A Fossato Ionico, mio paese di nascita   

 

 

A partire da oggi sarà pubblicata, un capitolo a settimana, questa modesta testimonianza di affetto che porto a Fossato. Non vuole avere nessuna pretesa di opera letteraria, né storica, ma semplicemente un piccolo lavoro di ricerca, un assemblaggio di notizie trovate su siti sconosciuti, un itinerario a volte reale e a volte fantastico sulle origini di Fossato, un mosaico di tanti racconti, ricordi di quanto ho sentito ed ascoltato durante la mia vita riguardo il mio paese e la sua gente. Nel seguito dei capitoli, per correttezza, riporterò in originale diverse notizie, la loro fonte ed i siti da dove esse sono state attinte. A salvaguardia dei diritti nascenti, si sconsiglia l'utilizzo a fini di lucro della presente pubblicazione. (D. Pellicanò)

 

 

 

UNA STORIA FANTASTICA, SENZA PRETESE, MA VEROSIMILE

 

Introduzione 

Nella ricerca della storia delle origini di Fossato, per quanto ci abbiamo provato e riprovato, cercando documenti, ascoltando quanto ci dicevano le persone anziane, ricordando quello che si raccontava, non siamo riusciti ad ottenere quello che desideravamo: scrivere una vera storia del nostro paese risalendo alle sue origini, lontano nel tempo, magari a diversi secoli addietro.

Purtroppo di scritto abbiamo trovato ben poco, di resti di antiche costruzioni, scavi che hanno riportato alla luce vestigia antiche non ci sono mai stati. Ma il sentimento di affetto che nutriamo per Fossato ci porta a ripercorrere fantastiche vie che ci conducono nel lontano, remoto passato.

Dalla documentazione in nostro possesso stentatamente siamo arrivati all’inizio del 1600, questa data è come una barriera insormontabile e non riusciamo a trovare una benché minima breccia per oltrepassarla. E allora, se permettete, vorremmo ripercorrere la storia con fantasia surreale nell’intento di dare veridicità a quanto stiamo per raccontare. Fossato, la prima volta che si incontra questo nome in documenti ufficiali, era già un agglomerato abbastanza consistente come abitazioni e come numero di abitanti alla fine del 1600.

Menzionato in pochissime righe, di autore sconosciuto che narrano di Montebello, paese noto per la presenza degli Abenavoli del Franco grossi feudatari  della Corte Aragonese. In un piccolo accenno del 1605 si parla di Fossato come ricco di coltivazioni specializzate quali: la vite, il gelso e l’ulivo alle prime apparizioni nella sua valle. Si accenna a numerose mandrie e greggi, a proprietari di terreni coltivati con cura.

I resti delle mura di San Giovanni

Antiche, seppur poche testimonianze ma rilevanti quali: il monastero di San Giovanni, e l’edicola di Santa Stasi   e  della  favoleggiata  basilica  che  doveva trovarsi in località San Luca (Santuluca), in località Pantano Longu. Si racconta di una antica necropoli di età romana se non addirittura greca.

Si racconta di vecchie stazioni di posta ubicate in località Mulino e Gurguri sull’antica strada che, attraverso le montagne, univa  la Locride alla grande Reggio. Si vuole ad ogni costo che nei punti strategici della valle ci fosse la presenza di monaci basiliani, qualcuno ipotizza anche l’esistenza in epoca romana di un presidio militare dell’impero, altri ancora, un ameno luogo di mercato di bestiame e di prodotti agricoli. 

Certo che la sua posizione geografica a Nord, Est ed Ovest difesa naturale la corona di montagne e verso Sud lo strettissimo canyon di Montebello prima e Pentidattilo poi, garantivano una facile difesa dei suoi terreni fertili, delle sue greggi, delle sue mandrie. Ma quando ebbe la nascita Fossato?

Lo Stretto di Montebello e la Rocca di Pentidattilo

 

Cap. 1

 Segni inconfondibili  

La lingua fossatese innanzitutto, priva di qualsiasi accento, mancanza assoluta di suoni forti, tante definizioni e parole di chiara origine greca e latina, con influenze francesistiche, qualche parola di arabo e spagnolo fanno presumere, anzi fanno credere che sia di origini molto antiche.

Certamente nel passato, numerose sono state le visite di gente comune, avventurieri, monaci, predicatori che hanno lasciato un segno indelebile nel territorio fossatese.

La somiglianza inconfondibile alla lingua latina si denota dalla coniugazione di alcuni verbi che, oltre nella forma sono molto simili anche nella fonetica. Provate, ad esempio, a recitare il passato remoto del verbo andare; 

dialetto fussatotu

lingua latina

ìa

jisti

jiu

jimmu

jistivu

jiru

ivi

isti

ivi

imus

istis

irunt

Un banalissimo esempio che presume la presenza in tempi lontani di popolazioni la cui lingua era il latino. (Ci stiamo adoperando per fare delle ricerche per comparare alcuni verbi latini con il dialetto fossatese, e lo stesso verbo in lingua italiana, per dimostrare che il verbo in dialetto fossatese è più vicino alla lingua latina della lingua italiana)

L'Affresco di Santastasi

Inconfutabili seppur ridotte tracce della presenza di monaci basiliani di origine bizantina. L’edicola di Santastasi, il dipinto con la  tecnica dell’affresco su un vecchio muro  che  con  il  passare  degli anni e sotto l’azione erosiva della pioggia ha perso parecchio ma che, comunque, mantiene ancora i tratti e la raffigurazione iconografica di Cristo.

I ruderi delle mura della vecchia chiesa di S. Giovanni, che erano probabilmente parte di un monastero ben più vasto di quanto ancora oggi si possono vedere. 

La necropoli romana, o addirittura greca in località Pantano Longu sopra l’abitato di San Luca di cui si racconta in modo convincente, ma di cui solo piccole tracce di sepolture antiche, di qualche vecchio muro in mattoni rossi, non bastano ad affermare con certezza la presenza di insediamenti di una certa consistenza. Ed ancora una favoleggiata basilica dedicata a San Marco ubicata appunto sulla salita San Marco da cui ne deriva il nome e di cui si trovano tracce solo nella memoria ormai dimenticata di qualche anziano. E poi, fantasticamente si racconta che ci potrebbe essere stata anche una quarta edicola dedicata al quarto evangelista.

La collinetta subito dopo l’abitato di Fossatello, sulla dove una volta c’era l’edificio in tavole e lamiere della scuola, era denominata Maddeo, ed esisteva anche un vecchio muro di contenimento delle acque del torrente Calamaci chiamato appunto muru di Maddeu. Potrebbe essere che nel corso dei tempi la parola Matteo venisse storpiata in Maddeo.

Non vogliamo assolutamente dare a Fossato origini antichissime, ma i segni, certi particolari ne confermano la probabilità. Nel VI secolo avanti Cristo i Calcidesi prima di fondare  la  città  di  Reggio  edificarono  l'abitato  di  Pentidattilo,

come punto di partenza fortificato e sicuro per ulteriori spedizioni. Ma il territorio di Pentidattilo, sabbioso nella parte che si estende verso il mare e roccioso  ed  impervio  verso  la montagna  non poteva dare ai fondatori i prodotti agricoli, le materie prime e l’acqua potabile di cui avevano bisogno. La storia narra che essi furono un popolo di navigatori, e per navigare avevano bisogno di navi, e dove si rifornivano di legname per la loro costruzione?

Pentidattilo visto dal mare

Facilmente lungo il torrente S. Elia essi raggiunsero il territorio di Fossato ricco degli elementi di cui ne avevano bisogno.

E se in questo loro peregrinare lungo il S. Elia, qualcuno si fosse inoltrato fino alle sue sorgenti? Le sue sorgenti sono a Pruppo appena fuori, a monte dell’abitato di Fossato.

La conformazione orografica e fisica del territorio consentiva loro di raggiungere facilmente i piani di Embrisi e dell’Aspromonte. Un altro piccolo segno che lascia a dir poco perplessi nella convinzione delle origini antiche di Fossato è il seguente. Nel 1958 il signor P., mentre scavava le fondazioni per costruire una casa in un orto di sua proprietà, all’interno della località Torre, scoprì due tombe di chiara origine romana, la copertura delle stesse era formata da un'unica lastra di roccia, all’interno furono rinvenute alcune ossa umane, qualche piastra metallica di antica armatura e due monete in lega di rame ed oro identificate da esperti numimastici come monete di conio romano. Non è facile oggi a distanza di oltre cinquanta anni dimostrare quanto si racconta, ma la testimonianza diretta e le due monete ritrovate, che il sig. P. regalò ad una sua nipote giunta in Italia in giro di nozze dalla lontana America.

Chi scrive ne è testimone diretto. Ammesso, ma non dimostrato che Fossato abbia avuto origini romane, la località Pampogna dove nel passato gli orti di Fossato erano un rigoglìo di frutta e verdura (Pomponia?) a chi deve il suo nome? Il nome di Pomponio, comandante di una probabile guarnigione romana di stanza nell’agro fossatese, potrebbe essere stato adottato per indicare il luogo dell’accampamento? Purtroppo altri resti, ruderi, reperti archeologici non si sa se ci sono o se ci sono stati. Il ricordo di Fossato come luogo abitato da popolazione stanziale non va oltre il 1600!

Si parla di Fossato come ultima stazione di posta prima di raggiungere Reggio attraverso le montagne, si racconta di una trafficata strada che dalla ionica raggiungeva la città toccando gli abitati di Brancaleone, Bova, Condofuri, Roccaforte, Bagaladi e poi Fossato. Ipotesi molto verosimile e poco fantastica.

E’ noto che percorrere vie lungo la costa per raggiungere Reggio a quei tempi era sconsigliato per la presenza di flotte turche, more, saracene e piratesche che effettuavano continue scorrerie nell’entroterra in cerca di ricchi bottini da razziare e di rifornimenti per le loro masnade. Le paludi presenti in gran quantità sulla costa rendevano le zone malsane e malariche.

Assodato che, non per fonti storiche, ma per deduzioni logiche che Fossato esiste da diversi secoli se non da millenni, come poteva essere nel passato? e le sue genti a che cosa erano dedite? Il territorio molto vasto, nella sua totalità privo di agglomerati rocciosi, doveva essere molto fertile, le sue campagne erano fitte di boschi e ricche di acqua, condizioni ideali per lo sviluppo di attività agricole, di colture specializzate, allevamenti consistenti di bestiame e di conseguenza lo sviluppo di attività artigianali: maniscalchi, conciatori di pellami, falegnami, muratori, massari e braccianti agricoli.

La sua posizione geografica la rendevano invisibile da chi navigava lungo la costa e la rendeva sicura da attacchi esterni, la corona di montagne le cui pendici erano scoscese e poco acclivi la difendevano alle spalle e ad i lati, verso il mare lo stretto canyon delle gole di Montebello, scoglio insuperabile anche per i più abili predatori, la salvaguardava da visite inattese e indesiderate. E poi Montebello, il cui nome non significa affatto monte di bellezza, ma monte di battaglie, non poteva essere altro che una fortificazione a sua difesa. Le alte pareti rocciose a strapiombo sullo Stretto consentivano a poche diecine di uomini armati di resistere a qualsivoglia esercito che avesse l’ardire di avventurasi nei paraggi.

Tutto ciò a dimostrazione dell’isolamento del territorio di Fossato alle influenze esterne, la purezza della sua lingua rimase intatta, si tramandò di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Intorno all'anno 1000, seppur non ci sia traccia di insediamenti, è certa la presenza di monaci Basiliani che eressero qua e là per le campagne delle edicole votive, in maggior parte dedicate agli Apostoli evangelisti. Attorno a questi luoghi di eremitaggio e di preghiera dovette aggregarsi la scarsa popolazione che viveva sparsa nelle campagne, dedita alla pastorizia ed alla coltivazione dei campi.

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