RICORDO DI UN VERO FIGLIO DI FOSSATO IONICO IL GIUDICE ANTONINO TRIPODI
E’ un grandissimo onore per me quello di cui sono stata investita dall’Associazione Culturale “I Fossatesi nel Mondo”, di richiamare alla memoria e all’attenzione altrui l’immagine di mio padre. Nell’intraprendere il viaggio nell’universo paterno, i ricordi, sparsi in un’ampia fascia di tempo, mi invitano a seguire un percorso di affetti, pensieri, emozioni, sentimenti che pervadono l’anima di viva e cocente malinconia. Antonino Tripodi, dalla forte moralità privata e dalla profonda etica pubblica, è nato a Fossato Ionico (RC) il 7 luglio 1906 ed è scomparso a Reggio Calabria il 31 dicembre 1971. Chi ha avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne la purezza di vita, l’energia interiore, l’assoluta generosità e mitezza, l’indulgenza per le debolezze altrui, l’esemplarità dei comportamenti, degli atteggiamenti e delle scelte, non potrà dimenticare quella bella, gentile figura di galantuomo, quell’amico sincero e giusto, quell’uomo ironico e delicato, quel raffinato intellettuale, quel magistrato insigne che era papà. Che ha versato tesori di luce, di armonie, di equilibrio, di serenità dentro il mio animo. Che mi ha aiutato a prendere consapevolezza del mio essere e del mio dover essere. Egli aveva una visione del mondo nobile e ricca di convinzioni, ideali e valori, ed in essi si identificava senza “se” e senza “ma”. Laureatosi in Giurisprudenza all’università di Roma, è entrato giovanissimo in Magistratura, raggiungendo vertici di grande prestigio. Ha diretto importanti uffici giudiziari in Sicilia: passato in Calabria, è stato titolare della Pretura di Gallina (RC), Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, Dirigente della Pretura di Reggio Calabria. Ha concluso la carriera da Consigliere della Suprema Corte di Cassazione. Nel corso della sua vita professionale ha nobilitato la dottrina, la saggezza e la dignità del Magistrato, cercando di realizzare il fine di una giustizia effettiva, intelligente ed umana. Durante l’ultimo conflitto mondiale, ha fatto parte del Tribunale Militare di Taranto, con il grado di Capitano. E’ stato apprezzato Presidente di Sezione della Commissione Tributaria di Reggio Calabria, nonché valente collaboratore di riviste giuridiche. Ha composto vari testi scientifici, fra i quali un trattato sull’usura, che ne dimostrano la profondità analitica, la competenza giuridica e lo spessore culturale. In silenzio, schivo e lontano dalla ribalta, ha elargito beneficenza a piene mani: ne fanno fede le lettere ricevute dopo la sua morte. Nel tabernacolo della memoria vorrei che venissero custodite intatte anche l’interiorità e la spiritualità di mio padre. Aperto al rispetto dei più deboli ed ai bisogni dei più umili, accoglieva, con il sorriso schietto e limpido, quanti si rivolgevano a lui, in casa ed in ufficio, a tutte le ore. Una grande affabilità nel porgere i suoi illuminati e preziosi consigli ed una singolare disponibilità nel colloquiare (riteneva il dialogo l’essenza prima di ogni rapporto umano) ne hanno consacrato l’impegno umano e professionale. Era animato da un amore appassionato per la pace intesa come quiete nell’ordine, vita sana, razionale e felice. In questa ottica si può spiegare la sua predilezione per San Francesco d’Assisi: il messaggio di “pace e bene” del Santo è stato per papà una guida irrinunciabile, l’espressione della dimensione sociale della fede. Nel testamento ha menzionato il convento del Poverello d’Assisi. Per la profonda comprensione della vita in tutte le sue contraddizioni e sfumature, era dotato del senso dell’umorismo e percepiva ciò che in qualunque situazione o cosa poteva suscitare il riso o il sorriso: uno dei suoi autori preferiti era, infatti Mark Twain. In particolare mio padre amava l’arte e la letteratura classica, soprattutto i poeti epici perché eternano la lotta dell’uomo contro il male e cantano la storia dell’umanità che soffre, gode, prega combatte e muore per la difesa degli ideali più belli e delle aspirazioni più nobili, per il trionfo della giustizia, della dignità, della libertà. Uno straordinario rapporto ha sempre legato papà al suo paese natale ed in ogni occasione si è adoperato per il migliore divenire della sua gente. Ha amato immensamente anche Reggio, ha gioito e sofferto con la sua città, la cui popolazione lo ha stimato e gli ha voluto bene. Un lungo corteo di persone, di ogni categoria sociale, ha stazionato davanti al Policlinico per dieci giorni (21-31 dicembre) per informarsi delle sue condizioni di salute; l’Arcivescovo, S. E. Monsignor Ferro, ha voluto impartirgli l’Estrema Unzione; una città intera lo ha pianto. L’aver rinnovato l’immagine di mio padre mi fa sentire più ricca nell’anima, ed anche per questo, riconoscente, ringrazio di cuore e con stima l’Associazione Culturale “I Fossatesi nel Mondo”. Il tempo affievolisce la memoria dei morti: tocca ai vivi impedire che essi scivolino verso le ombre e si allontanino completamente, come dei sogni all’alba, frammentati e sempre più sfumati.
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