Le macine (A Schedha) |
L'Oleificio, fondato nel 1919 da Francesco Foti, nel corso degli
anno ha subito tante trasformazioni. In origine, un vero e proprio "trappitu",
con le macine fatte girare con forza animale, con una pressa in
ferro messa in azione da un nutrito gruppo di robusti uomini e un
tino in legno per la raccolta dell'olio mescolato alla morchia e le
cosiddette "gurne" in uno scantinato buio che scaricava a "murga"
nel Torrente Maranina. Francesco Foti giovane gestore di tante
proprietà della Famiglia Guarna, considerato che gli uliveti sotto
la sua giurisdizione erano in quantità enorme, fondò il frantoio
nella stessa località dove tuttora oggi ha la sua sede. Sulla sponda
sinistra del Torrente Maranina dominava la Borgata Casaluccio, aveva
acqua corrente autonoma, incanalata e portata fino al frantoio da
una sorgente a monte del Torrente Jovani. Fino a metà degli anni '50
restò così come era stato costruito inizialmente. Con l'avvento
della modernizzazione subì una prima trasformazione, fu dotato di un
gruppo elettrogeno, allocato in una casamatta costruita all'interno
della proprietà Foti abbastanza potente per fornire energia
elettrica ai nuovi macchinari. Le pesanti ruote di granito
schiacciavano ininterrottamente macine e macine di olive mature. Le
presse idrauliche installate erano due, ed un separatore
centrifugava di continuo le acque di spremitura separandole
dall'olio, di un colore giallo oro e abbastanza chiaro e trasparente. |
Con
l'arrivo della corrente elettrica a 220 Volts il frantoio subì una
ulteriore modernizzazione. D'altra parte il momento lo imponeva.
Quasi tutti i proprietari dei vecchi presenti nel territorio
fossatese si adeguarono alle nuove tecniche di molitura e
frangitura. Si incrementò così la produzione di olio e si
avvantaggiò la qualità. Già dal mese di ottobre i frantoi aprivano
la stagione, il trasporto delle olive non era effettuato più a dorso
d'asino ma con motocarri che raggiungevano quasi tutte le campagne.
Per circa sei mesi si lavorava a pieno ritmo ed in certi periodi
anche la notte per soddisfare la clientela e molire le olive senza
lunghi accantonamenti 'nde "zzimbuni". Tutti i frantoi lavoravano,
la libera concorrenza non creava conflitti. D'altra parte la
trasformazione si pagava in olio, un tot per ogni macina, e tutti
adottavano la stessa misura. Non c'erano ancora le leggi odierne e
tutta la morchia, residuo della lavorazione veniva immessa lungo la
fiumara S. Elia. Defunto il fondatore, il frantoio passò agli eredi
Antonio e Francesca, che continuarono i lavori di ammodernamento. La
tradizione della famiglia continua |
Le vecchie Presse |
Mimmo Billari attuale
gestore e proprietario
L'esterno del moderno
frantoio
Si riempiono i
fustelli con l'olio appena separato |
Le olive alla pesa
la prima separazione
tra olio e morchia |