Fussatoti pinsirùsi 5 LA VISITA Il mese di agosto era trascorso come quello degli anni precedenti, né più e né meno. Il caldo torrido e l’afa l’avevano fatta da padroni ma i fossatesi non avevano mancato alcun appuntamento. La partecipazione alle manifestazioni è stata di buon livello, ancor di più la sera quando la calura scemava. Quel paio di gradi di temperatura in meno rendevano l’atmosfera più gradevole e quel filino di aria più fresca piaceva un po’ a tutti, grandi e piccini. La piazza si riempiva. Anche Giovanni e Carmelo si sono sentiti onorati di partecipare, ma ora, a bocce ferme, altri pensieri occupavano la loro mente. Da tempo avevano in pensiero di far visita a compare Francesco ma col caldo di agosto non se la sentivano. Ora con la rinfrescata decisero che era arrivato il momento. Compare Francesco era un po’ cagionevole di salute e stava un po’ ritirato. Giovanni e Carmelo fecero le spesucce che dovevano fare, anche per non presentarsi a mani vuote. Non è che compare Francesco ci tenesse tanto ma, con i vicini che guardavano, era meglio avere qualcosa in mano. Infatti erano molti i vicini che quel giorno si intrattenevano con lui. La giornata non era molto calda e più di uno aveva approfittato per fare le visite. Compare Francesco era sempre lì al suo posto e sembrava che avesse voglia di parlare, dire le sue cose, confidarsi. E Giovanni e Carmelo sembravano capitati a proposito. I vicini si ritirarono con discrezione lasciando soli i due con compare Francesco che cominciò a parlare: “Buon giorno amici miei, è passato tanto tempo dall’ultima volta che siete venuti a trovarmi, come state, avvicinatevi non state lì impalati, appoggiatevi”. “Avete ragione, disse Giovanni, era tanto che volevamo venire ma, rimanda oggi e rimanda domani il tempo è passato e non ci siamo accorti”. “Ma ora siamo qua, intervenne Carmelo, e stiamo un po’ con voi. Ma voi, piuttosto come state, come vi trovate, siete sempre circondato di buoni vicini”. “Sì, è vero, la compagnia non mi manca. E’ il tempo che non passa mai, sembra eterno. Ma voi vi siete scomodati, come al solito. Non era necessario, basta la presenza”. “Non ci pensate, compare Francesco, è poca cosa. E’ il minimo.” “Sono molto contento di sapere che siete qui. Sapete, il tempo, a volte sbiadisce tante cose. La polvere si deposita e consuma. Ma voi che novità mi portate, come ve la passate. Avete avuto i soliti impegni quest’estate. Musica, rumori e luci giù al centro, come al solito. Si sentivano anche da qui”. “Sì, come al solito, è andato tutto come doveva andare, come ogni anno. Tutto bene. Ma parlateci di voi che noi vi stiamo ad ascoltare”. “Che volete che vi dica, qui tutto sembra vecchio, come vi dicevo il tempo sembra non passare mai, tutto sembra immobile. Ogni tanto arriva qualche nuovo vicino e ci raccontiamo le nostre storie. L’altro giorno, per esempio, è arrivato uno che veniva dall’estero, da un paese del Nord. Era tanto stanco e non vedeva l’ora di riposarsi, l’hanno sistemato in una viuzza qui vicino. Doveva essere veramente molto stanco, ancora non si è fatto vedere. Qualche altra volta, magari, vi racconterò. Per quanto mi riguarda, voi lo sapete, non è che la mia salute sia eccellente. Se mi metto a raccontare quello che ho dalla testa ai piedi facciamo nottata e non vi voglio trattenere.” “Ma no, disse Carmelo, non vi preoccupate, siamo venuti apposta, raccontate.” “Non so neanch’io da dove cominciare. Se comincio dalle testa vi dico che i capelli stanno radiando, mi sento gli occhi infossati e la cervicale che mi consuma, mi irrigidisce il collo. Non riesco più ad alzare le braccia, il cuore sembra che non batte più, i polmoni a malapena, la cistifellea bloccata…”. Giovanni e Carmelo ebbero l’impressione che compare Francesco avesse qualche difficoltà a continuare e che le sue condizioni di salute fossero davvero critiche. Gli dissero di calmarsi e di prendere fiato, non volevano che si stancasse. “Non vi agitate, compare Francesco, non vi stancate. Magari un’altra volta…”. “No, no, ormai che siate qui: sapete le coste non si allargano più di tanto, ho qualche difficoltà col respiro. Non riesco ad usare più le mani, sono impossessate dall’artrosi. I gomiti si sono irrigiditi. Le gambe lo stesso. Non mi reggono più e non posso stare alzato. Tutto il tempo lo passo coricato. Ora anche i piedi si stanno deformando, colpa dell’acido urico. Poi, ultimamente, non mi aiuta neanche lo stomaco. Non digerisco tanto bene e non mangio più. Mi sembra di essere dimagrito. Mi sembra di essere pelle e ossa. Solo i capelli e le unghie mi stanno crescendo. Insomma non mi sento tanto bene …..sento solo un grande sonno”. “Non vi stancate, compare Francesco, non vi agitate che vi fa male. Riposatevi. Noi stiamo …. stiamo ancora un po’ con voi, vi facciamo un po’ di pulizia, se non vi disturba. Compare Francesco non si disturbava. Carmelo prese il secchio, lo riempì dalla vicina fontana poi con la spugna iniziò a togliere la polvere, mentre Giovanni riempiva i portafiori e sistemava i fiori. Pulirono anche il portafoto e lucidarono la foto. Passarono la spugna anche sul marmo che tornò pulito e lucido. Misero i fiori secchi nella busta. Lasciarono pulito e in ordine. Un ultimo sguardo a compare Francesco, un requiem per lui ed i suoi vicini. Rimasero in silenzioso raccoglimento. La visita era fatta. Alla prossima compare Francesco. 10-09-10 Frape.
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