L’anello di fidanzamento
Nel dar
l’anello alla promessa sposa,
l’uomo
giurò di fare il buon marito,
però la
fede d’oro, sospettosa,
tra sé
disse: “me la lego al … dito”-.
La
volpe e il gallo
A un
gallo, su di un alber tutto intento
Le
foglioline tenere a beccare,
la
volpe disse: “oh, scendi giù un momento
e da
vicino lasciati ammirare”-!
Rispose
il gallo: “ non ho proprio voglia
restando dove son, mangio … la foglia”.
Il
moscerino moribondo
Morendo
il moscerino pien d’ebbrezza,
al
vino, che ingorgava a tutta oltranza,
disse
con indomabile fierezza:
“muoio,
nuotando, almen, nell’abbondanza”.
La
bugia e le gambe corte
Fu
chiesto alla bugia per qual maniera,
pur con
le gambe corte avesse il pregio
di
andar dovunque gloriosa e altera.
E lei
rispose: “E’ questo il privilegio;
io, con
le gambe corte, vo piano piano
e chi
va pian, va sano e va lontano”.
Il
pesce fuor d’acqua
Il
pesce fuor d’acqua vide il sole,
che
ristorava tutta la natura,
e si
lasciò sfuggir queste parole:
“mancava ancora questa … seccatura”.
Ma,
dopo un po’, nel mentre un temporale
imperversava dalla spiaggia al monte,
il
pesce disse invece: “meno male,
s’è
rischiarato molto l’orizzonte”.
L’asino
soddisfatto
Mentr’era il maniscalco bene attento
a
rifare a un somar le ferrature,
quell’asino
esclamò tutto contento:
“fa
sempre bene un po’ di … pedicure”.
Il
bersaglio e il fucile
Al suo
bersaglio un dì disse il fucile:
“se non
ti fai colpir, sei proprio vile”-.
Il
bersaglio però lo tenne a scacco,
dicendo: - non colpire, o sei vigliacco.
Le
lacrime
Per
asciugar le lacrime alla moglie,
andò il
marito presso il gioielliere
e si
prese per sé tutte le doglie,
per
lui, purtroppo, consistenti e vere.
E le
lacrime, tosto dissipate,
confessarono d’essere … salate.
Il
panorama e la fotografia
Un
panorama alla fotografia
così
propose: “Oh, fammi più attraente!
È la
nomea della bellezza mia,
in tal
maniera, attirerà la gente”.
Ma
l’altra rispose: “O panorama, non accetto,
è mia
prerogativa
di
mantenermi sulla … negativa.
Il
candeliere e la candela
Il
candelier mostrò la sua apprensione
alla
candela, con pietà sincera:
“oh,
dimmi, amica mia, per qual ragione
tu
bruci così in fretta il tuo stoppino?
Già
stai perdendo la tua bella … cera
ti stai
già riducendo alo lumicino”.
Rispose
la candela:
“O
candeliere, non aver timore,
se
l’esistenza mia breve si svela,
è
viceversa intensa di splendore.
L’edera fedelissima
L’edera, abbarbicata sempre al muro,
si
insuperbì della sua gran costanza
e
disse: “chi di me ha più duraturo
attaccamento, chi lo sopravanza?”
Rispose
il vecchio muro: “bella scusa,
per
servirti di me, per come vuoi,
per
essere prepotente, far l’intrua
e tutti
quanti i comodacci tuoi”.
Il
pappagallo muto
Un
pappagal, non ci fu verso,
con
tanti addestramenti, stette zitto,
ma la
povero padron, c’aveva perso
così
gran tempo per un tal profitto,
l’uccello disse a un tratto: “Oh, non temere,
ho
imparato a riflettere e tacer”.
Un
ramarro e la tartaruga
Disse
un ramarro ad una tartaruga:
“perché
cammini sempre piano piano?
Oh,
corri pure tu, prendi la fuga!”
Rispose
l’altra: “tu mi tenti invano,
io da
nessuna fretta sono invasa,
faccio
ben presto a ritornare a … casa
L’ape
e il fiore
Al
fiore disse l’ape: “son veraci
attestati d’amor questi miei baci”.
Ma le
rispose illanguidito il fiore:
“invece
tu mi togli il … buon umore”.
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L’occhio strabico
Un
occhio, ch’era strabico
e bieca
avea la mira,
all’altro, normalissimo,
così
parlò con ira:
“Tu hai
un gran brutto vizio,
perché
non guardi dritto?
prendi
da me l’esempio
e fai
com’è prescritto.
L’altro
occhio, reso timido,
rispose: “amico mio,
scusa,
credevo d’essere
in
regola solo io”.
Il
dromedario invidioso
Quando
vide il cammello, il dromedario
ebbe un
nodo di pianto nella gola
e
disse: “quello, sì, è straordinario,
non io,
meschin, con una gobba sola”.
Le
due scarpe
Disse
una scarpa all’altra, ch’era lisa
e rotta
nella punta e non cucita:
“cos’è
che ti fa muovere dalle … risa?”
“Crepa
… rispose l’altra, e sei servita.
Morale:
“se il destino è sì tremendo,
è molto
meglio almen … crepar ridendo”.
Sonno e insonnia
Chiese
all’insonnia il sonno: “io sottomesso
son da
te quasi sempre; orsù, m’accerti,
perché
mai tu mi vinci tanto spesso?”
Rispose
l’altra: “tengo gli occhi aperti”.
Il
canguro
Il
canguro, sentendo il suo piccino,
che gli
piagnucolava ogni m omento:
“io
voglio fare a piedi il mio cammino”.
Rispose, alfine, con irato accento:
“ma
smettila, con quella cantilena,
si va
assai meglio, con la borsa … piena”.
La
farfalla e la chiocciola
Alla
chiocciola disse la farfalla:
“te
fortunata, che stai sempre a galla;
tu sola
te ne irridi, al giorno d’oggi,
dell’insistente crisi degli alloggi”.
Rispose
l’altra: “eppur non mi contento;
io mai
potrò cambiare appartamento”.
Il
bue sollecito
Il bue,
che lavorava un po’ a rilento,
a un
tratto accelerò e fu tanto destro,
che il
bifolco gli disse: “oh, son contento!”
E il
bove: “sì, m’era venuto … l’estro”.
L’orologio a cucù
L’orologio a cucù d’antico stile
dovea
subir gli scherni
degli
altri più moderni.
Ma
quello disse: “Oh, non è affatto vile
il
meccanismo mio e neppure è sciocco;
se,
allo scoccar d’ogni ora,
la
cassa mia sonora
si
comporta alla guisa d’un balocco.
Con
questo rauco e spensierato grido,
del
tempo che già fu;
sentitemi: “cucù, cucù, cucù”.
Voi
siete gravi, compassati, austeri
ed il
tempo segnate con rimpianto.
Amici,
che v’importa d’oggi, di ieri?
Dite,
ve la prendete tanto?
se il
tempo passa e non ritorna più,
io lo
tratto così: cucù, cucù.
Non
torna il tempo fra le nostre spire,
è ver,
ma c’è quell’altro da venire.
C’è
sempre tempo e voi ben lo sapete,
c’è
tempo ancora e sempre ci sarà
e le
ore, che son tristi e che son liete,
incomberanno sull’umanità.
Son le
prerogative di quaggiù,
ed è
tutto: cucù, cucù, cucù.
La
gloria, l’avvenire, le speranze,
al pari
delle nostre risonanze,
che
cosa son? Ma piccoli trastulli,
giocattoli8 meschini da fanciulli.
Il
tempo tutto inghiotte,
ogni
cosa tracolla e … buona notte.
Che?
Siete mesti? Non schernite più?
oh,
fate come me: cucù, cucù.
Gli
altri orologi, attoniti e avviliti,
per le
parole tutte veritiere,
con uno
scricchiolio di molle e viti
fermarono le sfere,
ed
interrotto il gran silenzio fu
dal
giocondo: “cucù, cucù, cucù”.
Il
gambero
Al
gambero, bloccato in un passaggio
assai
ristretto e assai pericoloso,
fu
gridato all’unisono: “coraggio!
e non
ti sgomentare, vai a … ritroso!”
Quello
credette d’esser beffato
e
divenne più rosso ... dell’usato.
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