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COMU SI FACIVA U PANI NA VOTA
Tralasciando le vecchie usanze che imponeva ad ogni famiglia seminare i
campi e tenere una certa quantità di cereale per il fabbisogno familiare
e per tutto l'anno, oggi poche persone continuano questa tradizione. Un
amico d'infanzia, Nino Foti, pur apportando leggere innovazioni esercita
la nobile arte di fare il pane. Ci ha invitati a casa sua a seguire
tutte le fasi: dalla cernitura della farina con un vaglio (crivu),
impastatura fino all'infornata delle pagnotte e poi delle frise.
Tenteremo di illustrare le varie fasi aiutandoci con le immagini
scattate durante la lavorazione.
Si prepara a
maidha, il contenitore di tavole ben levigate e lisce su dei
trespoli metallici (i trispiti), al suo interno si passa
al vaglio (crivu) la farina selezionandola dalla crusca
(simula), di solito una ventina di chili, a seconda della
capacità del forno. Poi in acqua calda, diciamo un pò più che
tiepida si scioglie il sale e il lievito, oggi quello di birra
ma una volta lievito naturale che ci si prestava tra le
famiglie. Si versa l'acqua con il lievito ed il sale sciolti
dentro la maidha (foto1) e si incomincia a mescolare la farina
omogeneamente e lentamente avendo cura di amalgamare il tutto in
pasta liscia (foto 2). Quando l'acqua incomincia ad assorbirsi
inizia la vera impastatura. La delicatezza del rimescolamento
lascia il posto a movimenti più rapidi e continui. La farina non
deve lasciare granelli intoppati (grumuli). Questa fase ha
termine quando l'impasto diventa morbido e filante e non si
attacca alle mani (foto 3). |
(foto 1) Si incomincia a
mescolare l'acqua calda con la farina |
(foto 2) Prosegue il mescolamento della farina |
(foto 3) L'impasto prende già
forma |
Una volta
completata questa operazione si procede alla seconda fase
dell'impastatura: è ora du cristenti (foto 4-5) o criscimogna. Si aggiunge
ancora dell'acqua tiepida e si impasta voltando e rivoltando il
tutto e premendo con i pugni chiusi per raggiungere la base
dell'impasto in modo che l'acqua sia assorbita omogeneamente dal
tutto. per un buon quarto d'ora si mina e si rimina u pani.
Sulle dita e sul dorso delle dita rimane attaccata la pasta
ancora acquosa e non amalgamata. Spesso chi impasta deve
strofinarsi le mani per liberarsi dall'appicicaticcio fastidioso |
(foto 4) U criscenti |
(foto 5) Si procede al taglio delle pagnotte |
Quando la pasta
è bene amalgamata, l'acqua du criscenti completamente assorbita
e la stessa non si attacca più sulle mani, è finita
l'impastatura del pane. La si copre con un panno e si procede
alla fase successiva. Si schiana u pani ovvero si taglia la
pasta ca rasola in piccole quantità che poi con maestria le
donne modellano in forme (in questo caso a pagnottelle delle
dimensioni di circa 15 cm. di diametro e le si pongono nel letto
a lievitare avendo cura di coprirle con coperte che mantengono
una temperatura tiepida che facilita la lievitazione. Intanto il
mastro fornaio ravviva il fuoco precedentemente acceso nel
forno. Mette a bruciare legna e rami di potatura di ulivi. Una
volta venivano utilizzate i jinestri e i spinari raggruppate in
fascine di grosse dimensioni (foto 6-7-8-9-10) |
(foto 6)
Le prime pagnotte |
(foto 7) Si posano sul letto |
(foto 8) In attesa di lievitare |
(foto 9) Il forno infuocato |
(foto 10) Temperatura adatta |
Il forno viene
continuamente rifornito di legna e rami perchè deve raggiungere
una temperatura di almeno 180 gradi, necessaria alla prima
cottura delle pagnotte e poi ad una seconda cottura delle stesse
tagliate orizzontalmente in due (i frisci), che devono essere
completamente essiccate ed indurite, in modo tale da renderle
friabili e croccanti. All'interno della volta del forno c'è, fra
i mattoni refrattari cotti a sole, una pietra di colore grigio
(foto 11) che si schiarisce man mano che la temperatura si innalza. Il
mastro fornaio, dalla colorazione che la stessa assume, sa che
non deve mettere più legna. Il lavoro
allora assume una concitazione particolare. Con estrema velocità
e destrezza provvede a rimuovere le braci trascinandole verso
l'esterno con il tirabrasci. Un attrezzo dal lungo manico in
legno in cima al quale sono fissate in orizzontale delle tavole
della lunghezza di circa 30 cm. e |
dell'altezza di
circa 10 cm. Poi con una pala di lamiera provvedere a svuotare
il forno dei tutte le braci e tizzoni accesi. Una volta svuotato
completamente con un altro attrezzo (u scupulu), sempre dal
lungo manico in legno in cima al quale vengono fissati e legati
degli stracci che imbevuti d'acqua, puliscono la base del forno
da qualsiasi altra traccia di cenere ed altre scorie. Il pane
deve poggiare sempre sui mattoni puliti, evitando così
l'incrostazione con piccoli tizzoni o cenere. Si scumbogghia u
pani e con movimenti sincronizzati le pagnotte vengono posate
sulla pala con la quale il mastro fornaio le deposita
all'interno del forno, incominciando dai lati esterni e
proseguendo su file parallele fino al completo riempimento dello
stesso. Man mano che le pagnotte vengono infornate già le prime
si rigonfiano ed assumo un colorito dorato. (foto
12-13-14-15-16) |
(foto 11) Si tolgono le braci |
(foto 12) Restano pochi tizzoni |
(foto 13) Si pulisce cu scupulu |
(foto 14) Si incomincia a
infornare |
(foto 15) Segue l'infornata |
(foto 16) Il forno è quasi pieno |
Appena finita
l'operazione di infornatura già si deve procedere all'estrazione
delle prime pagnotte, già cotte e fragranti. Tutta l'operazione
non dura più di mezz'ora. Sfornate tutte le pagnotte si procede
al loro taglia in orizzontale (una vola si usava u filu i liami,
oppure del semplice spago, che facilmente dividevano in due metà
quasi uguali le stesse. Completato il tagli, prima che il forno
perda calore si procede all'ultima infornata, le frise per
l'ultima cottura. Una volta inserite nel forno si provvede a
chiudere lo sportello metallico e lo si sigilla con dei panni
inumidite. Si provvede ad otturare il buco laterale della
cupola, che fino a quel momento era servito ad immettere aria
fredda esterna nel forno che spingeva in alto il fumo prodottosi
con il bruciare della legna. Completata questa ultima operazione
(lo si lascia almeno 24 ore per la completa biscottaura, si
farciscono le pagnotte ancora calde con curcuci, mortadella e
peperoncino, solamente con olio e origano a secondo i gusti dei
presenti, e si mangia in allegria il tutto innaffiato con
dell'ottimo vino paesano. (foto 17-18- 19) |
(foto 17) La prima
sfornata |
(foto 18) Le frise da imbiscottare |
(foto 19) Le frise imbiscottate |
Speriamo di avervi dato una buona
spiegazione e fatto vedere come si faceva una volta il pane, tradizione
mantenuta ancora da alcuni nostri paesani. Ci dispiace solamente che, nè
le immagini, nè il racconto possono far sentire l'odore e la fragranza
del pane caldo appena sfornato.
Si ringrazia Nino Foti ed alla sua
famiglia per averci dato ospitalità nella sua abitazione e di averci
fatto rivivere ricordi della nostra fanciullezza. Sotto ci sono dei
piccoli filmati che rappresentano brevemente le varie fasi.
VIDEO:
L'Impasto
-
U
Criscenti
-
Le
Pagnotte-
Il
Forno
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