QUESTA E' UNA PAGINA DI DENUNCIA CONTRO CHI ATTENTA ALLA NOSTRA SALUTE E CONTRO CHI DEVE CONTROLLARE Che le nostre fiumare non sono pulite lo sapevamo già, ma che queste nascondessero qualcosa di più “grosso” non ce lo aspettavamo mai. La fiumara du “Locu” a circa un chilometro verso valle dall’abitato di Fossato, da una ricognizione effettuata nella mattinata del 29 marzo u. s. ci ha riservato non poche sorprese. Sono bastate poche gocce di pioggia cadute nei giorni precedenti che dal letto del torrente sono affiorate in superficie svariate tonnellate di eternit, sotterrate maldestramente da mano ignote. Considerata la quantità “industriale” dei rifiuti pericolosi si può certamente presumere la loro provenienza non è locale. Le discariche sono disseminate lungo tutto l’alveo del torrente du “Locu” a partire dalla confluenza con il Torrente S. Elia fino alla sua origine per una lunghezza di circa 700 metri. I sospetti avuti negli anni passati che qualcuno, da altre località, abbia approfittato della mancanza di sorveglianza nel nostro territorio per mollarci il pericoloso “pacco”. I cittadini fossatesi non ci stanno a questo scempio che mette a repentaglio la salute pubblica e che viene perpetrato di continuo nella nostra terra senza che nessuno intervenga! Probabilmente chi ha creduto di essere furbo non conosce cosa è l'ASBESTOSI; il CARCINOMA POLMONARE; il MESOTELIOMA DELLA PLEURA.
ASBESTOSI
Malattia polmonare provocata dall’inalazione di asbesto (più comunemente noto come amianto).Appartiene al gruppo delle cosiddette pneumoconiosi che comprendono diverse affezioni polmonari determinate da inalazione di polveri di varia natura presenti nell’aria inspirata. Asbesto è un termine generico con cui si indicano diversi tipi di silicati complessi che hanno la proprietà di presentarsi sotto forma di fibre, ciò che insieme alla resistenza agli acidi, agli alcali e al fuoco ne ha fatto in passato un materiale di grandissimo impiego industriale. Sono particolarmente esposti al rischio di a. non solo i minatori, per carenza di adeguate protezioni, e gli addetti alla lavorazione del minerale, ma anche gli utenti di prodotti a base di asbesto.La comprovata grande nocività dell’asbesto ha tuttavia avuto come esito la proibizione del suo impiego in tutti i campi (edilizia, protezioni antincendio ecc.), per cui da alcuni anni l’incidenza dell’a. è in netta diminuzione. Tutte le fibre di asbesto sono associate all’a., a malattie della pleura e a cancro del polmone Cause: Le fibre di asbesto penetrate nell’albero respiratorio determinano, a livello dei bronchioli, soprattutto nelle parti inferiori del polmone, una reazione infiammatoria cronica che evolve poi a formare delle cicatrici fibrose. Questo processo di fibrosi si estende anche alla pleura che forma ispessimenti e aderenze. Sintomi: Possono comparire dopo un periodo di tempo variabile da quando è iniziata l’esposizione, anche fino a 20-30 anni dopo.Possono manifestarsi ancora prima che siano evidenziabili alterazioni radiologiche e sono in rapporto con l’ostacolo che il processo di fibrosi comporta alla diffusione dei gas a livello delle pareti alveolari. Si ha quindi essenzialmente difficoltà di respirazione, cianosi, tosse, fino all’insufficienza respiratoria, che può essere aggravata dalla sovrapposizione di infezioni bronchiali. A questi sintomi respiratori si associano anche disturbi a carattere generale quali debolezza, perdita di peso. Una complicazione dell’a. è l’insorgenza di neoplasie polmonari (carcinomi dei bronchi, o mesoteliomi della pleura), che possono insorgere dopo un periodo di latenza anche molto lungo (fino a 40 anni) indipendentemente dalla gravità delle lesioni polmonari coesistenti e dall’entità dell’esposizione. Diagnosi:L’asbestosi può essere diagnosticata con sicurezza quando vi è una storia di esposizione significativa all’asbesto, unita alle immagini radiologiche che dimostra la fibrosi polmonare, e alle prove di funzionalità respiratoria che mettono in evidenza la perdita di elasticità del tessuto polmonare. Terapia: Non esiste terapia efficace. CARCINOMA POLMONARE
In Italia nel 2004 sono morte 32 840 persone per carcinoma del polmone. Nel periodo compreso tra l'anno 1998 e il 2002, nell'area AIRT (località italiane analizzate nei grafici a destra) il carcinoma del polmone ha rappresentato per frequenza la 3ª neoplasia diagnosticata nel sesso maschile e la 4ª nel sesso femminile. Per quanto riguarda la mortalità, il carcinoma del polmone rappresenta la prima causa di mortalità per cancro nell'uomo e la seconda nella donna (dopo il cancro della mammella). I tassi relativi sono stati elaborati ed inseriti nel grafico a destra, dalla cui osservazione è possibile ricavare una serie di informazioni. In primo luogo, come in Europa, l'incidenza di carcinoma del polmone in Italia è caratterizzata da un rapporto maschi: femmine di circa 5-4:1, benché queste differenze si stiano completamente annullando per quanto riguarda l'incidenza in soggetti di età compresa tra i 20 e i 44 anni. L'incidenza per il sesso
maschile è massima a
Genova,
in
Veneto,
a
Ferrara
e a
Napoli,
mentre è minima nell'Alto
Adige; nelle femmine l'incidenza è massima nel Veneto
e a
Parma
mentre è minima in alcune città del Sud come
Salerno
e
Ragusa.
La mortalità per i maschi è massima in Veneto, Napoli e a
Varese
mentre è minima in
Umbria,
a
Macerata
e a Ragusa. Nelle femmine la mortalità è massima a Ferrara ed in Veneto
mentre è minima a Ragusa, Salerno e Macerata. Nello stesso periodo gli istotipi più frequenti nel sesso maschile sono il carcinoma polmonare a cellule squamose (32%) e l'adenocarcinoma polmonare (23%), mentre il carcinoma polmonare a piccole cellule rappresenta circa l'8% di questa casistica.[35] Nelle femmine l'adenocarcinoma polmonare rappresenta l'istotipo più frequente (33%), seguito dal carcinoma polmonare a cellule squamose (16%). Come nei maschi, il carcinoma polmonare a piccole cellule è meno frequente a questi due istotipi (9%). In entrambi i sessi l'età media di incidenza in Italia è tra i 70 e gli 80 anni. La mortalità nei maschi è massima tra i 75 e i 79 anni, mentre nelle femmine è massima tra gli 80 e 84 anni. Deve inoltre essere sottolineato che a partire dalla fine degli anni ottanta fino al 2002 l'incidenza e la mortalità di carcinoma del polmone sono diminuite nel sesso maschile. Nel sesso femminile i dati indicano un aumento dell'incidenza e della mortalità. Tuttavia, per il sesso femminile, la mortalità cresce meno di quanto cresca l'incidenza; il motivo di questo fenomeno è da ricercare nella maggiore speranza di sopravvivenza offerta dai nuovi schemi di chirurgia. L’esposizione prolungata all’ amianto innalza il rischio di ammalarsi. Il rischio è proporzionale al livello dell’esposizione: se questo è basso, il rischio di sviluppare un carcinoma polmonare aumenta in misura modesta (rispetto al rischio correlato al fumo), mentre se il livello di esposizione è alto, il rischio può essere molto più alto. L’esposizione all’amianto accresce anche il rischio di mesotelioma, un tumore che si sviluppa nella pleura.IL MESOTELIOMA DELLA PLEURA
Il mesotelioma è un tumore raro che rappresenta meno dell’1% di tutte le malattie oncologiche. E’ una neoplasia che colpisce il mesotelio, il sottile tessuto che riveste la gran parte degli organi interni. La forma più frequente è quella che colpisce la pleura, il mesotelio che riveste i polmoni e la parete interna del torace. Più rari sono i mesoteliomi del peritoneo (mesotelio di rivestimento degli organi addominali) e dei testicoli. In genere, il tumore si sviluppa a causa di alterazioni genetiche nelle cellule del mesotelio, che portano a una crescita incontrollata delle cellule stesse. La causa all’origine di questo processo non è stata ancora chiarita. Il principale fattore di rischio nel mesotelioma è l'esposizione all'amianto: la maggior parte di questi tumori riguarda infatti persone che entrano in contatto con tale sostanza. L’amianto è un minerale che, per la sua particolare resistenza al calore, è stato in passato ampiamente utilizzato per le coperture e l’isolamento di tetti (in un materiale conosciuto come Eternit),
L'amianto è un minerale con struttura fibrosa derivato dal silicio.
Per la sua particolare resistenza al calore, fino agli anni Ottanta del
secolo scorso è stato ampiamente utilizzato per le coperture e
l'isolamento di tetti, di navi e treni; nell'edilizia (tegole,
pavimenti, vernici eccetera), nelle tute dei vigili del fuoco, nelle
auto (vernici e componenti meccaniche) e in molti altri settori. La
dimostrazione che questa sostanza favorisce lo sviluppo di una malattia
polmonare chiamata asbestosi e di tumori, soprattutto dei polmoni e
della pleura (mesoteliomi), ha indotto però molti Paesi a vietarne la
lavorazione e l'utilizzo e a programmare lo smaltimento di tutti i
prodotti che ancora lo contengono.
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Nella foto aerea della zona (tratta da Google) in rosso sono segnalati i punti dove si trovano le lastre di amianto.
In queste ultime due foto le lastre di eternit affiorano in
superficie nei pressi del pozzo artesiano dell'acquedotto comunale di
fronte alla frazione del Serro. Probabilmente si dirà che non
inquineranno la falda acquifera da cui viene emunta l'acqua al servizio
delle utenze domestiche di gran parte di Fossato perchè il terreno
circostante fa da filtro a tutti gli agenti inquinanti. Sarà vero? |
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Federico Strati Montebello Jonico E’ sempre più allarme amianto nei torrenti del comprensorio montebellese. Dopo la denuncia di “Gazzetta del Sud”, che aveva portato la scorsa settimana al sequestro di tre siti adibiti a discarica abusiva per un totale di oltre 1.100 metri quadri (i sigilli furono apposti a Saline Joniche, in località Ponte Lungo, in corrispondenza del torrente Molaro II), analoghi scenari sono riscontrabili anche a Fossato, con gravi rischi per la salute umana. Sul greto del torrente “Du Locu”, a circa un chilometro a valle dall’abitato di Fossato, sono visibili a occhio nudo almeno quattro discariche con ingenti quantitativi di lastre di eternit a far bella mostra di se. Sono bastate poche gocce di pioggia cadute nei giorni scorsi per far sì che dal letto del torrente affiorasse in superficie l’eternit, maldestramente e imprudentemente sotterrato da ignoti. Considerata la quantità industriale, si può certamente presumere che la loro provenienza non sia locale, avvalorando così i sospetti che la gente del posto ha sempre avuto, e cioè che fossero persone di altre località, approfittando dell’assenza di sorveglianza sul territorio, ad aver rifilato il pericolosissimo “pacco”. Le discariche, ricche di eternit e di altri rifiuti ingombranti, sono disseminate lungo tutto l’alveo della fiumara “Du Locu”, a partire dalla confluenza con il torrente S. Elia fino alla sua origine, per una lunghezza di circa 700 metri. I cittadini fossatesi non ci stanno. Sono indignati da questo scempio ambientale che mette seriamente a repentaglio la loro salute e che viene perpetrato da anni senza che nessuno intervenga. A farsi portavoce delle loro lamentele è Mimmo Pellicanò, presidente dell’associazione culturale “I fossatesi nel mondo”, autentica sentinella dei luoghi e sempre in prima fila nelle battaglie a tutela del territorio fossatese. “Che le nostre fiumare non fossero pulite – ha detto Pellicanò – lo sapevamo già, ma che nascondessero qualcosa di così “grosso” non ce lo saremmo mai aspettato. Le lastre di eternit sono disseminate in più punti del torrente senza alcuna protezione esterna e sappiamo tutti quanto la dispersione delle microparticelle di amianto nell’aria possa essere pericolosa. Da anni la nostra associazione denuncia la condizione disastrosa di tutte le fiumare fossatesi e l’assenza di qualsivoglia controllo sulle stesse. Adesso che la situazione ha raggiunto livelli massimi di criticità auspichiamo un serio intervento da parte delle autorità competenti, sia per contrastare efficacemente il diffondersi di simili reati ambientali che per ripristinare la pulizia dei torrenti”.
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Gazzetta del Sud del 02 Aprile 2014 |
Articolo in originale così come inviato dal corrispondente |
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In data odierna (02/04/2014) il Comandante Pirrello, con altro personale della Capitaneria di Porto, ha provveduto alla delimitazione della zona incriminata e al suo sequestro dandone comunicazione agli Uffici Provinciali competenti per la sorveglianza del Demanio Fluviale.
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Gazzetta del Sud del 04/04/2014 |