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GENTE COMUNE FOSSATESE
Carmelu Tripodi, Silivoti, Cirivillinu, un MITO Di seguito un aneddoto che lo riguarda Fu d’inverno, in una di quelle interminabili e desolate notti di tempesta. Pioveva come Dio la mandava. L’acqua livida infradiciava i muri delle case. Un vento avvelenato tormentava gli ulivi. Sbatteva contro le collina del Mancuso e ritornava gelido a Coletta. Si voltava verso Sant’Anna e precipitava sulle case del Portone seminando rovina negli orti di Pampogna. Era notte fonda. Carmelo dormiva nel pagliericcio cullato nella beatitudine del vino. Durante la giornata fredda aveva fatto parecchie visite. E aveva accettato di cuore. All’intresatto, con schianto lacerante, il muro di fronte al letto franò sulla legna accatastata, sul focolare e sulla stagnata di patate scaddate. Carmelo si svegliò di soprassalto e si levò sui gomiti. Sbarruvatu, scrutò nel buio e vide il muro dirupato, ma la giarretta dell'olio era salva. Si grattò la testa e imprecò: “E chhjaviti ‘n cazzu: ogghju ti vindu e muru ti fazzu!” Si calcò bello pulito la berretta in testa e come se il fatto non era il suo si rimise a dormire. |
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