TERRA AMARA ovvero L’AMORE STRANO
Quando spunta il sole dietro il Mancuso, in questo agosto denso di ricordi, i miei vecchi anni sono in sussulto e guardo, oltre Pampogna, il Casaluccio, il Serro.
Strano questo amore.
Se mi volto indietro nel tempo un brivido mi scuote ché sono solo e gli amici sono persi sulle strade del destino. Qui ora al vento del mattino mi stringo forte tra le spalle, strizzo gli occhi e, forse, dentro piango.
Strano questo amore.
A che serve ricordare? Coraggio!
Ma l’odore della nepitella che colsi sotto un’armacèra mi riporta indietro e ritrovo me bambino. E rivedo quegli occhi di nocciola scintillanti e l’irrequieta rondinella di un mattino.
Strano questo amore.
Mi lega stretto, abbarbicato come radice di quercia a questa terra inappagata, al sangue che canneggia nelle vene, che grida rauco, che parla un italiano incerto. Ma sotterraneo gorgoglia, scava attorno alle pietre scabre e irrora – liquido, caldo, denso – questa carne partorita da madre innamorata, disperata, sfatta.
Strano questo amore.
Che mi fu rubato.
Ti amai bambino, tanto, tanto e la gioia all’improvviso si cangiò in pianto. E fu vento amaro, sugo di cipressa, zargàra allapparata, lacrime asciugate da un treno di rapina. E fu notte fonda, fredda, siderale.
Strano questo amore.
Poi passarono anni, tanti anni e tornai al Passo dimenticato, delle voci perse, del vecchio amore, della vita stanca, della lontana eco delle litanie di Rosa Ciurna, dei lamenti delle anime inquiete, dei ritorni. Tornai e fui solo.
Strano questo amore.
Che dà fiato, speranza. Che parla col respiro dell’erba secca e poi riposa sulle pietre di questi muri morti, sbrecciati, monchi.
Strano questo amore.
Voi non sapete questa terra, amata, odiata, sognata, maledetta. Terra mia matrigna. Terra delle profezie. Vellutato dono del destino.
Strano questo amore.
Mia carne, respiro, occhi di ragazza che mi ascolti, irrequieto desiderio giovanile, sogno che inganni il sonno del mattino e l’ultimo sospiro della sera. Amore infinito che non si estingue, sangue che si raggruma nelle tempie, linfa pulsante nelle vene, odore sfatto di seccume, balsamo per occhi arsi. Amore disperato che mi sfuggi, mi struggi, mi respingi, che mordi a sangue questa carne.
Strano questo amore.
Terra amara, terra mia. Ora la bocca si restringe secca sulla lingua. Ma sotto questa terra a me dolce finalmente verrà pace.
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