie dei tutori dell’ordine devono condire le vivande e, quindi, se nessuno dice niente, nessuno vede niente!

Con molta cautela e sotto abbondante sorveglianza veniva vangato il terreno grigiastro, insaccato e venduto a peso in tutti i paesi dell’entroterra.

Questa "poltiglia" umida veniva bollita (3) e quindi lasciando decantare il liquido lo si faceva evaporare ottenendo finalmente il SALE da CUCINA, comunemente "cloruro di sodio: NaCl".

Il sistema di raccolta ed evaporazione delle acque salate per ottenere il sale è usato ancora nella Francia Mediterranea: Zona Camargue.

 

I L T A B A C C O

In paese pur esistendo la possibilità di coltivazione delle piantine di tabacco: non c’era la cultura e non c’erano i semi. (4)

E come facevano gli accaniti i fumatori, cancro o non cancro? Si arrangiavano!

Presso le sedi Provinciali del Consorzio Agrario veniva venduto, a posto degli attuali anticrittogamici e antiparassitari, l’estratto di tabacco, un liquido scuro puzzolente utilizzato, appunto, come rimedio per le formiche. Solo alcuni erano autorizzati ad acquistarlo proprio per l’uso viste le conseguenze pericolose.

Ma il fumatore ?

Qualcuno s’ è inventata una piccola industria, protetta naturalmente dall’omertà dei viziosi. Foglie di patate e si melanzane (5) seccate all’ombra e triturate, insaporite con il suddetto liquido diluito con acqua. Le "cartine" erano confezionate con i resti di giornali vecchi, letti e riletti, stropicciati per darsi l’idea di far perdere la pericolosità della scritta, e, quindi "stirati" e ripiegati: erano una ricchezza!

Le modalità di commercializzazione: na pizzicata, nu prohjareddu, na juntuicedda, tanti soldi o, ma molto raramente, tante lire. (6)

Il commercio durò appena qualche anno: subito dopo il passaggio degli Americani ci si è adattati ad un altro contrabbando: Kamel, Lucche Straichhe, e anche, naturalmente, Alfa, Milit, Nazionali, Tre Stelle. (7)

Note

(1)- Presumo: nei piccoli o piccolissimi paesi mancava quasi sempre la Farmacia, c’era qualche drogherie (spizziali che, però, era autorizzato a vendere soltanto "intrugli" da lui stesso preparati e per i quali si assumeva tutte le responsabilità. Il CHININO era l’unico medicamento, prodotto da industria nazionale, utile per combattere la malaria, malattia, almeno fino alla scoperta degli antibiotici, negli anni ’40 che causava un’enorme percentuale di mortalità. Lo Stato, quindi, autorizzava la vendita, ben’inteso anche senza prescrizione medica, nelle Rivendite di generi di Monopolio.

(2)- Subito dopo l’otto settembre, quando si sono riprese le attività civili di attraversamento dello Stretto: cominciò il "contrabbando del sale" . Esperienze personali: anni 1951-52 un pacco di sale fino da circa un Kg, alle bancarelle delle strade adiacenti al porto FS di Messina, costava 40 centesimi. "quattro soldi" (proprio quattro soldi!) mentre sulla terra ferma veniva venduto al mercato nero a sette lire e, addirittura a dieci lire nei tabacchini.

Ai pendolari" : studenti universitari, impiegati era consentito traghettare" un pacco al giorno, il guadagno era sufficiente per pagarsi il biglietto di viaggio e la colazione a Messina.

In prossimità delle festività natalizie - periodo importante per la macellazione dei maiali e la conservazione, sotto sale, delle loro carni si pensava di ben approvvigionare le famiglie.

Il mercato nero del sale: fino agli anni 1957/60 le "bagnarote" riuscivano a traghettare (nei mutandoni, a doppio fondo) fino a 30/40 Kg. Approfittavano del fatto che Finanza, Carabinieri, Polfer non potevano "toccarle" e dovevano accettare la consueta risposta: "non ho nulla da dichiarare" in partenza da Messina ed in arrivo a Villa S.G. o Reggio Mare.

(3)– L’ultima fase (ebollizione ed evaporazione) non poteva essere realizzata a Saline sia per ragioni di sicurezza che per la mancanza in loco di legname combustibile.

(4)– Poco prima dell’otto settembre un Ufficiale dell’Esercito, che aveva già prestato molti anni di servizio ininterrotto in Africa, ha ottenuto una " licenza" ed ha portato, naturalmente con molta cautela, alcune bacche con i semini di tabacco. E’ nata la prima piantagione (due o tre piante, sorvegliate giorno e notte)

La prima soddisfacente sigaretta di prodotto locale credo sia stata fumata nell’autunno del 1944.

( 5) – Pochi sapevano, e forse nemmeno il Medico ci teneva ad informare i fumatori ( era fumatore anche lui) che i fusti e foglie di patate e melanzane (solanacee) contengono una percentuale si solanina pericolosa per gli esseri umani.

(6) – quanto può esser contenuto tra pollice, indice e medio di una mano; quanto può esser contenuto dal palmo di una mano, chiusa; quanto può esser contenuto dalle due anni aperte ed unite.

(7) – Le " sigarette americane" , diciamo così, tenevano il banco del mercato nero, ma anche le marche italiane popolari avevano un discreto bacino di vendita.

 

PER NON DIMENTICARE: SFOLLATI ILLUSTRI A FOSSATO

IL PROF.  ALFONSO FRANGIPANE 

Moltissimi “sfollati“ in paese, soprattutto subito dopo il sei maggio 1943 e, naturalmente, non si vuole fare un elenco: sarebbe comunque incompleto e forse non veritiero; lo scopo, invece, è quello di ricordare quelle persone che per vicinanza d’età o fisica  hanno avuto una certa importanza, per chi scrive.

Ma, è necessario dare una “sostanziale” indicazione: tutti gli sfollati, giunti dalla Città avevano soldi: famiglie di impiegati, Insegnanti, ma non avevano dove e come spenderli.  Per sopravvivere, quindi, spesso si affidavano  alla charitas  (carità, amore) delle buone mamme del paese.

 “In primis” la famiglia del Prof. Alfonso Frangipane (si, si proprio lui, il grande artista al quale, poi, sono state intestate  Scuole e forse anche  strade in città).   Ebbene il Prof. A. Frangipane nel 1943 era titolare della cattedra di Disegno e Storia dell’Arte delle Sezioni A e B del Liceo Scientifico Michele Bianchi;  diventato, alla caduta del Fascismo, Leonardo da Vinci .

Egli, per mezzo di sue particolari amicizie con persone oriunde del mio paese, ha trovato ospitalità, con tutta la famiglia, in una casa – due camere ed accessori, piano terra  – moderna e ben tenuta - del Sig. Francesco Foti, attuale abitazione del Prof. Giuseppe Scaramuzzino, ora ampliata e costruita anche al primo piano. Non più di cento metri dalla mia abitazione.

La sua famiglia: la moglie, molto simile alla “nonna Lucia carducciana: alta, solenne, vestita di nero… e due figlie – credo, all’epoca tra i venti e venticinque anni, bellissime, secondo me, che avevo circa dieci anni – Raffaella ed Antonella, una delle due già laureata in Lettere Classiche.

Le signorine avevano “legato” con tutte le giovani signorine e le giovani mamme del vicinato: s’interessavano di tutto, aiutavano chi aveva necessità scolastiche e volevano imparare tutto.  Una mia sorella, nata appunto agli inizi dell’anno, era la “ bambolina“ che attirava tutta la loro ammirevole e lodevole attenzione: quindi, in pratica, frequentemente a casa mia.

Qualche anno dopo, per il matrimonio di Francesca Foti – già loro padrona di casa – sono state invitate  (primavera del 1945)  e, si sono ben ricordate della bambina, intanto di due anni, cucendo per lei una vestina a balze di nastri color fuxia .

Intorno agli anni ’60  ho incontrato Antonella intanto diventata moglie di una collega Ferroviere, Segretario Superiore dell’Ufficio Movimento Compartimentale della F.S. Leonida Puliafito. Molti anni dopo ho saputo che si erano trasferiti a  Roma  e non so altro!

 Il Professore, austero, sempre vestito di grigio scuro o blu, è probabile che avesse anche attrezzature per la pittura, ma ero troppo bambino per notarlo, mi raccontava delle bella favole: momenti della storia dell’umanità raccontate secondo l’ispirazione del momento. Ma, soprattutto, cercava di  “inculcarmi” nozioni matematiche e scientifiche indicandomi anche orientamenti artistici.

Il Prof. PASQUALE PENNA:

Si proprio lui il grande studioso di algebra, scienziato ed autore di testi universitari. Non riuscirei a trovare un collegamento certo, ma so che la moglie era  parente con qualcuno del paese. Era ospite in casa dell’avv. Sgro. Ricordo i figli: Ninì, forse mio coetaneo ed Aldo, più anziano, diventato, poi, campione italiano (o forse olimpico) dei cento metri piani: è probabile sia stato il primo ad abbattere la barriera degli  “ undici secondi netti“. Al suo nome è stato intitolato il campo di atletica del CONI al Rione Modena di Reggio Calabria.

Nello stesso palazzo era stata ospitata la famiglia del Dr. Prof.Castorina, Pediatra e docente universitario: ricordo uno dei figli, parecchio più anziano che superava i due metri di altezza.

Ancora, ma al piano terra la famiglia di Costantino -  Arecchi.

Il Cav. Costantino aveva  grosso negozio di stoffe sulla via S. Francesco da Paola, proprio accanto all’attuale negozio di calzoleria Amato; la figlia aveva sposato un Macchinista FS. Al piano terra dunque, questa famiglia. Erano venuti perché una giovane del paese era a servizio da loro (poi sposata con il figlio).

In particolare: Tito (Fortunato) Arecchi, alcuni anni più vecchio di me, era bleso pronunciava la erre come ddi, le ragazze, di otto/dieci anni erano diventate molto amiche e compagne di giochi delle mie sorelle gemelle.

Ricordo: in paese la famiglia Pellicone: due belle ragazze brune, un pò pelose – un ragazzone, poi diventato insegnante di Educazione Fisica al Magistrale Gulli: Pepé.

Ancora: tutta la famiglia Siclari, figli di “Donna Giovanna (Calenda), Scaramuzzino: Angelina, (come Lina, mia insegnante di IV e V elementare) Carmelina, Professoressa di lettere, un figlio già insegnante in una scuola Professionale della città .

Tantissime altre famiglie,  con legami parentali, con famiglie di origine o “ acquisite” in paese; alcuni ragazzini (Riccardo Brath e le sorelline Giuseppina e Marisa; i fratelli Salazar Michele  Avvocato e Professore universitario, Domenico Prefetto della Repubblica  tutti ospiti dai nonni)  e tantissimi altri giovani con i quali non ho più avuto contatti o non abbiamo saputo mantenerli.

E’ onesto precisare: con molti giovani, ragazzi, adulti ho avuto la possibilità di incontrarmi e di avere il loro affetto, già dal 1944 in poi, da quando, cioè sono arrivato in questa città per studiare: esami di prima in seconda ginnasiale!

Con qualcuno, ora 66 anni dopo , ci incontriamo, casualmente, ancora.