"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"

 

 

 

P O E S I E

Cari amici Fussatoti , dopo la pubblicazione della storia di Mariolino pidocchio handicappato, o meglio, scusate, diversamente abile, vengo a voi con due miei scritti che appartengono ad un tempo passato, diciamo di oltre quarant’anni, ma ancora attuali, vividi, profondi, penetranti. Sono mie personali, ma credo che qualcuno di voi possa aver vissuto esperienze simili, nei primi anni della giovinezza, quando per necessità di vita fu costretto all’emigrazione lasciandosi dietro tanti ricordi e tante malinconie e forse qualche rimpianto amore.

La prima è quasi un dialogo tra me ed il nostro paese, la seconda invece rappresenta ancora un dialogo con un amico immaginario, più fortunato dal punto di vista sentimentale, con cui si fa un ritorno nostalgico al paese. Eccole con i titoli originali.

    

PRIMO AMORE 

Non sento più le grevi sonagliere

e musiche lontana di preghiere,

non vedo vecchierelle intente e tese

sedute all’ombra delle vecchie case. 

Non sento più festose da pianori

scendere a valle gaie contadine

a frotte stornellanti nel tremore

di placide campane serotine. 

E vivo lungi divelto come un fiore

dal dolore che mi spasima in sordina

nel sole son confuso e nel rumore

di questa larga strada cittadina. 

Vecchio paese dalle strade piene

di sole e di monelli chiacchierini

di rondini guizzanti sulle sene, [1]

di passeri trillanti nei mattini. 

Non vedo più fumare i tuoi camini

e dal balcone bianco di calcina

fiorito di gerani e gelsomini

il dolce volto della mia bambina. 

Ormai è perduta nel mio sogno triste

colei che inseguii nell’età più bella,

colei che amai ancor fanciulla

d’amore vero … l’anima gemella. 

Dalle speranze della giovinezza

non son rimaste ormai che le parole

e torno a te con l’animo in tristezza

a cogliere il calore del tuo sole. 

A te ritornerò caro paese,

forse negli anni tristi di vecchiezza

a ritrovar la pace e a braccia tese

i dolci ricordi della giovinezza. 

E tornerò io forse per morire,

morire dopo tanto di dolore,

consumato sarò dal dal mio soffrire

perché non troverò lei, il mio primo amore.


 

[1] Le sene erano pozzi d’acqua a cielo aperto. Chi di voi ricorda “a sena da Nunziata?”

              

 

NOSTALGIA 

Amico, è tanto dolce rivedere

il nostro bel paese tra gli ulivi,

quanti ricordi … cose belle e care

gioia trascorsa nei tempi giulivi. 

Amico è tanto dolce rivedere

quelle che ci sorrisero per via,

belle donne, frementi di piacere

dagli occhi colmi di malinconia. 

Il suo sguardo, amico, era un incanto

di sogni, d’illusioni, di dolcezze,

in lei placato avrei tutto il mio pianto

i dubbi del mio cuor, le mie tristezze. 

Ma io non seppi rivolgerle parole,

ricordare l’amore di una volta

e del bel tempo  le ridenti fole …

muto restai, con l’anima sconvolta. 

Amico è tanto dolce rivedere

la strada che percorre la campagna

tra i profumi di piante e di brughiere

e sale nel silenzio alla montagna. 

Rifioriranno lentamente i sogni

che noi sognammo un giorno in questa via,

forse s’incontrerà quella che agogni

tua sposa in un domani pieno d’allegria. 

E le dirai parole di dolcezza

che la faranno forse singhiozzare,

rinascerà una nuova giovinezza

nei vostri cuori, in un fatale andare? … 

E andrete insieme a vivere lontano

sognando e amando sotto nuova stella,

il passato sarebbe un sogno vano

e la vita potrebbe essere più bella. 

Amico è tanto dolce rivedere

I panorami che ammirammo un giorno,

quanto sorriso in quelle primavere

che alla vita non faran ritorno.

C’era pure lei, perduta anima mia,

che sospirava nei meriggi d’oro

quando, seduti all’ombra di una via

di canti e voci ci giungeva un coro. 

Era una festa di farfalle e fiori,

eran sogni di gloria e di bellezza,

le rondini cantavano gli amori

e noi pure, la nostra giovinezza. 

Tutto è passato ormai, non più

volano i sogni della dolce età

solo i ricordi del tempo che fu,

e tutto passa e muor senza pietà …