Ma l’apertura
non poteva avvenire subito, anche se la domanda era stata
accolta, in quanto rispondente ai requisiti previsti dalle norme
all’epoca vigenti (Titolo II - Del Personale – Capo I), che
all’art. 31 prescrivevano, che per essere nominati commessi era
necessario:
Veniva
data la preferenza a coloro che erano del luogo con stabile
residenza, che esercitavano un’industria od un commercio
conciliabile con la speciale natura del servizio postale
dell’Amministrazione.
L’art. 32
prescriveva che:
Nel caso di
creazione di un Ufizio il candidato che avrà ottenuto la
preferenza sarà nominato reggente e dovrà immediatamente
recarsi, a proprie spese, presso l’Ufizio di posta designato
dalla Direzione provinciale per ivi istruirsi nella operazioni
postali. Ciò fatto, e riportata una dichiarazione d’idoneità da
parte del titolare dell’Ufizio suddetto, il candidato verrà
nominato reggente, ma non potrà conseguire la nomina definitiva,
se non avrà prestata la cauzione prescritta,
e somministrata la fideiussione richiesta. Il sig.
Tripodi Antonino era in grado di fronteggiare tutte le
prescrizioni, compreso il Diploma di Licenza Elementare che nel
frattempo aveva provveduto a conseguire. Le cauzioni, sia
ordinarie che straordinarie, e la fideiussione si davano
mediante depositi nella Cassa dei depositi e prestiti, ovvero in
certificati del debito pubblico debitamente vincolati a favore
dell’erario (Art. 219 Capo VII – cauzioni) e le operazioni di
versamento del contante nella Cassa dei depositi e prestiti e il
vincolo dei certificati venivano fatti a cura e rischio
dell’interessato, quand’anche venivano eseguite per opera della
Direzione generale. Le cauzioni e le fideiussioni dovevano
essere prestate dai "commessi", prima di entrare in
carica.
Svolte tutte
queste procedure, e considerati i tempi minimi necessari,
possiamo affermare che la prima apertura del primo ufficio che
svolgeva il primo servizio postale nel nostro paese possa essere
avvenuta nel periodo gennaio/febbraio
dell’anno 1908. Data approssimativa, ma,
considerati i tempi per la fornitura degli stampati soggetti a
controllo, di tutto il materiale necessario per iniziare ed
arrivare ad una data certa che è quella
dell’11 marzo 1908, giorno in cui fu
effettuata la prima operazione di deposito sul primo
libretto di risparmio (la famosa "LIBRETTA"). L’affermazione che
il mese di gennaio 1908 segnò una data storica per il nostro
paese può essere considerata esatta. All’ufficio fu assegnato il
suo numero proprio, come a tutti gli uffici del Regno. Il
numero, chiamato "Frazionario", fu 53/134, dove il 53
rappresentava il numero della Direzione provinciale di Reggio
Calabria, ed il 134 corrispondeva al centotrentaquattresimo
ufficio aperto nell’ambito stessa Direzione provinciale.
Dove si
trovava il primo ufficio postale a Fossato? Bella domanda! Ma
andiamo con ordine.
Tutti
sappiamo, o almeno dovremmo sapere, anche per sentito dire, che
non tutte le case di Fossato, all’inizio del 1900 erano
costruite in muratura (all’epoca "pietra, calce, travi,
ciavuruni, ciaramiti e maddu"), buona parte avevano strutture in
legno che venivano chiamate "bbarracche", da non
confondere con le "bbarracche" costruite dopo il
catastrofico terremoto del 28 dicembre 1908; quelle si
aggiunsero dopo. Ce n’erano un po’ dappertutto nelle varie
borgate, e le stesse "bbarracche" prendevano il nome
delle vie dove erano costruite. Bene, il primo ufficio postale
si trovava nella zona delle "bbarracche" di Gurgori,
quasi alla fine dell’attuale Via M. Morisani, che allora non
aveva questo nome, andando verso via S. Anna. Quella zona del
paese doveva essere considerata abbastanza sicura in caso di
inondazioni a seguito di rottura degli argini del torrente S.
Pietro, tanto che, oltre alla posta, quasi di fronte, c’era un
distaccamento della caserma dei Carabinieri e nelle immediate
vicinanze anche la Municipalità, antenata dell’odierna
Delegazione Municipale. Quasi un CEDIR attuale, un centro
direzionale-amministrativo. Il fabbricato della posta, parte in
formato bbarracca, ma per la maggior parte in
muratura, apparteneva alla stessa famiglia Tripodi,
successivamente acquistato dal signor Nucera Giovanni, cittadino
di San Lorenzo accasatosi a Fossato. Il fabbricato esiste ancora
e appartiene agli eredi Nucera. Anche se non molto visibile si
può immaginare nella parete esterna la fessura dove veniva
imbucata la posta e il luogo dove fu posizionato il palo del
Telegrafo.
L’ufficio si trovava in quel fabbricato per un motivo
ben preciso. Il fabbricato era di proprietà della
famiglia Tripodi, per cui non vi erano spese di
"pigione" (affitto) né spese di arredo, evitando quanto
prescritto dall’art. 235 capo VIII – Spese d’ufizio,
e cioè che le "pigioni" (affitti), ed i mobili
degli ufizi sono a carico dei commessi titolari dei
medesimi. La sede successiva dell’ufficio fu
nel "palazzo" situato alla fine dell’attuale via C. Sgro,
anche quello di proprietà della famiglia Tripodi.
I
servizi che l’ufficio svolgeva erano quelli di recapito
della corrispondenza in arrivo, compresi i pacchi
postali, formazione dei dispacci della corrispondenza in
partenza, compresi i pacchi, servizio di vaglia e
risparmi, apertura di "librette" per depositi a
risparmio, buoni postali fruttiferi e, quando attivato,
anche servizio telegrafico. Non erano molti, ma per il
paese erano tanti. |
L'Ufficio Postale di Via Carmelo Sgro (La porta
d'entrata) |
L’ufficio postale rappresentava un simbolo di
promozione e rilancio verso il futuro, possibilità di far
fruttare con interessi i sudati risparmi dei Fussatoti;
ricevere, con i vaglia, le rimesse dei propri familiari emigrati
all’estero, spedire e ricevere lettere, senza aspettare la
partenza o il ritorno dei paesani per mandare o ricevere
qualcosa dai propri parenti lontani. E quando arrivavano i
pacchi dall’America o dalla Francia era grande festa per la
famiglia che li riceveva ed anche per tutto il parentato.
Il sig.
Tripodi Antonino ebbe grandi meriti per questa sua brillante
idea ed anche responsabilità. Tutti lo chiamavano Cavaliere
Ufficiale di Posta, aveva un grande parentela e, per rispetto,
dai parenti veniva anche chiamato "U zzi don Ninu, u
zzi fficiali i Posta"……
I Figli della I^ Moglie Paolo e Lauretta
Teresa De Maria (II^ Moglie)
|
Nella vita
privata non ebbe molta fortuna. Non volendo entrare nei
particolari diciamo soltanto che rimase vedovo tre volte e che i
suoi eredi discendono dalla prima moglie Maestra Maddalena
Morisani. Successivamente sposò la signorina De Maria
Teresa, insegnante direttrice d’asilo, la quale, nel
periodo 1927/1935 ebbe anche una lunga supplenza all’ufficio
postale. Il fatto era possibile perché previsto dal Titolo III
Capo V del regolamento postale, dove all’art. 140 prevedeva che
i commessi "hanno facoltà sia di farsi coadiuvare
nell’esercizio della loro funzioni, sia di farsi
surrogare in caso di malattia o di altra assenza, dai membri
della loro famiglia, evento necessario ed opportuno
affinché abbiano ingerenza nel servizio, o da quella di persone
nelle quali avranno fiducia", dopo averle notificate
alla Direzione provinciale ed averne ricevuta
l’autorizzazione. Tanto nell’un caso, però, quanto
nell’altro, i commessi erano personalmente ed
integralmente responsabili della operazioni dei loro
coadiutori e surroganti, e rimaneva a loro carico la
spesa dell’aiuto o della surrogazione. In ogni caso
l’aiuto o la surroga (la sostituzione) non conferiva
alcun diritto nei confronti dell’Amministrazione delle
Poste. "U zzi fficiali"
non era un fesso, l’aiuto delle consorti era prezioso, in quanto
veniva da persone colte e preparate. La terza moglie fu la
maestra Cananzi. Nello stesso tempo lui poteva occuparsi
dei suoi commerci, senza per questo essere penalizzato o
sollevato dall’incarico. Infatti nella Parte I delle Leggi
generali della Posta al § 2 – Cumulo degli impieghi: Risoluzione
di dubbio sulla applicabilità ai commessi postali della legge
che vieta il cumulo degli impieghi. (§ 18 dei Bullettini
del 1863 e § 131 del 1894): "Il ministero ha creduto opportuno
di sottoporre all’esame della Commissione, istituita per
l’applicazione della legge sui cumuli (19 luglio 1862 n. 722),
il quesito se i commessi postali dovessero considerarsi, o non,
fra gli impiegati governativi, e quindi ritenersi colpiti dalle
disposizioni della legge predetta, notando che i commessi non
sono ammessi a percorrere una reale carriera, che hanno
retribuzioni variabili in ragione dei prodotti degli uffici, che
non sono sottoposti a ritenenza sui loro
assegnamenti, e che non hanno titolo a pensione di
riposo. |
Tali
osservazioni furono giustamente apprezzate dalla Commissione, la
quale ha considerato la nomina dei commessi come una specie di
contratto, che può risolversi senza conseguenze a beneplacito
delle parti; perciò ha stabilito che i medesimi non debbano
comprendersi nella categoria degli impiegati governativi, e non
sieno quindi soggetti alla legge sui cumuli.
Potranno perciò i commessi esercitare
contemporaneamente al loro servizio postale altro
ufficio o altro lavoro"
Questo per
capire il perché "u zzi fficiali" ha mantenuto
l’incarico di responsabile della posta di Fossato dalla prima
apertura del 1908 fino al 1953, per ben 45 anni,
fino alla bella età di 77 anni. Aveva
l’ufficio in casa, l’aiuto e la collaborazione di persone di
famiglia colte e preparate, ed aveva anche la possibilità di
assumere personale giornaliero, scegliendolo magari tra parenti,
con la lungimiranza di una sistemazione, al momento del suo
ritiro. E così fece. Negli anni intorno alla seconda grande
guerra egli diede la possibilità di collaborare nell’ufficio, in
qualità di giornaliero, al sig. Calabrò Antonio,
parente non tanto alla lontana, per la incombenze proprie del
servizio postale. (La prima libretta scritturata da lui porta la
data del 04/03/1941). Lavorarono con, o per, "u zzi fficiali,
anche il sig. Scaramuzzino Carmelo, il
giovanissimo Federico Giuseppe ed anche
altri futuri aspiranti dipendenti postali che venivano a
Fossato, da altri paesi, per imparare il mestiere, il MORSE
in particolare, telegrafo a tasto che trasmetteva messaggi
tramite "punti e linee".
Antonio Calabrò
(Supplente) |
Consolato Pellicanò
(Postino) |
Giuseppe Federico (Direttore) |
(A
gratis, naturalmente).
Ma torniamo
indietro nel tempo per vedere come era organizzato il servizio
per l’arrivo dei dispacci e dei pacchi postali a Fossato.
La famiglia
dei "PUSTERI".
La facciamo
raccontare da Giovannina Stellittano, da tutti, in paese ed
oltre, conosciuta come "Giuvannina a pustera", classe
1921, lucidissima nel racconto ricco di particolari:
"Ricordo
perfettamente i posti dove si trovavano gli uffici postali nel
passare degli anni, e per il racconto di mia nonna, ed in
seguito per esperienza diretta, posso dire che la prima persona
che ebbe l’incarico di andare alla posta di Saline Stazione per
portare e ritirare i dispacci postali fu mio nonno
Stellittano Pasquale, sposato con Ciravolo
Giovanna. I loro figli erano Stellittano
Domenico, Carmelo, Antonino, Fortunata e Carmela,
salvo altri. Mio nonno ebbe questo primo incarico e lo tenne per
alcuni anni, passandolo poi anche ai figli. La prima persona
incaricata della distribuzione della corrispondenza in paese con
il titolo di "pustera" fu la moglie, mia nonna,
Ciravolo Giovanna che aveva il compito del recapito nella
zona centrale del paese. Se arrivava qualche lettera per le
frazioni, veniva affidata alla persona di fiducia che capitava
in centro, che provvedeva a fare il favore di portarla al
destinatario. Mia nonna Giovanna Ciravolo "a pustera"
svolse il suo compito fino a tarda età, nonostante fosse
analfabeta. Non aveva il borsone e le lettere le portava nella
capaci tasche del grembiule. La sua paga era di lire
17, cifra ridicola oggi ma per l’epoca erano tante.
Permetteva di mandare avanti la numerosa famiglia. I miei nonni
svolsero questo lavoro portandosi appresso il soprannome di
"pusteri". La famiglia era conosciuta come la famiglia "dì
pusteri". In seguito al posto del padre Pasquale subentrò il
figlio Domenico, mio padre, sposato con
Domenica Pansera, mia madre, che tutti chiamavano "cummàri
Mica a pustera", anche se lei non ha mai lavorato
per la Posta. Questo soprannome lo ereditò dalla suocera,
trasmettendolo anche a noi figlie. Mio padre, il sig.
Stellittano Domenico, era un bel giovane, attraente, e qualche
giovane vedova lo indusse in tentazione. Tentazione a cui non
seppe resistere, mettendo a disagio mia madre, in attesa della
seconda figlia, (mia sorella Carmela,
emigrata poi in Canada). Dopo essere stato "scoperto" dalla
moglie si allontanò dal paese abbandonando la famiglia,
formandosene un’altra in territorio d’oltre confine. Dopo
l’allontanamento di mio padre, a Saline andavano i miei zii
Carmelo, Antonino,
soprannominato anche "curtu", perché era di bassa statura. Lui
non rimase molto perché trovò occasione di sistemarsi a Catona,
vicino Reggio. Però a Saline andava anche mia zia
Fortunata, a portare e ritirare i sacchi della posta
e poi aiutava mia nonna nel recapito in paese. In occasione di
uno dei tanti viaggi a Saline incontrò una persona molto
distinta, un signore che s’innamorò di lei e la volle sposare.
Questo signore faceva di cognome Scarfone.
Di noi si occupò un zio, che si chiamava Tripodi
Antonino, appartenente ai Tripodi della famiglia "Troccula",
che sposò mia zia Carmela, ma non ebbero figli. Tutti lo
conoscevano e lo chiamavano "cumpari Ninaredhu l’orbu",
perché non ci vedeva da un occhio. Egli prese il posto di mia
zia Fortunata, nel servizio, che svolse per alcuni anni, almeno
fino al 1931, tanto da guadagnarsi anche lui il titolo di
"pusteri".
Continuiamo
noi il racconto che aveva iniziato Giovannina.
Lei, insieme
alla sorellina ed alla mamma vivevano con lo zio Antonino
Tripodi. Crescendo aveva imparato ed esercitava il mestiere di
sarta, con tanto di "discepole", aveva sposato il
giovane Pietro Ficara, però da tutti era
chiamata ed è ancora chiamata "Giuvannina a pustera",
anche se lei non aveva lavorato alla posta. Comunque a volte la
storia si ripete come un segno del destino. Giovannina ebbe due
figli. Il primo, Mimmo ragioniere Ficara, tedesco fussatotu
primo ragioniere di Fossato, ed il secondo, Antonino che porta
il nome dello zio di Giovannina, che l’aveva cresciuta. E tutti
conosciamo Ninì Ficara, che di mestiere fa
l’operatore di recapito di Poste S.p.A., moderno nome
dell’antico "pustere". E con
lui si chiude il ciclo della famiglia dei pusteri.
== Un grazie a Giovannina per il suo preciso racconto.==
Come
dicevamo prima, la storia si ripete. E questo è solo il primo
esempio.
Nel 1931 a "cumpari
Ninaredhu" subentrò nel servizio, che intanto assunse il
nome di servizio di "Procaccia", Il sig. Tripodi
Domenico, " Cumpari Micu u tinturi", classe 1891, che,
per poter svolgere questo servizio, ha dovuto versare anche lui
la sua cauzione. A memoria sua, di quando ancora era in vita, ci
raccontò di aver versato la somma di lire 600 (seicento) in data
10/10/1931 sul libretto n. 1327 intestato all’Amministrazione
delle Poste e dei Telegrafi, con la dicitura: "Deposito
cauzionale di Tripodi Domenico di Giuseppe pel trasporto degli
effetti postali fra Fossato e Saline Stazione" , deposito
integrato con altre 25 (venticinque) lire in data 29/08/1932.
Acquisita la fiducia, in data 05/11/1932 gli furono rimborsate
lire 621,60 (lire seicentoventuno e centesimi sessanta), ma non
ricordava più perché le Regie Poste non gli avessero rimborsato
tutto il credito, trattenendo lire 3,40. Cumpari Micu u
Tinturi fece questo lavoro ufficialmente fin quasi alla fine
degli anni 40’. I primi tempi a piedi, avventurandosi lungo la
fiumare e i sentieri che attraverso le "marine" portavano
all’ufficio di "Saline Stazione". Trasportava tutto a spalla,
sacchi e pacchi postali legati con le corde, per tenerli uniti.
Il suo fisico possente glielo permetteva, e se qualche volta i
"colli" erano eccessivi o voluminosi non trovava difficoltà a
prestarsi uno scecco dagli amici compaesani. Però, nel
tempo, il traffico aumentava e cumpari Micu si comprò una mula.
La mula di cumpari Micu aveva un difetto, era una mula zoppa.
(Leggere la poesia del Dr. Tripodi Paolo, dedicata alla mula
zoppa). Chi scrive non sa dire se era un difetto congenito o
acquisito nell’esercizio delle sue funzioni di trasporto pacchi
e sacchi di posta, che, comunque, svolgeva senza lamentarsi. E
quando, sotto la feste, i pacchi erano numerosi cumpari Micu
annotava i destinatari ed il giorno dopo aveva uno scecco
a disposizione. Per accordi con il titolare "u zzi fficiali don
Ninu Tripodi", extra contratto ufficiale con le "Poste", si
occupava del recapito degli effetti postali nelle borgate di
Fossato, che erano tante, a cominciare da Fossatello, Serro,
Calamaci, Ruvulu, Marcelluzzo, San Luca, Embrisi ed anche di
quella frazione di Trunca che faceva parte del Comune di
Montebello. Un bel giro, veramente! A volte si faceva aiutare
dai figli. Ancora qualcuno ricorda suo figlio Eugenio che si
recava ad Embrisi e a Trunca con la mula zoppa, per portare la
posta. E qualcun altro ricorda che la figlia maggiore andava a
San Luca a recapitare qualche lettera, quando cumpari Micu non
ce la faceva. Per il recapito della posta nel centro si
occupavano altre persone, "assunte" a tempo determinato dal
titolare. Solo per citare alcuni: Carmelo Abate (u
musciu), Carmelo Pellicanò (cacafocu), senza offesa per le
parentesi., qualche volta anche Emanuele Belviso (u guardia)
forse solo per Embrisi e Trunca, quando Eugenio non era
disponibile. Così fin quasi alla fine degli anni 40’, come
dicevamo prima, quando un altro Tripodi Domenico,
si avventurò impegnando i suoi risparmi nel servizio di
trasporto, passeggeri e bagagli, con camion più autobus,
ottenendo la concessione sulla tratta Fossato - Reggio Calabria,
anche se la strada carrozzabile non era stata ancora
ultimata. Ma il sig. Tripodi Domenico non si perdeva d’animo,
dove finiva la strada cominciavano le fiumare e i suoi autobus
non si fermavano mai e quando d’inverno gli autobus non ce la
facevano c’era sempre "Il lupo del fiume", inarrestabile
anche se nello Stretto di Montebello c’era un metro d’acqua. E
chi lo poteva guidare se non il mitico Minniti
Domenico amichevolmente chiamato Micu u
lupu. Così il sig. Tripodi Domenico divenne
Cavaliere Tripodi Domenico, o semplicemente
Bossu Tripodi.
Questo per
dire che anche i dispacci postali presero l’autobus. E chi era
il responsabile di fiducia della Ditta Tripodi? Era il
comandante cumpari Tripodi Carmelo u Tinturi, che si
occupava anche degli scambi dei dispacci postali con gli uffici
lungo la linea, fino a Lazzaro. E cumpari Carmelu Tripodi era
figlio di cumpari Micu Tripodi u tinturi,…..tanto per far
ripetere la storia.
E per farla
ripetere ancora ricordiamo anche che tra i portalettere
dell’ufficio di Fussatu ha prestato il suo servizio, dipendente
Poste, anche il sig. Tripodi Eugenio, fratello di Carmelo.
Dicevamo che
"u zzi fficiali" tenne la Posta fino al 1953, poi lasciò
per limiti di età e la reggenza fu affidata al sig. Calabrò
Antonio, che si guadagnò il titolo di " Supplente",
Cumpari Toto Calabrò u supplenti ed il
recapito fu affidato a mastru Consolato Pellicanò. Le
Regie Poste non erano più Regie. Il Regno era diventato una
Repubblica. Grandi riforme, Costituzione, Leggi, Normative,
Ministeri, Segretari, Sottosegretari e nuovo assetto di tutto il
personale dipendente pubblico. A chi occupava un "posto" gli fu
riconosciuto il diritto di mantenerlo. La posta di Fossato prese
un altro assetto. Fu trasferita come sede dal palazzo di "Don
Ninu u zzi fficiali" al nuovo locale della nuova casa,
costruita dal Giudice Antonino Tripodi, in quello
che era un bellissimo giardino con fiori esotici, una "gebbia"
con pesci rossi e perfino un "uccello pavone". Questa
costruzione era situata in via IV novembre, di fronte
all’abitazione del "Segretario" Pellicano’ Francesco, oltre
"Jadhuni i Juvani". Il personale, all’epoca era così
distribuito: Reggente dell’ufficio Calabrò Antonio, impiegato
allo sportello Federico Giuseppe, portalettere Pellicanò
Consolato. Così fino al 1959, quando il sig. Calabrò Antonio
vinse un concorso per una categoria superiore e si trasferì a
Reggio Calabria con tutta la famiglia, assumendo la titolarità
dell’ufficio di Lazzaro. Da 1959 al 1968 all’ufficio di Fossato
si alternarono diversi Direttori, che, per correttezza,
elenchiamo in ordine di permanenza: Il sig. Giacomelli Cesare,
Il sig. Orlando Costantino, il sig. Catalano Pasquale, la sig.ra
Ministeri Domenica. Un periodo di reggenza affidata al sig.
Federico Giuseppe, e, dal 1970 al 1972 il sig. Galeano Domenico.
Nel 1972 il sig. Galeano fu trasferito, e l’ufficio fu affidato
a Federico Giuseppe, che nel frattempo aveva vinto il concorso.
Sotto la sua dirigenza l’ufficio, nel 1983, fu trasferito
nell’attuale sede, in piazza, di fronte al Municipio.
Don Pepè
Federico,
amichevolmente "Pepè da Posta", fu direttore della Posta di
Fossato dal 1972 fino al mese di gennaio 1995, con oltre 40 anni
complessivi di servizio nelle poste, per cui la nuova Società
Poste Italiane S.p.A., dall’oggi al domani gli diede il
benservito mandandolo a casa, senza neanche fargli il preavviso.
Per Pepè da
Posta permettetemi di spendere qualche rigo di questa storia. Il
sottoscritto, anch’egli dipendente postale, rientrò al paese
d’origine dopo dieci anni di servizio in un prestigioso ufficio
del centro/nord Italia. In quell’ufficio aveva acquisito grande
esperienza in tutti i servizi postali e telegrafici ed era
considerato uno dei "Jolly", insieme ad alcuni altri colleghi,
ma non sapeva un’ "acca", praticamente nulla, di amministrazione
e gestione. A Fossato ha lavorato per circa 14 anni, suddivisi
in due tempi, e, grazie a Pepè Federico imparò a gestire ed
amministrare un ufficio. Esperienze che al momento opportuno gli
permisero di vincere un concorso e diventare a sua volta
Direttore. Grazie per la sua disponibilità e, soprattutto
per la totale fiducia.
Verso la
metà degli anni 90’ tutti gli uffici postali furono
"informatizzati", con implementazione di sistemi computerizzati,
dicendo addio alla colla, al pennello, alle forbici con le punte
arrotondate e alla vecchia calcolatrice Olivetti a manovella.
Dicevano che così spariva il "cartaceo", con notevoli risparmi.
(Le ultime famose parole…. Montagne di fogli formato A4
sommergono gli scaffali metallici degli odierni uffici postali).
Attualmente
la responsabilità dell’ufficio è affidata alla sig.na
Filomena Cuzzucoli, "fussatota i Fussatu" con
semi/ascendenza "mottishiana", che con grande abnegazione
e spirito di sacrificio personale riesce a mandarlo avanti nel
migliore dei modi, nonostante che la Società Poste da diversi
anni promette ma non provvede ad affiancarle un’altra unità,
necessaria per svolgere la grande mole di lavoro dell’ufficio e
per la soddisfazione dei "clienti". Gli attuali operatori di
recapito sono il sig. Scaramuzzino Pasquale, (Pascalinu
da posta) e la sig,na Cuzzucoli Maria, (Mariedha da
posta).
Per capire
meglio come la storia della Posta di Fossato si è divertita a
ripetersi aggiungiamo che il sottoscritto che scrive, ormai
pensionato (per fortuna), è nipote di quel Don Toto Calabrò u
supplenti; che una delle figlie del postino mastru Cunsulatu
Pellicanò lavora anche lei nelle Poste con la qualifica di
Direttrice; che Pasqualino Scaramuzzino è nipote di Scaramuzzino
Carmelo, che lavorava ai tempi du zzi fficiali, ma che
poi scelse un altro lavoro; che Pepè Federico, Calabrò Antonio,
Pellicanò Consolato erano parenti, più o meno alla lontana, du "zzi
fficiali cav. Antonino Tripodi".
In tutta
questa lunga storia domina il cognome TRIPODI,
a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che questo cognome
svetta in cima alla classifica dei cognomi delle famiglie di
Fossato, (vedere la pagina dedicata ai cognomi di Fossato).
Ci sono
anche note dolenti nella storia dell’ufficio postale di
Fossato, soprattutto nell’attuale sede, definita A.L.S. (Alto
Livello di Sicurezza), la più sicura in quanto dotata di moderni
sistemi di blindatura, a prova di "rapine" e di atti criminali,
che, da quando la Posta è stata privatizzata, si
sono scatenati. La posta di Fossato ne subì quasi 10 (dieci),
una più o una meno conta poco.
Su questi
episodi non ci vogliamo soffermare. Tornerebbero alla memoria
esperienze negative e sofferenze personali che vogliamo
dimenticare, pertanto stendiamo un velo pietoso sulla sicurezza
dell’ufficio postale di Fossato, almeno fino a qualche anno
addietro. Al momento, dopo alcuni adattamenti, possiamo dire che
si può considerare sicuro, uno dei più sicuri.
Per
completezza di informazioni scriviamo anche che i telegrammi e
le lettere da recapitare per "espresso" dovevano essere affidate
ai cosiddetti fattorini telegrafici, che nei piccoli uffici non
esistevano, pertanto questo servizio veniva affidato ai
prestatori d’opera. I prestatori d’opera non avevano una paga
fissa, ma venivano retribuiti in base al numero dei "pezzi"
recapitati, senza alcun contributo previdenziale e senza altre
ritenute. Alcuni ebbero l’accortezza di fare domanda per essere
iscritti all’Albo dei Sostituti, così da poter essere chiamati
in caso di bisogno per la sostituzione di qualche portalettere
assente. Per la conoscenza, l’amicizia, l’affetto che ci lega a
questa persone sentiamo il dovere di citarle perché anche loro
fanno parte della storia della Posta di Fossato. Li nominiamo
così, a caso, lasciando da parte gli anni e i tempi del loro
lavoro: Rosa Musolino, Pasquale e Santo
Scaramuzzino, Franco Fazio, Ninì Ficara, Marisa Pellicanò,
Tripodi Domenico (Nit), Totò Albanese (Caracozza), Ambrogio Immacolata, Maria Cuzzucoli,Totò Cuzzucoli,
Maria Tripodi. Se qualcuno ci è sfuggito gli chiediamo scusa
e lo invitiamo a farcelo sapere, provvederemo a fare i dovuti
aggiornamenti.
Degli
impiegati sportellisti possiamo dire che si sono susseguiti in
tanti, tra assegnati, straordinari e distaccati, e che ci
troviamo in difficoltà a ricordarli tutti. Citiamo il più
anziano, l’indimenticabile Costarella Antonino, di
Pentadattilo ed il più giovane Giuseppe Cuzzocrea,
di San Gregorio, che, forse più di tutti tra gli extra Fussatoti,
è rimasto presso l’ufficio di Fossato.
Ed ora
scriviamo invece qualche nota statistica curiosa, soffermandoci
soltanto sull’apertura delle "Librette".
Abbiamo
finora considerata "data certa" il giorno 11 marzo 1908, data in
cui fu effettuato il primo deposito su libretto di risparmio,
libretto N. 01 emesso a favore di ….(omissis)….
1) Il
libretto N. 50 fu emesso in data 14-02-1910 a favore
di….(omissis)…
2) Il
libretto N. 100 fu emesso in data 10-05-1910 a favore
di….(omissis)…
3) Il
libretto N. 200 fu emesso in data 01-11-1911 a favore
di….(omissisi)…
4) Il
libretto N. 500 fu emesso in data 25-05-1916 a favore
di….(omissis)…
5) Il
libretto N. 1000 fu emesso in data 09-07-1923 a favore
di….(omissis)…
6) Il
libretto N. 2000 fu emesso in data 13-03-1943 a favore
di….(omissis)…
7) Il
libretto N. 3000 fu emesso in data 11-06-1963 a favore
di….(omissis)…
8) Il
libretto N. 4000 fu emesso in data 24-04-1979 a favore
di….(omissis)…
9) Il
libretto N. 5000 fu emesso in data 15-01-2000 a favore
di….(omissis)…
……omissis
anche per tutti gli altri emessi successivamente, compresi
quelli ON LINE.
Non
lasciamoci impressionare da tutti questi numeri. Certo che,
rapportati alla popolazione fussatota, il cui culmine fu nel
censimento del 1951 con circa 3.300 presenze ed a quella attuale
con circa 1.400 unità, questi numeri possono suscitare qualche
perplessità, ma, tra questi numeri, rientrano i libretti
sostituiti per esaurimento pagine e le duplicazioni per
smarrimento.
Qualche
altra curiosità. A volte venivano emessi libretti intestati alla
stessa persona ma con luoghi di nascita differenti. I libretti
nominativi, fino ad una certa epoca, venivano intestati
riportando cognome, nome, paternità e maternità, (quando era
conosciuta), luogo di nascita e condizione.
La condizione svariava da: servo o serva in casa, domestica,
donna di casa, contadino, bracciante, muratore, sarto,
barbiere, possidente, commerciante, bottegaio, falegname,
"segatore", stagnino, levatrice, civile, cancelliere,
benestante, di nobile famiglia, nobiluomo, nobildonna, e se si
trattava di persona non ancora emancipata, soprattutto di sesso
femminile, si scriveva figlia di famiglia benestante…..e
così via.
Altre
note curiose sono rappresentate
dall’originalità delle intestazioni di alcuni libretti emessi
durante il famoso
ventennio.
Alcuni
esempi di intestazione libretti:
1) Libretto N = del 16/10/1923 Dittereale
di Pentidattilo rappr. da… (omissis)…
2)
Libretto N = del
28/07/1925 Associazione Combattenti rappr. da…
(omissis)….
3)
Libretto N = del
28/07/1925 Aggregazione del Carmelo rappr. da…
(omissis)….
4)
Libretto N = del
18/07/1931 Direttore provinciale scuole
rurali di Reggio Calabria (nessun
rappresentante)
5)
Libretto N = del
19/10/1933 Santi Cosmo e Damiano rappr. da…
(omissis)….
6)
Libretto N = del
06/01/1936 Amm.ne Ditta Trezza rappr. da…
(omissis)….
7)
Libretto N = del
17/01/1936 Patronato Scolastico rappr. da…
(omissis)….
8)
Libretto N = del
30/03/1939 Patronato Scolastico di Fossato rappr. da…
(omissis)….
9)
Libretto N = del
14/10/1939 Fascio Femminile rappr. da…
(omissis)….
10)
Libretto N = del
14/10/1939 Gruppo Rionale Fascista G.I. di Fossato Ionico
rappr. da… (omissis)….
11) Libretto N = del 14/10/1939 Opera
Nazionale Dopolavoro rappr. da… (omissis)….
12) Libretto N = del 14/10/1939 Sindacato
Lavoratori Agricoltura rappr. da… (omissis)...
13)
Libretto N = del
07/11/1939 Sindacato Lavoratori Industria rappr. da…
(omissis)…
……..
fermiamoci qui.
La storia ci
dice che il 1 novembre 1936 fu stipulato l’asse Roma-Berlino,
che il 22 maggio 1939 fu firmato il patto d’acciaio e che
l’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940 a fianco della
Germania, cui si unì anche il Giappone, formando la famosa sigla
ROBERTO, (ROma-BErlino-TOkyo).
Ci sorge
spontanea una domanda a cui non sappiamo dare risposta:
A che pro
l’emissione di quei quattro libretti effettuata nella stessa
giornata del 14/10/1939, ed un altro emesso il mese dopo, con la
guerra alle porte?
Come diceva
Manzoni lasciamo a chi viene dopo di noi l’ardua sentenza!
E, tanto per
sorridere un po’, un’ultima citazione a proposito del fumo negli
uffici postali: Parte III, Titolo V, Paragrafo 8. Disposizioni
diverse.
Art. 29. –
Proibizione di fumare in ufizio. (§ 48 dei
Bollettini del 1862).
"Al
Ministero è noto che molti impiegati si permettono di fumare
mentre attendono alle operazioni d’ufizio.
Quest’uso che non fu mai autorizzato e che le convenienze
altamente riprovano in ufizi ove gli impiegati si trovano
in continuo contatto col pubblico, deve assolutamente cessare,
perché oltre il pericolo d’incendio a cui si va facilmente
incontro, principalmente negli ufizi in cui ha luogo la
manipolazione, è impossibile che il fumo del sigaro non
contribuisca a distrarre l’occhio e l’attenzione dell’impiegato,
che con ogni studio deve essere intesa a ben dirigere le
corrispondenze e ad evitare gli equivoci e gli errori che con
tanta facilità si producono.
E’ precisa
intenzione dell’Amministrazione che tale divieto sia
rigorosamente osservato, e perciò i direttori provinciali non
dovranno omettere diligenza veruna onde accertarne le
infrazioni, ed avranno autorità di infliggere una multa a quegli
fra i loro dipendenti che vi contravvenissero".
…….Veramente
lungimiranti i legislatori, non fosse altro che per il pericolo
d’incendio e per la distrazioni dal lavoro, non ritenendo il
fumo del sigaro dannoso per la salute, già nel 1862 vietavano di
fumare negli uffici. Erano Leggi del Regno. Sono dovuti passare
più di 100 anni affinché diventassero anche Leggi della
Repubblica.
Fine della
storia.
Auguri alla
Posta di Fossato, a tutte le persone che ci hanno lavorato ed a
quelle che ci continuano a lavorare. Auguri per altri 100 anni!
NOTE:
Vogliamo
precisare che gli appunti statistici fanno parte della memoria
storica di chi si è impegnato a scrivere questa fantastica
storia, avendo egli stesso lavorato presso l’ufficio per molti
anni. Le fonti delle citazioni di articoli, paragrafi, leggi
sono contemplati nell’ Art. 24.- Regolamento per
l’esecuzione del R. Decreto N. 5764 del 25 novembre 1869 pel
riordinamento dell’Amministrazione delle Poste, a firma di
Vittorio Emanuele II, Re d’Italia per grazia di Dio e volontà
della Nazione. Dato a Firenze, addì 30 giugno 1870.
L’edizione
della Raccolta delle disposizioni relative al Personale delle
Poste e dei Telegrafi, emanate dal 1861 al 1895 fu pubblicata a
Roma nel 1896. Le Maestà, Re d’Italia, che hanno firmato i
decreti e le leggi contenuti nella Raccolta furono Vittorio
Emanuele II ed Umberto I.
"Omissis"
non è un cognome fussatotu, non identifica alcuna persona
giovane, né anziana, né vecchia e né persone che godono del
riposo eterno. Tutto quanto scritto, con le imprecisioni o le
inesattezze inevitabili, vuole solo essere un omaggio alle
persone citate che con il loro lavoro ed il loro impegno hanno
mantenuto la funzionalità nel tempo dell’ufficio postale del
nostro paese, consolidando la sua stabilità, nonostante il
depauperamento anagrafico degli ultimi cinquant’anni, (oltre
3.000 residenti degli anni 50’, poco più di 1.400 attuali).
L’ufficio postale è cresciuto, offrendo un nuovo ventaglio di
servizi inimmaginabili fino a qualche decennio addietro. Il
nostro augurio è che possa continuare ad andare avanti nel
migliore dei modi almeno per altri 100 anni.
I numeri
citati hanno solo fine statistico. Niente di quanto scritto sarà
utilizzato per scopi diversi se non quello di offrire ai nostri
cari fussatoti spersi e sparsi per il mondo un servizio,
una memoria che li faccia "virtualmente" tornare alla loro
origine, anche attraverso i ricordi dell’ufficio postale, e
della conoscenza delle persone che in esso hanno passato parte
della loro vita.
Mastru
Cunsulatu Pellicanò prima di fare il postino faceva il sarto (da
cui Mastru), ed aveva avuto la concessione del
primo PTP (Posto Telefonico Pubblico) di Fossato.
Le
"ngiurie", diciamo meglio soprannomi, sono state
usate al solo scopo di identificare le persone nominate,
considerato l’alto tasso di omonimia esistente nel nostro paese.
Tinturi
non è ngiuria e neanche soprannome. Era il mestiere che
esercitava il sig. Giuseppe Tripodi, padre di cumpari Micu e
nonno di Carmelo, Eugenio e le loro numerose sorelle.
Pusteri
trova riferimento nell’odierno operatore di recapito, già
postino, ed è alla quarta generazione.
Questa
cronistoria è dedicata a tutti i "fussatoti" residenti ma
soprattutto a quelli che il destino ha portato lontano per il
mondo. A loro inviamo, come sempre, il nostro più affettuoso
saluto.
Francesco
Pellicanò, gennaio/febbraio 2008.
RICHIESTA
UFFICIALE DI INFORMAZIONE
Da: Francesco
Pellicano
A: Il Gabbiano
Traversa I
Campolo
24
Viale Europa, 175
89064 Montebello
Jonico RC
00144 Roma
319237 97661 (n.ri
mia etichetta)
ilgabbiano@posteitaliane.it
Oggetto:
Ricerca.
Spett.le
redazione, io sottoscritto, ex dipendente PT in pensione, mi
rivolgo alla nostra rivista per un aiuto, forse, fuori dal
comune. Ho lavorato per molti anni presso l’ufficio postale del
mio paese d’origine (89060 FOSSATO JONICO), la mia voglia di
fare e di non stare con le mani in mano, mi portava spesso a
mettere ordine tra i vecchi registri Mod. S, a volte
scompaginati e bisognevoli di opera di “ristrutturazione”.
Pazienza e scotch mi permisero di rimetterli in sesto. La
curiosità mi portò ad osservare che nel registro n. 1, il primo
libretto di risparmio, (la famosa “libretta”, come veniva
chiamata), è stato aperto nel mese di marzo 1908. Affidatario
della “commessa” per l’apertura dell’ufficio postale risultava
essere certo Tripodi Antonino. Presumo che il prossimo anno
possa ricorrere il centenario dell’apertura, ma non ho dati
precisi, né ho la legittimità di prendere visione degli antichi
documenti che probabilmente non esistono più, tranne i
menzionati Modd. S. Volendo scrivere un bel memoriale
sull’ufficio postale e pubblicarlo sul sito internet dedicato
esclusivamente a Fossato Ionico, ed a tutti i Fossatesi sparsi
per il mondo, chiedo se questa nostra rivista possa aiutarmi
fornendomi più dati possibili, oppure indirizzarmi dove poter
avere notizie certe, per poter ricostruire la storia
dell’ufficio, e delle persone che vi hanno lavorato. I dati
dell’ufficio sono i seguenti: 89060 FOSSATO IONICO, Frazionario
53/134, sito nel Comune di Montebello Jonico, provincia di
Reggio Calabria. I miei compaesani emigrati in ogni parte del
mondo ci seguono attraverso il sito, soprattutto i più anziani
vogliono virtualmente ritornare al paese d’ origine. Tutto il
personale dello staff è proprio impegnato a dare loro immagini,
notizie, storia e personaggi del nostro paese. Credo che la
Posta sia per tutti il simbolo di ogni paese, ancor più per i
Fossatesi molto legati alle loro origini. Mi auguro di poter
avere da parte della rivista più notizie possibili, per le quali
ringrazio anticipatamente. Auguro a tutti un buon lavoro, come
finora svolto e porgo distinti cordiali saluti. Grato per un
cenno di riscontro.
Firmato:
Francesco Pellicanò
E-mail:
frpellicano@virgilio.it
Tel.
0965782385