"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"

 

IL MIO VIAGGIO INTORNO AL MONDO

 

 

 

IL MIO VIAGGIO I^ PARTE "CANADA"

Era il mio sogno. Da parecchi anni pensavo, fantasticavo, volevo fare un lungo viaggio alla ricerca di amici e parenti in giro per il mondo. Finalmente il 9 di ottobre 2009, inizia la mia avventura, il mio lungo viaggio che mi porterà a fare il giro del mondo. Ho tanti primi cugini e tantissimi amici che voglio rivedere o conoscere per la prima volta. Sono partito con un po’ di timore perché non conosco bene l’inglese e la maggior parte degli Stati dove andrò sono di lingua inglese. Armato di buona volontà, conosco bene il francese, qualche parola di tedesco, di inglese e spagnolo, nella speranza di sapermi districare e portare a termine il mio progetto.

Sera del 9 ottobre 2009, alle ore 19.50 locali tocco per la prima volta il suolo canadese. All’aeroporto ad attendermi c’era France, la mia cugina acquisita negli ultimi tre anni, e Rocco Logozzo, fantastico calabrese trapiantato a Toronto, che ho conosciuto tramite internet. Il primo impatto più che positivo, ritirati i bagagli, appena giunto davanti al bar, nella zona accessibile ai parenti ed ai visitatori, ecco France ed uomo con gli occhiali che, appena mi vedono, corrono ad abbracciarmi. Nessuna meraviglia per France, ma Rocco di cui non conoscevo nemmeno il volto, come se fossimo nati e cresciuti per tanto tempo insieme. La nostra lingua, il calabrese, senza nessun dubbio e difficoltà è quella utilizzata per scambiare le prime parole e poi, come un fiume in piena, il discorso sulla nostra terra, sui nostri parenti, sui nostri amici.  Subito un caffè, credevo che dovevo dimenticare il gusto e l’aroma del nostro espresso, ma una gustosa sorpresa. La macchina del caffè, una Faema modernissima, una miscela Mauro, ed ecco gustare la nostra terra. Il Banconista, Giordano di Salice, vicino Catona. Pacche sulle spalle eravamo amici da tanto tempo? No, la prima volta che ci vedevamo. Presi gli accordi con Rocco, ci vediamo giorno 22 a Toronto, via in macchina verso Kingston e casa di France. Tre ore di macchina sotto una pioggerellina autunnale, non fa freddo, solo un po’ di umidità.

 

 

KINGSTON A CASA DI FRANCESCA PELLICANO'

A casa di France ci attende Henry, il professore, dalla sua fluida chiacchierata ad improvvisi silenzi e pause. Il filosofo si frema a pensare. La casa in un quartiere tranquillo a due passi dal centro. Arriviamo abbondantemente dopo mezzanotte. Ci aspetta Roky, il cane di casa che dopo un’abbondante annusata, mi riconosce come amico e mi porge la zampa destra, vuole le carezze. Gli liscio il pelo sul collo e sulla testa, credo di aver completato così i convenevoli, ma mi porge ancora la zampa, vuole altre carezze ed altre coccole. Un buon caffè quasi italiano e poi a letto. Sono sveglio da 24 ore e forse più. Fa un po’ freddo fuori, ma la temperatura in casa è molto confortevole. Il giorno dopo sabato 10 ottobre, un giro per la città, le strade più importanti, i monumenti vari ed il Forte Henry, edificato a difesa degli americani che attaccavano da Sud, durante la guerra di Secessione- Incomincio a rendermi conto dell’immensità del territorio. L’autostrada a 5 corsie per ogni senso di marcia, le strade cittadine larghe come minimo 25 metri, automobili esagerate, ma anche qualche piccola giapponese. A mezzogiorno a pranzo presso un ristorante, un ottimo piatto di penne all’arrabbiata e per secondo un filet mignon di bufalo con contorno un’insalata verde saporita, tutto innaffiato da un primitivo d’Abruzzo, non siamo mica in Italia! Ma a Kingston in Ontario (Canada). A sera, verso le 19.00 a casa di amici di France ed Henry per un piccolo party. Appena arrivato in casa, sapevano già tutti del mio arrivo, il cugino Mimmo dall’Italia, un numerosa comitiva che mi chiede in inglese, francese, spagnolo e qualcuno anche in italiano: come sto? Quale è lo scopo del mio viaggio, quanto mi fermo e se è la prima volta che vengo in Canada. Tra un bicchiere di bianco e di rosso, vino italiano doc dal nome famoso, una tartina al salmone, fette di pane spalmate di fegato d’oca, formaggio fuso dalle varietà più famose, mi trovo a rispondere in francese, inglese, spagnolo, italiano ed anche dialetto fussatotu, quasi tutti hanno capito cosa dicevo, o almeno facevano finta di aver capito. L’argomento che ci consentiva di intenderci a meraviglia è stato il calcio. La formazione della nazionale italiana o quella delle squadre del campionato di serie “A” la conoscevano quasi tutti. Durante la giornata in giro per vedere la città, i suoi laghi, le sue campagne. I colori della natura splendidi, dal verde, al giallo al rosso, l’acero il simbolo del Canada la fa da padrone, ma anche abeti, pini, betulle, ho visto perfino dei cardi in fiore, i nostri “carduni” dal fiore blu, incredibile fin dove arriva questa pianta, che per noi è normalissima la presenza nelle nostre campagne.

 

Lunedi 12, sveglia abbastanza presto, si parte per Montreal, mi porta France in macchina, quasi 300 km di autostrada piatta con almeno 5 corsie per ogni senso di marcia, velocità massima 100 km/ora, mastodontici camion ti sfrecciano nella corsia vicina, la loro mole ti incute paura solo a guardarli. La visione della campagna e ottima, laghi e vegetazione si intervallano lungo i bordi della strada e si estendono a perdita d’occhio. Poche abitazioni si intravedono lungo il tragitto, ogni tanto incroci di autostrade con cavalcavia su diversi livelli. Da quello che capisco durante il viaggio le autostrade vanno nella direzione dei punti cardinali: Est – Ovest – Nord – Sud. Il numero è uno solo: 40. Il traffico anche se molto intenso, è molto ordinato, ma accade spesso che ti possono sorpassare da destra e da sinistra, con scambio improvviso di corsia, ma senza nessuna protesta o strombazzate di clacson.

Lasciamo l’autostrada principale e ci immettiamo su una meno frequentata per raggiungere la cittadina di Hudson, dove abita Andrèe la sorella di France. Ci accoglie con un caloroso abbraccio e in lingua francese intervallando tantissime parole calabresi. Una bella casa e lavori in corso, si avvicina l’inverno ed i lavori per ordinare le cantine ed i garages sono attuali. Un caffè, un dolce, qualche foto ed ancora in viaggio.

All’improvviso la deserta campagna si trasforma in lunghe file di abitazioni lungo l’autostrada, si intravedono i grattacieli di Montreal ed il fiume San Lorenzo con le sue mille e più isole che fanno da contorno a quella su cui è stata edificata Montreal, l’isola di Notre Dame. Dal profilo delle costruzioni mi sembra di conoscere zone familiari, siamo vicino lo stadio Olimpico, ed il ricordo delle olimpiadi del 1976 è ancora vivo nella memoria, l’immenso villaggio olimpico, trasformato in residence e campus per gli studenti. Passiamo vicino al Casinò e raggiungiamo l’abitazione di Lisa, l’altra sorella di France. Ad aspettarci tutta la famiglia, Vincenzo con una sofferenza enorme mi abbraccia commosso, quasi si scusa perché il suo stato di salute non gli consente dAi parlare bene e, ad ogni sforzo gli occhi si riempiono di lacrime. Il tempo vola veloce è ora di salire in macchina e passare a trovare la mamma di France. Era sulla porta ad aspettarci, una bella signora dai capelli bianchi e dal viso affabile. Appena sente che parlo francese, comincia un discorso inarrestabile. Parla di tutto e di tutti, in particola di Bebè, suo marito indimenticabile. Mi racconta che è un’appassionata incallita per il ballo e, se non fosse per i dolori che l’affliggono alla gamba, ancora darebbe del filo da torcere ai più giovani. Dopo il caffè, da buona francese che è, mi offre un cognac originale. Mi confessa che senza un buon cognac la giornata sarebbe incompleta.

 

 

A MONTREAL A CASA DI MIMMO LUGARA'

 

 

E’ già buio e chiamo Mimmo Lugarà che ci aspetta per le sette. Siamo in ritardo di una buona mezz’ora e da fussatotu verace mi rimprovera, dicendomi che già la sua casa è piena di amici fussatoti che mi aspettano. Una veloce corsa su di un’autostrada urbana a non so quante corsie e nel volgere di una ventina di minuti, dopo il Ponte Charles de Gaulle, giriamo prima a destra e poi, alla colonnina di benzina “Petro Canada”, punto di riferimento giriamo a sinistra sulla strada che ci porta a casa sua. Trovare il 4337 è questione di qualche minuto. Ci troviamo davanti ad una bellissima casa in pietra, suono al campanello per accertarmi di essere arrivato al posto giusto, si affaccia Mimmo e dall’interno un vociare festoso di tante persone. Scarico i bagagli, saluto e faccio conoscenza con le persone mai viste: sua moglie Mena, i suoi figli Annunziato con la moglie Giuseppina, Fortunato con la sua ragazza Luna e in salotto eccoli, tanti volti conosciuti. Amato “U Panasciu”, Samy Fortugno di Santuluca, Carmelo Guarnaccia, Carmelo Fortugno, Samy Fortugno, Vincenzo Pangallo, Mimmo Pangallo con sua moglie Antonietta, Remy con sua moglie e sua figlia. Mi trovo a Fossato, così mi sembra perché siamo già a tavola. Capocollo fussatotu di Montreal, suppizzati e saddizzi, perfino affumicati. Si riempiono  e si svuotano abbastanza presto i bicchieri di vino rosso tra le tante domande che ti bombardano. Capisco che questa festa, oltre che esserre riservata in mio onore e dedicata anche a France che mi ha accompagnato. Si sente a suo agio, parla in italiano come se avesse da sempre conosciuto i miei amici. L’accoglienza festosa che mi è stata riservata mi inorgoglisce come fussatotu e sperimento cosa significa amicizia per i nostri paesani. Mi chiedono di tutti, vogliono sapere e conoscere, ma sanno già tutto e di tutti. Sono informati nei minimi dettagli su tutto quello che succede al nostro paese. All’improvviso ecco un organetto e due tamburelli ed è subito tarantella calabrese, si balla e si canta in allegria. Remy si esibisce all’organetto in modo esemplare.

E’ tardi per France che deve pernottare da sua mamma, prima di fare rientro a Kingston. La salutiamo con affetto e lei da un arrivederci a tutti a Fossato, cosa che meraviglia tutti quanti appena sanno che non è di Fossato e che è nipote di un nativo di Pellaro. La serata continua, tanti bicchieri si svuotano e si riempiono in un battibaleno, mangiamo delle gustose “ficarazzi” saporite come le nostre nel mese di settembre, un bel melone rosso, melone rosa, pesche, uva ed ogni altra qualità di frutta. Dopo un ottimo caffè all’italiana ci salutiamo con l’impegno di vederci il giorno dopo, e poi ancora fino alla fine della mia permanenza a Montreal. Stare a casa di Mimmo, non mi ha creato nessun disagio, i modi di agire di sua moglie Mena, nata in Canada sono identici a quello delle nostre moglie e mamme in Italia. Parla, tutti parlano in dialetto perfino la nipotina Mena di appena tre anni. Il telefono squilla di continuo, tutti coloro che sapevano del mio arrivo si informano se ho fatto buon viaggio, se ho incontrato i loro parenti prima di partire e quanto tempo mi fermo in Canada. La mattina dopo sono con Mimmo in giro per la città. Le autostrade urbane percorse da migliaia di auto e camions destano la mia meraviglia. Quello che tante volte ho visto nei film americani, ora lo sto vivendo di persona. E’ una corsa continua, il traffico è molto intenso, ma non ci sono ingorghi. Arriviamo alla City, grattacieli che a solo guardarli ti viene il capogiro, proprietà di banche, e compagnie di assicurazioni salgono su verso il cielo tra i riflessi delle loro immense vetrate. Il palazzo del ghiaccio dove giocano i Canadiens, la Basilica di Notre Dame, la stazione, i grandi alberghi dal nome famoso, il quartiere cinese, quello italiano sfrecciano sotto i miei occhi in un turbinìo di emozioni. Ad un certo punto, Mimmo mi chiede se voglio andare alla casa di tutti, capisco cosa vuole. Andiamo al cimitero a vedere la tomba di Pasqualina sua sorella, di sua mamma Commare Nina e di sua suocera. Nei suoi occhi vedo emozione e gratitudine per avere accettato. I miei occhi strabuzzano e immancabilmente si affaticano. Prendiamo un hamburger presso un Mc Donald. Mimmo ha voluto che assaggiassi, e poi grandi bicchieri di caffè, su suo consiglio per assaporare qualche novità, prendo quello al sapore di nocciola. E’ inutile dire che di caffè in quei bicchieri di carta, ce n’era almeno mezzo litro, ma il gusto è gradevole. Stanchi, ma prima di tornare a casa dobbiamo passare a vedere il casinò e tutto quanto c’è dentro, non si può descrivere quello che ho visto. Migliaia di macchinette mangia soldi (non monete) ma banconote affollate di gente che gioca, che tira la leva, che fa girare i rulli sperando nella combinazione vincente. Non ho visto nessuno vincere, ma mettere continuamente la mano in tasca per estrarre altre banconote da 20 dollari e infilarli nella fessura in attesa di nuovi crediti. Tre, quattro piani e poi sale riservate, baccarà, chemin de fer, poker e la perdizione nel vizio del gioco. Torniamo a casa e ancora con la luce del giorno ci si siede a tavola. Una mangiata infinita, bevute abbondanti e poi a chiacchierare fino alle undici e finalmente a letto. La nuova giornata comincia alle nove, è arrivato Vincenzo e con il suo Truck cominciamo il giro. In banca a prelevare un po’ di valuta, a casa sua e nel pomeriggio a casa di suo fratello Mimmo, sono, tanto per cambiare invitato a cena. Bisogna rispettare gli orari, alle 19.00 mi preleva di nuovo Mimmo, assomiglio ad un pacco che viene portato, ma con delicatezza, da una parte all’altra. Passiamo a salutare Alfredo Nicolò. Non si può descrivere la sua felicità appena mi incontra, mi abbraccia e non mi molla un attimo, mi vuole a casa sua per qualche giorno. Faccio fatica a spiegarli che è impossibile e che sono passato a salutarlo e a prendere un caffè con lui. Ci intrattiene per almeno due ore, torniamo a casa quasi alle dieci, in tempo per vedere un po’ di televisione italiana, chiacchierare e finalmente andare a letto.

 

Barbeçue presso il villaggio Fortugno/Lugarà

Sabato, si parte, andiamo in montagna dove c’è il Villaggio Fortugno. A circa 140 km, non ricordo il nome del paese, sulla riva di un lago diversi Chalets di proprietà Fortugno e Lugarà, tutti hanno una loro casa dove nella bella stagione vanno a passare le vacanze. Si fa in tempo per un ricco barbeçue e poi in Città. Mimmo aveva portato abbondante carne e come se nulla fosse griglia tutte quelle bistecche. Gli faccio presente che in due non saremmo stati in grado di mangiarle, ma mi zittisce dicendo: non si sa mai, qualche amico attratto dall’odore si farà vedere fra poco. Ed effettivamente dopo una diecina di minuti si fa vedere Vincenzo, era in giro per i boschi, e come se fosse stato avvisato anticipatamente si accomoda a tavola con noi …. E così tutta la carne viene consumata. Aveva ragione Mimmo! Lunedì Mimmo lavora e verso mezzogiorno mi chiama al telefono, mi dice di stare pronto che mi aveva procurato un appuntamento con Giovanna Giordano, Presidente del Comitiè Italiano di Montreal, amica di famiglia. Suo padre originario di Pentidattilo ha una casa vicina alla loro. Ci avrebbe ricevuto dalle 13.00 alle 14.00, l'unico ritaglio libero dai suoi numerosi impegni. Ci andiamo, ci aspettava. Ho raccontato il motivo della mia visita e ci siamo scambiati gli indirizzi di posta elettronica per eventuali contatti con l'Associazione dei "Fussatoti 'ndo Mundu" per eventuali scambi culurali.

CONTINUA CANADA