DIZIONARIO FOSSATESE LETTERE "I e J"In primis... ....iì!, iì!....iì! ...iì cc!: vai, muoviti!; incitamento all’asino perché vada, si muova, cammini; ed è l’imperativo latino del verbo andare: ire! E non di rado usato, sempre come incitamento, per persone alle quali....o Dio! , non si vorrebbe dir direttamente. ASINO! Inci: potrebbe essere un abbreviativo di incitare, ma ha anche il significato di mossa, atteggiamento, posizione. Non fari inci: non far mosse, non assumere atteggiamenti. Iniziu: inizio, principio. Insitari: (vedi nsitari) Intrafora: alla rovescia, il di dentro verso il fuori. linguaggio corrente era facile dire 'ntrafora e si usava anche per dare specificazione del carattere, dei modi, di una persona che ragionava, proprio, al contrario. Intrasatta, a ntrasatta: vedi antrasatta. Isari: alzare, alzarsi...svegliarsi...cominciare. Isa, isa: appena appena; quanto è sufficiente per ; senza disperdere un attimo d'energia. Campamu isa, isa: viviamo; con il minimo indispensabile per una vita...dignitosa. Italia: per la verità, nel linguaggio corrente si dice Talia, ma si dia un po' di dignità ... a questa povera Penisola! Diverse le opinioni sull'origine; piace, però, rammentare che potrebbe avere il significato di "Paese di pace"?
Insustari: (meglio nsustari, vedi) infastidire, irritare. Ispanu: (meglio spanu) senza barba, dalla faccia glabra; dai lineamenti effeminati.
LETTERA “J” Jacciu: ghiaccio, molto freddo, gelato. Ndaviti i mani jacciu: avete le mani fredde....come il ghiaccio. Stamatina ndavi jacciu: stamattina è molto freddo....è gelato....c'è ghiaccio. Nci dissi i tutti i culuri....ma jddu jacciu! Gliene ho detto di tutti i colori, ma lui: ghiaccio!, non s'è scomposto, non ha voluto capire; è rimasto freddo, come il ghiaccio. Jacciu nda testa: a) mettere la borsa di ghiaccio in testa ad un malato..... b) aver la testa fredda, senza idee, ....vuota. Jaddazzita: (oppure gaddazzita) sorta d'erba spontanea adatta anche all'alimentazione umana. Fig. erbette di campagna che dev'essere bollita fresca, turgida, succosa. Pariti na jaddazzita: sembrate una di quelle erbette...allegra, stizzosa, pimpante.... Jaddina: gallina. Jaddini (compresi galli e galletti) pollame ruspante. o da cortile che produce uova e carne. Jaddina vecchia faci bbonu bbrodu: gallina vecchia fa buon brodo......facile! Quandu la gagghia e qquandu la pipita, la jaddinedda mia è sempri malata: (gagghia e pipita) sono due modi di gracchiare del pollame; infatti tendevano a far dei suoni simili a cra cra cra; piip piip piip, con un male o con un altro la mia gallina è sempre malata...... ma vuol dire anche che non si ha voglia di far qualcosa. Non si tratta di malattie! Vedere le voci: gagghia e pipita. Jaddinedda: gallinella; poco più che un pulcino. Si diceva anche di un volatile, migratorio, del peso di circa 500 gr. Una cantilena...per un gioco: jaddinedda zzoppa zzoppa quantu pinni teni a ngoppa? ...eu ndi tegnu vintiquattru unu, ddui, tri e... qquattru. Bambini e bambine, in un gioco comune, tenendo una gamba alzata, facevano un giro prescritto, attraverso vari ostacoli, canticchiando “gallinella zoppa, zoppa; quante penne hai in corpo?” Ne ho 24: uno, due, tre e quattro. Pariti na jaddina spinnata: sembrate una gallina che ha perso le penne, discinta, disordinata. Il pollame muta il piumaggio in autunno inverno ed in tal periodo le galline non producono uova:
ssigghinu. (vedi. ssigghiari). Jaddinaru: pollaio; stia per l'allevamento ed il trasporto del pollame, di solito costruita come una piccola casetta con opportuna tettoia...ed esteso cortile esterno, recintato, ma senza tetto. All'interno: alcuni assi di legno, quasi orizzontali posaturi, posto dove il pollame riposa la notte; u nidu, il nido: un cesto con della paglia ed un uovo...finto; u mbiviraturi, una ciotola con acqua..... U me' jaddinaru: significa anche casa mia, il posto dove posso riposare...seppur piccolo, con pochi servizi....mi consente di stare tranquillo....e, si diceva per indicare la figliolanza...soprattutto quand’era tutta del genere femminile . Trova nu jaddinaru pi stanotti: trova un posto per dormire....questa notte. Nu sulu jaddu....ndo jaddinaru, l'atri su capuni! un sol gallo in un pollaio....gli altri (se ve ne sono maschi), sono castrati, capponi. Uno solo comanda....gli altri obbediscono. Jaddu, jadduzzu. Jaddazzu: gallo, galletto. Si usava per indicare persona dalla presenza, ed atteggiamenti, altera....superba. A Pasca nci livai quattru jadduzzi: per Pasqua gli ho regalato quattro galletti. Ndi carriastivu jadduzzi!: ne avete regalati di galletti! Avete avuto tanti ...mezzucci! Tradizioni: a) in dipendenza del ceto sociale e del rapporto d'amicizia, si regalava un gallo o cappone ad una giovane coppia di sposi, per il loro matrimonio, anche senza essere stati invitati; Me figghiu, u medicu, quandu si maritau, cugghiu triccenti jaddini: (pollame, in genere), (la mamma, orgogliosa...e, un po' superba), mio giglio, il medico, per il suo matrimonio ha ricevuto 300 tra galletti e galline. b) l'alimentazione principale di una puerpera, nei primissimi giorni dopo il parto, era costituita da brodino e carne di galletto. A cantata du jaddu: pronti ....quando canta il gallo! Canto del gallo.... Il tradimento di S.Pietro. Cantau u jaddu, isamundi: alziamoci è l'ora...il gallo ha cantato! Quant'avi chi cantau u jaddu...è tanto che ha cantato il gallo; è già l'ora, da un pezzo Ma anche: acqua passata...da molto che non possono accadere...certe cose. Jaddu, Peppi jaddu: Beppe gallo.... chi canta per allegria....e chi per far la spia canta Beppe! per farsi sentir dagli altri.... Ammenz'a nnu'...non ndavi Peppi: tra noi ...nessuno tradisce. Jadduzzu bugghiutu: galletto bollito senz'alcun aroma, alimento ideale per gli ammalati Nci mmazzai ddu jadduzzi: aveva tanta necessità che... gli ho cucinato più volte galletto....bollito. E' nutili chi ffai u jadduzzu: è proprio inutile che ti atteggi tanto...che fai tanto il galletto. Jaddinazza: non è una grande gallina....è la ...popò delle galline! Jadduni, jadduneddu: vallone, valloncello. (vedi voci gadduni, gadduneddu). Senz'altro d'origine francese. Jambali: gambale e gambali, specie di calza di cuoio o di gomma allacciata o abbottonata sul davanti che proteggeva le gambe; in uso soprattutto da parte dei militari e dei Carabinieri. Mi misi i jambali: mi sono messo gli stivali....mi sono messo in movimento, subito. Ndi strudja jambali: ne ho consumato di scarpe.... (Carducci?!) Jambeddu: (oppure gambeddu) da gamba (jamba ora, invece anca), pezzo di legno molto robusto (ora anche in metallo) a forma di boomerang; pezzo di legno curvo con dentini di tenuta ai terminali....che serve per appendere il maiale appena ammazzato e spelato, per le zampe posteriori, praticando dei fori sull'articolazione femoro-tibiale ed inserendo da ambo i lati il terminale in modo da fare restare le "gambe divaricate" e poterlo appendere passando la corda nella parte centrale ricurva, in modo tale che tutto ...disteso...consenta di poter fare i tagli opportuni, secondo le usanze locali. E' ddrittu comu nu jambeddu: (in dialetto diritto e dritto hanno stessi ortografia e suono), cioè intelligente, attivo, attento....come un legno ....curvo. Si dice di uno spilungone che si muove dinoccolandosi. Jambuni: (oppure gambuni) gambone, coscia di maiale...oggi zampone. Una parte della coscia del maiale salata e seccata. Di solito una zampa anteriore salata si usava per il pranzo di carnevale.....ben cotta, era distribuita a tutti i commensali....e, guai, a rifiutare! U facistivu u jambuneddu?: avete già cotto il gambone.....E' già carnevale per voi....L'avete fatta grossa.... Jamprari: (vedi amprari) appendere, stendere, sciorinare, allargare. Dal latino amplare e dal greco aplos: stendere, allargare. I pezzi lordi i jampramu a casa: le pezze sporche le...stendiamo in casa. I panni sporchi si lavano in famiglia. Jamu: andiamo. Dal verbo jri. Non ghjamu, non andiamo. Janchiari: sbiancare, lavare con molta energia fino al bianco "cinque stelle", utilizzando anche opportuni prodotti sbiancanti. Janchijau nda facci: è sbiancato in volto, per la paura, per l'emozione.... E' nutili chi jianchij: è inutile sbiancare, diventare pallido, per paura, per stizza, vergogna... Janchiceddu (a): quasi bianco, bianchino. Nome facilmente attribuito ad animali domestici: bianchino (a)...una capretta, una giovenca, un'asina... A cammiscia è janchicedda: la camicia è....quasi bianca, insomma di qualità (del colore) accettabile. E’ janchiceddu: (un avvocato, un medico, un artigiano) è un po' bianco di capacità, preparazione, volontà ma in fondo è accettabile la sua prestazione. Jancu: bianco, pulito, ...ma un po' sprovveduto. Fichitu jancu: fegato bianco, fifone, timido, pavido.
Jargia: (a) (recente importazione) gabbia per animaletti ed uccellini. (b) parte del viso al di sotto delle ossa mascellari. Jargialata: schiaffo, molto violento, diretto alla parte vicino al mento. Jargiali: la parte inferiore del muso del maiale. Era usato nel senso spregiativo per indicare una parte della faccia... un po' deforme o per volere offendere qualcuno o riferito a chi parla male e molto. Jargianò: (anche Jaddicianò) Gallicianò.. vedi Gargianò. Era famoso un detto di persone molto anziane: oh ggenti di jargianò, li sindichi su ddocu, si o no? (gente di Gallicianò, i Sindaci ci sono, si o no?) come per dire: se non lo sapete voi ... Jargianisi: (vedi Ggiargianisi). Jaridda: (pl. Jariddi, si dice anche garidda, gariddi): traveggole, sorta di liquido denso di colore giallastro che si formava ai lati dell'occhio, impedendo, talvolta, o comunque disturbando la visibilità; spesso conseguenza di congiuntiviti ma non di rado (forse la norma?), mancanza di attenzioni igieniche. Pertanto si diceva: ndai i jariddi a chi non vedeva bene... o non usava spesso acqua e sapone! La dizione garidda, per la verità, era usata da un certo .... ceto presuntuosamente nobile, presumendo di ...pulire il termine. Jatta cinnirusa: poiché il gatto, notoriamente pigro, sornione, preferisce star accanto al fuoco, vicino alla cenere, s'è detto allo stesso modo di persona pigra, sonnacchiosa. indolente, svogliata. Jattu: (a) gatto (a); furbo, attento, vigile, silenzioso. A jatta prescialora faci i jattereddi orbi: (letter.) la gatta che fa in fretta, fa gattini ciechi; chi opera in fretta, senza riflettere, senza molta cura, rischia di perdere buona parte del frutto degli sforzi; rischia di vedere mutilato il prodotto. U jattu zzoppu campa assai: il gatto zoppo, mutilato, ferito diventa talmente furbo che riesce a vivere a lungo, più a lungo di altri, cioè non è detto che proprio perché invalido debba morire, anzi apprendendo ad essere più attento, vigile....riesce a vivere più a lungo ....assai a lungo. Talvolta si dice proprio jattu zzoppu per indicare persona provata da molti malanni nonostante i quali tira avanti...abbastanza bene. Jattu venat’indi!: il gioco a nascondino...le regole, quando ormai ognuno aveva raggiunto il proprio nascondiglio...una voce, fuori campo e non interessata al gioco dava il pronti! a voce alta, con questi termini, alla...”morte“ (si chiamava così colui o colei che era interessata al ritrovamento di tutti gli altri!). Jazzu: tana, cuccia; Si usava, in senso dispregiativo anche per indicare il letto. I me' vacchi ndannu nu jazzu i filici: la stalla delle mie vacche ha una lettiera di felci:
1) posso permettermi, perché possiedo anche terreni dove allignano le felci, di procurare lettiere comode; 2) atteggiamento altero (si direbbe anche superbo), da parte di chi possiede veramente un letto con materassi etc. e non soltanto un luogo dove riposare. Jditata: una ditata, una toccatina appena. Jditu: dito, qualsiasi della mano o del piede. Una misura molto vaga ma nel senso di poca cosa. Nu jditu i butti, però, pur essendo poca cosa rispetto alla botte è tanta rispetto a chi l'ha bevuta! Jeddu: (a) scemo, incapace, stupido. Il termine ha il significato originario di ...."con le gambe storte", cioè con le ginocchia che si toccano e, strisciando l'uno sull'altro e producono spesso lesioni alla pelle. Dal greco kellos Jelu: brina e ghiaccio. Jenca: giovenca; vacca giovane non ancora pronta per la riproduzione. Sia al maschile sia al femminile (vedi. sotto) era usato come temporaneo soprannome o ingiuria per persone che lo meritavano. In maniera particolare si diceva di giovane donna molto, molto, molto aperta di idee di rinnovamento, con naturali e sensibili ricerche e scelte su piazza ed alla luce del sole. Non di rado questi atteggiamenti nascevano da profonde esigenze fisiche che, comunque, si radicavano sia singolarmente sia... nella famiglia. Come dire: " l'ha fatto mamma...lo faccio anch'io" Jencu: torello, toro giovane d'età e di sviluppo. Normalmente si usava dire ndannu u jencu sono proprietari di un torello, per quelle persone che, oltre naturalmente al possesso di un animale, avevano anche l'autorizzazione per mettere su, organizzare e gestire una stazione di monta. Si pagavano le tasse, si richiedevano le visite del veterinario.....e si sottostava anche ai controlli: finanza, igienico-sanitari etc. Con il passare del tempo le famiglie che gestivano quest'attività....finivano quasi per identificarsi nella forza fisica, bruta bellezza...del toro da monta. Jettafocu: butta fuoco. Usato come soprannome per persone che hanno un certo modo di parlare male di tutto e di tutti. Jettatura: iella, sfortuna, disdetta, ma anche malcontento, dissapore.
Jettaturi: chi porta jella. C'era un uomo, allampanato, altissimo, sempre vestito a nero, straccione e piuttosto sporco... soltanto l'averlo visto, non portava bene, eppure era un poveraccio che amava vivere così, come un barbone dei giorni nostri, avrebbe avuto la possibilità di vivere meglio?! Jettitu: getto, gemma, protuberanza; (in senso lato) figliolanza, successori. I jettititi, di me' jettititi: (sarebbe) i figli dei miei figli. Jffula- jffulata - jffuletta - jffuluni: (dal francese gifle, schiaffo) per dire schiaffo, ceffone...di varia intensità e significato....secondo il vento che produce l'avambraccio nel movimento Onomatopeico! Jmbu: gobba, gibbo. La forma dialettale potrebbe esser la trascrizione di gibbo. E' usato frequentemente per indicare difetti fisici e ...scarse qualità morali. Non guardu u jmbu i nuddu: non guardo gli interessi di altri....mi faccio i fatti miei. Non critico i difetti di altri. Non provvedo alle necessità degli altri. Era di uso frequente nell'imprecazione malanova! malanova e jmbu! Come se al nefasto augurio di una cattiva notizia si aggiungesse, ad essa, un ulteriore difetto. Jmburutu. (a) gobbo. Chi ha il difetto, talvolta acquisito, della gobba. U jmburutu porta furtuna....a jmburuta...sfurtunata è: vedere un gobbo porta fortuna. Del tutto alcuni portano un piccolissimo amuleto....una statuetta di un uomo, con tanto di cappello e gobba Mentre la donna con la gobba è soltanto sfortunata. Tutte le dicerie, chi nasconde la sua gobba...per timore, vergogna.... Chi, invece, la mette in mostra presumendo di portare fortuna....Chi pensa che la sua gobba sia il risultato dei suoi comportamenti. Jnchiri: (la forma jnkhiri, sembrerebbe più idonea).
( pron. Con J tedesca, molto piena e trascinata): riempire, colmare. Nci jnchiu l'occhiu: gli è parso buono, simpatico. Jnkhitura: le fasi crescenti della luna, come se fosse: "riempitura" di parti vuote.
Jnestra: vedi hjnestra.
Jocu: il gioco, il passatempo, il divertimento di ogni genere e di ogni momento. Vedere al capitolo jocura. Joculanu: non tanto chi è dedito al gioco, quanto chi è allegrone, scherzoso, simpatico! Attia! Joculanu! Quando non si vuole dir chiaramente chi è…il tale! Ma si vuol far capire che non è totalmente sconosciuto!.. Insomma un discorso, un po’ diplomatico, per dire: "io so chi sei". Jornu: giorno, giornata lavorativa. Periodo della giornata di piena visibilità. Sbrigativi cu jornu: fate presto; sbrigatevi finché c'è luce diurna; non fatevi sorprendere dalla notte. Ndavi ddu uri chi ffici jornu: è da due ore che è giorno, piena luce. Grave rimprovero a chi deve cominciare la giornata di lavoro molto presto! Si nno nfaci jornu, non nsi vidi nenti: se non è giorno, non si vede nulla. Dumani cu jornu: domani di giorno... cioè mai!
Si diceva anche: jornu du cunnu. (sconveniente) il giorno della "fica"....non veniva mai... Nu jornu... una volta, un tempo. Jornu i Natali... i Pasca: giorno di Natale, di Pasqua... Jornu i tutti i Santi: Ognissanti, il 1° novembre. Si nno mmi dassi a' mpaci... ti cuntu eu i to' jorna!: se non mi lasci in pace li svelo io i tuoi segreti, ti racconto quattro delle tue malefatte... Jna: vedi hjna. Jppuni: giacca, giaccone, ....quasi cappotto... Jri: andare, andare verso; camminare., muoversi. Jamunindi....o nostru: torniamo in argomento; ricominciamo dall'origine; vediamo bene le cose Jamunindi ch'è tardu: andiamo che è già tardi. Jri i cugnomu: andar di cognome, appartenere ad una famiglia, ad un casato. Jri i corpu: andare al WC, far popò! . Jri a hjumara!: aver problemi di stomaco con scariche di violenta diarrea, scariche molto simili ad un torrente in piena. Jri i nomu: aver un nome di famiglia, appartenere, cognome. Jsti e vinisti: sei andato e sei tornato....già? Uno scioglilingua: Jsti....e, vinisti e cchi tti dissi veni? dissi chi nno vveni, pirchì vinni.... dopu chi ssi ndi vai, dissi chi vveni! Sei andato...e, sei tornato: cos'ha detto, viene? Ha affermato che non viene, perché è già venuto..., ma dopo che se ne va (che sarà arrivato), ha detto che verrà! E' evidente che la persona era stata raggiunta nel suo viaggio di ritorno e che intendeva ultimarlo e, poi, tornare. Jti pigghiatinci....m'ambivi, ....mi mangia: andate a prendergli ...da bere...da mangiare...La frase, inserita opportunamente, nel contesto di un discorso, significa dargli da bere mangiare, corruzione, tangente....ungere le ruote. Jttari: buttare, far cadere. Sparare o anche andar contro. Far germogli e radici. Jettinci ddu corpa i fucili: sparagli due colpi di fucile. Jttammu a liva: (ora molto raramente), abbiamo provveduto ad abbacchiare le olive.
L'abbacchiatura consisteva nel battere con lunghi bastoni i rami ed i rametti degli alberi carichi di olive già mature per farle cadere su dei grandi teli di sacchi ,aperti e cuciti insieme: saladdi. St'annu i pira non mbalinu, nci jttamu pi nimali: quest'anno le pere non sono buone, le buttiamo (abbacchiamo), per alimento delle bestie. Nnistai quattru pirareddi ma una non jttaru: ho innesto alcuni alberi di per (quattro?), ma in uno l'innesto non è attaccato. Stannu ssiccandu tutti i pumadora...., non ti schiantari chi jettinu, dopu a mbivirata: (a causa del caldo torrido) stanno morendo le piantine di pomodoro... non aver paura si riprende, ranno dopo l'irrigazione. Quandu nd'eppi a primunita, mi jttaru i coppi: quando ho avuto la polmonite mi hanno curato (all'antica) utilizzando i coppi (vedi voce coppi). Jetta ssu cosu chi t'acciunchi: butta via quel "coso", puoi farti male. Jubbettu: (in alcune zone anche duprettu, proprio per l'uso, doppio, dei vestimenti) gonna e sottogonna; parte del vestito femminile che sta verso il b a s s o: tanto che si dice anche bbassu, nonostante la chiara derivazione francese jupet: giubetto, giubotto. Juncu: (meglio la forma junku giunco. Specie di arbusto (talvolta albero) spontaneo dai rametti sottilissimi, lunghissimi, facilmente malleabili e flessibili con i quali si realizzano oggetti ornamentali, contenitori: cestini, canestrini....contenitori per forme di ricotta, formaggio....( vedi. fascedda) Pari nu junku: (quel giovane, quella ragazza) è snello, flessibile come un rametto di giunco, un virgulto. Ma proprio perché flessibile...poco affidabile, si piega ad ogni spirar di brezza; elegante, che ha un certo stile.... Jungiri: aggiungere, raggiungere, far presto. Jungiti a me casa, quandu putiti: venite, un attimo, a casa mia, quando potete. Jungiti carcosa: aggiungete qualcosa. Nci jungiru certi amici: gli sono sopraggiunti alcuni amici. Junta: (Giumella) contenuto delle due palme unite; così anche, diminutivo, junticedda , con le dita molto strette e junticidduzza, con le dita ancora più strette. Si usava anche per indicare persone di limitata, limitatissima, personalità. Erra utilizzata come misura per prodotti dell'agricoltura in semi: fagioli, grano…e, soprattutto per il sale da cucina, bene indispensabile, quindi molto valorizzato.
Juntari: accorrere, giungere proprio velocemente. Juntati all'ortu: fate una capatina veloce al giardino. Juntammu ampena u seppimu: siamo accorsi appena l'abbiamo saputo. Jurgiri: aiutare a sollevare, spingere dei pesi. Jurgimi sta ggistra: aiutami a sollevare questa cesta. Jurgi puru tu: aiuta anche tu. Il verbo jurgiri ha due pronunce con la sillaba finale molto breve e lunga, a seconda del contesto (classe) sociale e del rione. Qualche forma, di comune pronuncia: jurgiu, jurgi, jurgi, jurgimu, jurgiti, jurginu , il presente indicativo (aiuto, aiuti, aiuta, aiutiamo, aiutate, aiutano), prima pers. sing. e terza plur. con pronuncia breve; jurgjia, jurgisti, jurgjiu, jurgimmu, jurgistivu, jurgiru, il passato prossimo (anche passato remoto) (ho aiutato, hai aiutato, ha aiutato, abbiamo aiutato, avete aiutato, hanno aiutato) con pronuncia lunga, nell'ultima sillaba, alla prima e terza pers. sing. ed alla terza plurale. Jurmanu: segale; varietà di cereale non di eccellente qualità, ma che alligna, con ottimi risultati, nei pianori al di sopra degli 800/1.000 mt. Di solito il seme era usato soltanto per foraggio animale, ma non di rado anche per panificazione. Il pane aveva un colore brunastro ed era di un particolare sapore....e, piuttosto legnoso. Meno buono del pane di grano...quasi scadente, ma sufficiente per sfamarsi. Potrebbe derivare da una denominazione specifica di "quel grano delle Germania" frumentum germanorum. Nc'è ccu mangia pani i ranu....e ccu...pani i jurmanu: differenti classi sociali: chi può permettersi di mangiar bene (pane di grano), chi invece deve accontentarsi di quel che trova (pane di segale). Jussu: (latinismo... che resta ancora!; da jus, diritto) il diritto che bisognava pagare, per es. al mugnaio per la molitura dei cereali, al frantoio per la moliture delle olive, al palmento per la produzione del mosto; si pagava in natura, cioè con lo stesso prodotto in proporzione ed in percentuale fissata ogni annata. Jussu: (1) il diritto di "veto" che esercitava il " pater " sulle decisioni dei figli. Il diritto che aveva il padrone nei confronti del servitore. Quest'ultimo pare sia stato esercitato, anche nel medievale "jus primae noctis" fino a circa gli anni 20. (2) Jussu: (sinonimo di pizzu) quella certa percentuale che mafia e ndrangheta esigono. (3) Jussu: la percentuale, in natura, che si deve al proprietario di un terreno da parte del conducente. In particolare ciò che di deve al mugnaio per la molitura . Dal latino jus , diritto Non era raro, però, che alcune....bellezze...preferivano pagare in natura ...ed allora si diceva: jussati..., ma che, malaguratamente, si intendeva usati ....ben detto: usate, ampiamente, abbondantemente.
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