UNA STORIA FANTASTICA, SENZA PRETESE, MA VEROSIMILE

 

Cap. 4

I greci di Calabria.

 

La presenza di ellenofoni in Calabria finì per passare sotto silenzio per secoli. Probabilmente per le condizioni di marginalità della regione che si accentuarono fortemente già dal XIII secolo sino a divenire drammatiche con l’unificazione nazionale. Nell’ottocento la Calabria ellenofona doveva già probabilmente limitarsi all’Aspromonte jonico meridionale, e molto probabilmente, alla locride in un’area geografica poco raggiungibile anche dalla stessa Reggio Calabria. Il territorio impervio dell’Aspromonte, con il suo isolamento, garantì la permanenza di un’economia chiusa, diremmo di autarchica sussistenza sino a in sostanza la seconda guerra mondiale. Questo cosmo sostanzialmente autosufficiente consentì la resistenza dell’idioma. “Scopriranno” la presenza dei greci di Calabria (e di Puglia) alcuni folcloristi del XIX secolo sull’onda della generale moda europea che spingeva alla raccolta dei cosiddetti “canti popolari” e che in Italia aveva avuto una sequenza di illustri cultori: Tommaseo, Imbriani, Nigra, Rubieri, D’Ancona, Pitrè (per fare alcuni nomi noti ancora oggi) sino a Comparetti.
Dal nostro punto di vista registriamo come particolarmente interessante, anche se esigua, la presenza del mondo grecanico nella letteratura demologica ottocentesca. Si “scopriva” che, oltre al Salento, anche un oramai ristretto numero di paesi dell’Aspromonte meridionale conservava la parlata greca. “Saggi dei Dialetti Greci dell’Italia Meridionale” di Domenico Comparetti che esce nel 1866 è un esempio indicativo di questo rinnovato interesse. Nella sua stessa presentazione ai “Saggi”, Comparetti traccia un panorama di edizioni sulla lingua dei greci di Calabria e di Puglia piuttosto limitato ancora oltre la metà dell’Ottocento e lascia chiaramente intendere quanto la stessa esperienza di Cesare Lombroso, che lo aveva preceduto con una sorta di diario di viaggio in area grecanica non fosse qualitativa filologicamente poiché costituita in tutto da “una ventina di versi in pessimo stato, ed un piccolo numero di vocaboli raccolti a Bova, o nei paesi greci prossimi a questa”. Comparetti, per conto suo, fa presente molto chiaramente ed onestamente di aver attinto a fonti scritte senza mettere mai piede a Bova. Dei trentotto canti del suo corpus, ben trentacinque provengono da una raccolta effettuata nella Chora da un professore del Liceo Classico di Reggio Calabria, tale Tarra (altrove Terra). Gli altri tre, raccolti nel 1821 da Witte, sempre provenienti da Bova, gli arrivano dopo numerose trascrizioni ed edizioni fra cui la più rilevante è la raccolta di canti greci del Passow. Nonostante siano pervenuti a noi solamente nella forma del testo questi canti conservano per il lettore un innegabile fascino.

Una migliore attenzione non sarà su altri versanti riservata ai greci di Calabria dal citato Cesare Lombroso la cui osservazione, fra il positivista e l’antropometrico, rimanda più ad archivi ed a tassonomie animali che ad un vero discorso su una realtà culturale e la sua alterità. Così sono descritti gli abitanti dell’Aspromonte ellenofono in alcune pagine del suo “In Calabria” un testo definitivamente edito nel 1898 ma che era già apparso sin dal 1862 sulla “Rivista contemporanea”.

Molti di essi, specialmente i ricchi, conservano il tipo dell’Attica; fronte alta, spazio interoculare largo, naso aquilino, occhi grandi e lucidi, labbro superiore corto, bocca piccola, cranio e mento arrotondati, tutte le linee del corpo dolci ed aggraziate.

Il loro temperamento è linfatico e nervoso; fini, astutissimi, lascivi hanno grande mobilità di idee, tendenza al procaccio, e un poco al furto, somma facilità al canto e all’armonia.

Mentre sentiva a suo modo l’urgenza di “trascrivere quelle pochissime strofe prima che la stregua dell’Unità giunga a cancellare queste ultime e prestigiose vestigia dell’ellenismo”. E pur nelle patenti superficialità filologiche denunciate da Comparetti, Lombroso ebbe comunque lo scrupolo di fornire almeno alcune sempre sommarie descrizioni della realtà sociale ed economica dei greci di Calabria. Sul versante storico-linguistico sono Morosi e Pellegrini ad “accorgersi” dei greci di Calabria (A. Pellegrini, Il dialetto greco-calabro di Bova, Torino, 1880) ma le loro ipotesi sull’origine della presenza ellenofona in Calabria per immigrazione dal mondo bizantino fra il VI e il X secolo non sono oggi accreditate dagli studiosi Luigi Borrello (Bova1871 – Palermo 1949) è senz’altro in questa fase storica una figura importante. In primo luogo perché bovese e quindi osservatore privilegiato della cultura locale. A lui si devono una serie di importanti note che furono fondanti per gli studi successivi sul greco di Calabria.

 

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