"U LIROGGIU "
E’ probabile non fosse una "recita" imposta dalla Chiesa, ma era una
saggia tradizione e come tale veniva rispettata.
Una "prima voce" di donna, molto aspra della sofferenza, del dolore...
ed il seguito di tutto il popolo .... con gli intervalli che il
Sacerdote riteneva di proporre mentre altro Sacerdote, ne veniva almeno
uno, ogni anno, provvedeva alla cerimonia del " absolvo a peccatis tuis"
L’occasione del canto du liroggiu coinvolgeva molta gente che, veniva
almeno una volta all’anno, .a chiedere il perdono e a riappacificarsi
con il Creatore. In serata, dopo il suddetto rituale, la processione,
soltanto al perimetro esterno della chiesa. Sera di Giovedì si preparava
"il Sepolcro" con una quantità enorme di piatti, piattini e vari
contenitori di ranu santu: del grano, orzo, lenticchie, seminato su
bambagia di cotone bagnata e tenuto a germogliare in assenza di luce
diretta normalmente dentro una cassa, chiusa, al buio! Restava di un
bianco particolare con appena la punta di un verde molto delicato,
naturalmente infiocchettato di nastri e nastrini. Era una buona
occasione per le ragazze "da marito" di farsi un po' di "pubblicità".
Poi, alla luce, nel Sepolcro dopo appena qualche ora diventava verde.
Il Venerdì le funzioni iniziavano già verso le 17 ancora, spesso, era
ancora quasi giorno. Le campane tacevano, in segno di lutto. Le Funzioni
venivano annunciate con il suono delle troccole, strumenti di legno,
soltanto di legno e senza chiodi che producevano una sorta di tla...tla..tla...,
secondo il ritmo che si sapeva imporre, e l’annuncio a voce: "a prima da
missa sona ...!"
Anche questa serata finiva con una breve processione all’esterno della
Chiesa: erano almeno tre le "Statue" - o gruppi - "Cristo in Croce",
l’Addolorata, che veniva portata sempre dalle stesse persone, perché
solo quelle, già proprietari della statua, sapevano "fare il passo,
stanco, triste, lento"e subito dopo "S. Giovanni" che era più giovane,
camminava più lesto! Particolare importanza si dava a ffruntata al
momento - anche di riflessione - dell’incontro dell’Addolorata.
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Tratto dal manoscritto originale
(Copia a lato)
Spirito Santo mio datimi aiuto
Mi m'arriggetto stu senzo
insinsato.
Avi gran tempo chi son sordo e
muto
E di nessuna virtu' mi ho
professato.
Coll'aiuto di Dio son risoluto
Di fare una cosa di Cristo
sacrato
Dell'orologio quanto e' patuto
Patì ventiquattrore e poi
spirato.
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Alle
ventitre ore dimandato
Di sua cara madre la licenza
Dicendo madre il tempo e' passato
E Dobbiamo fare l'ultima
spartenza
Figlio una lancia al cuore mi dai
Che arresto madre afflitta di voi
senza
Alle ventiquattr'ore s'incomenza
Cristo fare lacena in quella ora
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Di quella onistà ognuno mi penza
Che amato Cristo di una amore
puro
Si cedia di notte in quell'ora
Faceva specie di pane il nostro
Redentore
E sotto miso di una amore puro
Iro alla bocca del peccatore
E chi lo dice giusto e contimore
E del Paradiso professore
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Ma chi lo riceve come
Giuda
Pate pene all'inferno per ogni
ora
Dona principio Cristo alle due
ore
Un sermonesto all'Apostoli fare
Ci predicava con'avero amore
Perche' a Giuda lo voleva salvare
Giuda che aveva il core traditore
Ora che pensava le denare
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Ora pensamo tutti peccatore
Cristo non lasciava modo che non
fare
Alle tre ore a Cristo desiderare
E alla passione sua ci stavamo
accorto
Principio in quell'ora inseparare
Quando a arrivato Gesu' sino
all'orto
Il Padre eterno si mise a pregare
L'Angelo era calato per conorto
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Eh ha Gesù lo portaro da Pilato
La sua cara madre dietro la porta
Vede a suo figlio ascosto ascosto latre
Insomma Pilato una condanna ci dava
Ci danno la frusta o poi lo liberamo penza
La frusta l’anno presto preparato
Vonno che di nuovo allattono le tuone
Lanno tanto forte maltrattato |
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Ho peccatore lo pato per tia
Alle cinque ore gia' Cristo vidia
E Giuda davanti alla turba rivava
Giuda un bacio alle Giudei diceva
Pigliate a quello che vi o
mostrato
E li Giudei Cascaro inquella via
Sentendo il nome di Gesu'
palesato
Egli lo guarda e morire voleva
per dominare il peccato
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Alle sei ore Cristo fu legato …
Con le mane indietro e la turba
s'affanna
E come a Pietro l'anno
abbandonato
S. Giovanni che lo seguita e non
parla
Con offole e catene fu trascinato
E fu portato al Palazzo D'Anna
La fu stato da Marco
schiaffeggiato
In faccia sputato in torto
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Di Marco gli da la condanna
Alle settore la turba s'affanna
Cristo non pote piu' che sconta
E lascia gridar la turba, e a
Cristo lo condanna
Lo portaro alle mane di Cafasso
Cafasso sti parole cci dimanda
Tu non sei giusto Re che sei re
falso
Si re del cielo e di null'atra
banda
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Sei Re di morte ci dice Cafasso
Alle ottore non puo' fare un
passo
Corpo della turba maltrattato
Entraro in una stalla stanco e
lassa
Delle capelle suoi hanno legato
Trasino li schiave con cuore di
fosso
Con lunghie le sue carne hanno
sgarrato
Esso le guarda con lacrime sparse
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Per non aver pieta' l'anno
abbindato
Alle nove ore Cristo fu negato
Dell'amato discepolo che aveva
Come a Pietro l'anno abbandonato
S. Giovanni è andato mi avvisa
Maria
Canta il Gallo e Pietro la negato
Canta il gallo e Pietro s'ammutia
Chiede perdono del suo peccato
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E delle suoi occhi due fiumi
correa
Alle dieci ore Cristo non potea
E fu portato incasa di pilato
Pilato un Uomo giusto ciparea
Mi lo condanna ci paria peccato
Pilato sti parole ci dicea
Di essere da Erode condannato
Alle undici ore da Erode fu
portato
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E Erode desiderava mi ci parla
Erode stato via scomunicato
E benedettanima Cristo non
parlava
Una candida veste anno pigliato
Ci posero e di pazzo fu trattato
Pazzo era coloro che tanto ha
penzato
E una vesta bianca alla gente
mostrava
Alle dodici ore la madre sua
rivava
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E ha Gesu' lo portarp da Pilato
La sua cara madre dietro la porta
Vide a suo figlio ascosto ascosto
ladre
Insomma Pilato una condanna ci
dava
Ci danno la frusta e poi lo
liberanno penza
La frusta l'anno presto preparato
Vonno che di nuovo abbattono le
tuone
Lanno tanto forte maltrattato
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Vonno mi ci finiscono le giorna
Lo guardava di fuori la Madonna
Lo guardava e sentiva
ungrandolore
Prega il Padre eterno che mi
torna
Lo fa campare per mi pate piene
spine
Spine pungenti alla spalla
Minaro le tredice ore, e fu miso
in colonna
Saffannava la turba in quelle giorna
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Faceva come di spine crude, spine
d'angine
La vera colonna fu incoronato
Alle quattordici ore, ora sono
porta delle quindici
Ora si dice il quanto e il come
Pilato si affaccia allo balcone
E ci lo mostra al Popolo l'Arceuomo
Pilato dice a quella gente cruda
Se noi lo liberano sarìa buono
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Tutti gridaro alla croce Signore
Si leva Pilato e si chiude il
tuono
Ho perso della faccia il decoro
Ho che venuta la grannipotenza
Ho terno padre questo e il tuo
figliolo
Ch'e' venuto inpenitenza
E quello che patia lo patio per
l'uomo ch'e' peccato non penza
Fu critta a sedici ore la
condanna
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E fu data a morte la sintenza
Alle diciasstte ore ogni uomo mi
penza
Ho che dolore la sua cara madre
avea
Vedere suo figlio a tanta
penitenza
Portare la Croce ancollo, e non
pteva piu' camminare
Fue violenza, e quanto volte e
cascato per la via
E dona antisa alla Grannipotenza
Donaro un urto e gettaro a Maria
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E quando al monte Calvario si
giungeva
A Gesu' lo portaro a trascinone
E le sue vesti biscate per la via
Ci li strapparo con rabbia e
furore
E la sua madre ciarlare sentiva
E fu sposto in croce
Alle diciadott'ore si parla di
Gesu'
La vera amure, e amure perfetta
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Ho Quanto stanno danno il
peccatore, ci vole liberare dell'inferno
Alle diciannove ore di cuore che
prega il padre eterno
Padre perdona le crociffisore,
che sono pazze e non anno sentimento
Alle venture fu fatto testamento
Giovanni la madre sua lasciato
avea
E lo spirito iva perdendo, ma
esso ancora patia vedendo
Sizio ci disse presto a momento,
fiele e aceto porgendo
E ci dettero a Gesu', e Gesu' fu
pronto a bevendo
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Cunsumato esti egli diceva
Ora pigliamo le parole di Maria
Madre afflitta mi stai scontenta
e sola
Guarda la Croce e sperato vedea
suo figlio che moriva vittima
Si vota e vide unaltra tirannia
Che lu Langinu una lancia ci dona
Si sbattinu le pietre della via
Scura il Sole la luna e le stelle
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le liberano ora…….
O Nicodemo ……
Ci sciuppano pure …..
E ci la desinu …..
Morto intanto …..
Lo piangeva …..
Nuovo linsuolo ….
Alle vintiquattro ore ... |
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(*) La tradizione vuole che questo ricordo della Passione e Morte di
Cristo venga cantato la sera del giovedì santo, dopo il tramonto nella
chiesa poco e male illuminata
Dopo il canto del “Liroggiu” il
tutto veniva concluso con questa orazione finale
Ora che ho ditto stu lliroggiu tutto
e mmi scusati si u dissi cu difettu,
quello che dissi lo dissi per culto,
ma non l’aju 'nda nu libbru scrittu.
Chi ama a Gesù Cristo vero e giusto
lo Paradiso piglia di petto
chi sta in peccato esti morto tutto
che la cosa si sapi di certo.
Si dice per devozione
si dice nu Credo alla Santa Ragione.
In Fossato Calabro
14 maggio 1889
Pellicanò Antonino
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Antonino Pellicanò
nato a Montebello Ionico il 28/03/1860
deceduto a Montebello Ionico il 29/06/1947 |