Natale di una bambina di
trent’anni fa.
Siamo a metà novembre e già
da una quindicina di giorni i centri commerciali sfavillano
di colori e sapori natalizi! Ma che Natale e Natale!!!
Soldi, soldi e solo soldi! Giochi scontati al 50%, panettoni
e confezioni regalo con spumante praticamente regalati…….
Come se il Natale fosse solo questo! Ma la cosa più
squallida è che sei costretto a correre, altrimenti quel
gioco non si troverà più! Cosa dirà il tuo bambino se sotto
l’albero non ci troverà la casa dei Gormiti, lo Spiderman
alto quanto un bambino ecc….!!!! Trovandomi poi lontana da
quel paese dove fortunatamente si vive ancora “a dimensione
d’uomo”, vengo anch’io coinvolta nel circolo vizioso della
superficialità e quando provo a fermarmi davanti ad uno dei
tanti presepi allestiti nei vari centri commerciali penso:
“che bello, è già Natale….” . E mentre la mia mente si
accinge a partire per quel viaggio immaginario che mi
riempie il cuore di emozione e gli occhi di lacrime, il mio
sguardo viene attratto da un cartellino con sopra scritto:”
REALIZZIAMO LO STESSO MODELLO A CASA TUA! AFFRETTATI! IL
PREZZO CHE VEDI E’ VALIDO SOLO FINO AL 30 NOVEMBRE! “.
E i
miei sogni crollano nell’abisso della tristezza. Rispetto a
tanta gente che vede solo in queste banali manifestazioni il
senso della festa, noi emigrati abbiamo dentro una risorsa
speciale che ci aiuta a risollevarci dall’angosciosa
prospettiva di un “Natale da presepe”. Personalmente ho il
ricordo sempre vivo del vero Natale, quello che aspettavo
con ansia e che rivivevo ogni anno con tanta emozione,
quando al di la del regalo, c’era nell’aria qualcosa di
magico…..!
Improvvisamente la mia mente
torna a viaggiare fino ad arrivare a quando bimba di quattro
– cinque anni, mi recavo insieme a mia mamma alla novena che
iniziava dopo l’Immacolata ed ero contenta di cantare i
canti natalizi che ci insegnavano le suore e che erano per
definizione i canti dei bambini!!!! Poi arrivava il 24
dicembre e io, sveglia dalle sei del mattino, attendevo
l’arrivo del nonno Sebastiano che veniva da Paludi, con la
sua zampogna a fare la novena a Fossato. Quante volte mi ha
portato con lui in giro per il paese: per me era
bellissimo!!!! Le persone offrivano da bere al nonno il
consueto bicchiere di vino, mentre a me davano le caramelle,
il tronco di zucchero, un “petrale” o altro. Poi si tornava
a casa e si pranzava con le “crispede” .
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Ho ancora vivo il suono
della zampogna che intonava “tu scendi dalle stelle “ o una
veloce ninna nanna che credo fosse improvvisata sul momento
dal nonno per variare un po’…. E pensare che ancora
piccolina avevo paura di quella zampogna al punto da
ammonire il nonno dicendogli: “tu entra a casa, ma la
purceda (così la chiamavo) lasciala fuori!”. Qualche anno
dopo mi accingevo a imparare dal nonno qualche “passata”…!
Quanto era suggestiva la
messa di mezzanotte, quando la “zza Peppina a troccula”
intonava con la sua potentissima voce il canto “allestivi
cari amici / ch’esti iornu di Natali / ma chi festa
trionfali / du Gloria patri….” . Naturalmente questa strofa
un po’ confusa è l’unica che è rimasta nella mia memoria,
pertanto mi scuseranno coloro i quali conoscono bene il
canto. Di una cosa sono certa: la melodia, sempre uguale per
ogni strofa, che io ho provato a trascrivere alla buona, ma
che credo che esista già scritta da qualche parte e che
qualcuno ne possegga la partitura. Ricordo anche qualche
Natale in cui la Messa veniva cantata da un folto coro di
giovani volenterosi che erano gli stessi che in quegli anni
(’70) organizzavano tante altre cose come la Via Crucis, le
sfilate dei “nadari” per il Carnevale….. Son vaghi ricordi
che però mi hanno accompagnata per tutti questi anni e
continueranno a farlo per gli anni che verranno. Io li ho
vissuti in parte, perché vi partecipavo da spettatrice tutte
le volte che vi era coinvolto anche mio fratello e che
spesso mi portava con lui.
Negli anni Ottanta, quando i
bambini crebbero, vi fu il passaggio di guardia e così per
un lungo periodo ci siamo dati da fare per non lasciare
queste tradizioni. Naturalmente il mio ricordo si addolcisce
molto quando incontra lo sguardo compiaciuto e soddisfatto
di Don Angelo, fiero di qualunque cosa venisse fatta per il
paese. Mai mi ricordo un no, piuttosto qualche volta un
disaccordo manifestato con un giro di parole che però alla
fine si chiudeva con un assenso e un sorriso. Ogni festa ci
metteva in fermento per i preparativi dei canti. In un paese
un po’ isolato come il nostro e con una mentalità un po’
chiusa che caratterizzava i genitori di 15 – 20 anni fa, il
coro e le attività legate alla chiesa erano l’unico svago
esistente in paese. Naturalmente i ragazzi che godevano del
“diritto di uscire”, non si prestavano volentieri a queste
attività: infatti il contributo maschile era esiguo pertanto
noi ragazze dovevamo arrangiarci da sole… |
Cumpari Bastianu Macheda
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