"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"  

 

 

 

LA PAGINA DI CARLO ZAMPAGLIONE

Nel mio viaggio ho incontrato anche Carlo, erano parecchi anni che non ci vedevamo. E' stato un bellissimo ritorno alla nostra infanzia ed alla nostra gioventù.

Sono stato suo gradito ospite per una notte e mi ha dato questa sua poesia, non è necessario fare alcun commento. Leggendola si capisce tutto ...

Grazie anche a te Carlo

Infanzia

….La casa vecchia,

il pavimento in legno,

un po’ irregolare,

le pareti di calce imbiancate.

Bianche.

Senza acqua né luce, le finestre senza i vetri.

La scala che sale, in pietra. Dalla strada impolverata.

Di fronte un focolare, sotto il balcone.

Un buco in alto, per il fumo.

Ma deve essere “boria”, dice la mamma.

Altrimenti non tira. Il fumo negli occhi.

A scaldare il pasto degli animali.

Il maiale, la capra.

A bollire le patate, da mangiare ancora calde,

con le olive nere.

Anche delle pere, insieme a cuocere.

La porta sempre spalancata, estate e inverno.

Il tavolo in mezzo, un lettino sulla destra.

Un tempo del nonno, sarà poi mio.

Una credenza al muro,

sotto la scala l’acqua da bere,

una cassapanca, piena di pane.


Ai piedi “la conca” , in mezzo un braciere

Per le giornate d’inverno. E per le serate.

Le serate buie.

Poco oltre la cucina, i fornelli con il gas. La bombola.

Per far da mangiare, sempre verdure.

A destra una credenza.

Con la pasta, il riso. La domenica carne.

Spesso di capra. Ogni tanto di bue.

Qualche gallina, qualche coniglio.

Sopra, la scala in legno per salire,

la camera da letto. Un lettone, alto, in ferro,

un lettino singolo a dormire in due

uno dalla testa, uno dai piedi.

Un armadio piccolo, un comò,

una sveglia a pendolo,

carica manuale.

Arriva dalla Francia. Lo zio emigrato.

Ogni quarto a suonare, ogni ora le ore.

Qualche ospite a segnarsi,

sembravano le campane.

Sotto la stalla, il maiale. Le galline,

la capra.

Di fianco la “cantina” con l’olio nelle “giarre”,

altre cassapanche con il grano, i salumi.

La scuola vicina, per qualcuno più lontana

la maestra, il maestro severi severa.

Il papà lontano….in Francia…In Svizzera…

A Varese… a Milano….

La mamma da sola, ad accudire 4 bimbi,

la casa, gli animali….

A lavare, lontano nel piccolo torrente

Estate e inverno.

Le mani nell’acqua ora fredda ora calda.

Nell’orto a coltivare.

A stirare, a carbone.

Sempre nell’ansia, a disperarsi

Per il poco appetito dei figli.

Forse viziati?

La dignità a riempire la casa.

L’educazione impartita.

La domenica a messa,

mai dire parolacce.

Sempre puliti, la domenica il bagno.

Il sapone di casa, un profumo naturale.

La vasca da bagno?

Una “bagneruola” di metallo.

Uno alla volta. Per 4 volte.

D’inverno le asciugamani scaldate sul braciere.

Un paio di scarpe, ogni anno.

Fatte a mano, su misura.

Che male all’inizio, poi il piede si abituava.

Lentamente.

I vestiti passati dal grande al piccolo.

Poi a giocare, sempre sotto controllo.

Il forno col pane. Un profumo inebriante.

Di pane caldo. Di forno a legna.

Le olive da raccogliere, un ciclo annuale.

Le felci da tagliare là nell’altopiano. D’estate.

Il caldo torrido, ognuno il suo mazzetto.

Da portare a casa.

Per il letto degli animali.

Una infanzia serena, al centro del mondo.

Della mamma, del papà quasi estraneo.

Le stagioni a marcare la vita, d’inverno

Il maiale da uccidere. Ogni stagione il suo rito.

Una infanzia serena.

Ma anche le tragedie, lo zio morto

In Francia. Morte improvvisa.

La disperazione della mamma.

Il fratello amatissimo.

Poi la sorella maggiore.

A 14 anni. La tragedia infinita.

La mamma affranta. Nel letto per anni.

Una infanzia serena.

I valori insegnati.

La vita di tutti, la vita dura.

In un posto difficile, ma un paese,

tutto il paese, con le porte aperte.

La solidarietà infinita: oggi da me domani da te.

Pochi ricchi, tutti poveri.

La povertà dei giusti.

Il benessere ricercato. Mai inseguito.

La dignità a vincere, la dignità ingenua.

Di chi è povero ma solo di cose.

Di chi è ricco. Di valori universali.

Quanto manca quel paese.

Quel paese dell’infanzia.

Dell’infanzia serena.

Della casa accogliente.

Delle sere al buio senza tv.

Intorno alla “conca” con il braciere.

Calde le gambe, fredda la schiena.

A leggere a turno “i promessi sposi”.

Alla luce del lume, a petrolio.

Ricordi sempre vivi, presenti….

Ora a raccontare.

Mia figlia a domandare:

“papà racconti la favola di quando eri piccolo?”

Già la favola, la mia favola.

Ma una favola vera.

In quel paese lontano. Nella mia terra.

Fossato Jonico, in via Jovani.

Il  numero? 11.

In Calabria. Reggio Calabria….

 Carlo Zampaglione

Castelnuovo Calcea, aprile 2009.