UNA STORIA FANTASTICA,
SENZA PRETESE, MA VEROSIMILE
Introduzione
Nella
ricerca della storia delle origini di Fossato, per quanto ci abbiamo
provato e riprovato, cercando documenti, ascoltando quanto ci dicevano
le persone anziane, ricordando quello che si raccontava, non siamo
riusciti ad ottenere quello che desideravamo: scrivere una vera storia
del nostro paese risalendo alle sue origini, lontano nel tempo, magari a
diversi secoli addietro.
Purtroppo di scritto abbiamo trovato ben poco, di resti di antiche
costruzioni, scavi che hanno riportato alla luce vestigia antiche non ci
sono mai stati. Ma il sentimento di affetto che nutriamo per Fossato ci
porta a ripercorrere fantastiche vie che ci conducono nel lontano,
remoto passato.
Dalla
documentazione in nostro possesso stentatamente siamo arrivati
all’inizio del 1600, questa data è come una barriera insormontabile e
non riusciamo a trovare una benché minima breccia per oltrepassarla. E
allora, se permettete, vorremmo ripercorrere la storia con fantasia
surreale nell’intento di dare veridicità a quanto stiamo per raccontare.
Fossato, la prima volta che si incontra questo nome in documenti
ufficiali, era già un agglomerato abbastanza consistente come abitazioni
e come numero di abitanti alla fine del 1600.
Menzionato in pochissime righe, di autore sconosciuto che narrano di
Montebello, paese noto per la presenza degli Abenavoli del Franco grossi
feudatari della Corte Aragonese. In un piccolo accenno del 1605 si
parla di Fossato come ricco di coltivazioni specializzate quali: la
vite, il gelso e l’ulivo alle prime apparizioni nella sua valle. Si
accenna a numerose mandrie e greggi, a proprietari di terreni coltivati
con cura.
I resti delle mura di San Giovanni |
Antiche, seppur poche
testimonianze ma rilevanti quali: il monastero di San Giovanni,
e l’edicola di Santa Stasi e della favoleggiata basilica che
doveva trovarsi in località San Luca (Santuluca), in località Pantano Longu. Si racconta di una antica
necropoli di età romana se non addirittura greca. |
Si
racconta di vecchie stazioni di posta ubicate in località Mulino e
Gurguri sull’antica strada che, attraverso le montagne, univa la
Locride alla grande Reggio. Si vuole ad ogni costo che nei punti
strategici della valle ci fosse la presenza di monaci basiliani,
qualcuno ipotizza anche l’esistenza in epoca romana di un presidio
militare dell’impero, altri ancora, un ameno luogo di mercato di
bestiame e di prodotti agricoli.
Certo che la sua posizione geografica a Nord, Est
ed Ovest difesa naturale la corona di montagne e verso Sud lo
strettissimo canyon di Montebello prima e Pentidattilo poi,
garantivano una facile difesa dei suoi terreni fertili, delle
sue greggi, delle sue mandrie. Ma quando ebbe la nascita
Fossato? |
Lo Stretto di Montebello e la
Rocca di Pentidattilo |
Cap. 1
Segni inconfondibili
La
lingua fossatese innanzitutto, priva di qualsiasi accento, mancanza
assoluta di suoni forti, tante definizioni e parole di chiara origine
greca e latina, con influenze francesistiche, qualche parola di arabo e
spagnolo fanno presumere, anzi fanno credere che sia di origini molto
antiche.
Certamente nel passato, numerose sono state le visite di gente comune,
avventurieri, monaci, predicatori che hanno lasciato un segno indelebile
nel territorio fossatese.
La
somiglianza inconfondibile alla lingua latina si denota dalla
coniugazione di alcuni verbi che, oltre nella forma sono molto simili
anche nella fonetica. Provate, ad esempio, a recitare il passato remoto
del verbo andare;
dialetto fussatotu |
lingua latina |
ìa
jisti
jiu
jimmu
jistivu
jiru |
ivi
isti
ivi
imus
istis
irunt |
Un
banalissimo esempio che presume la presenza in tempi lontani di
popolazioni la cui lingua era il latino. (Ci
stiamo adoperando per fare delle ricerche per comparare alcuni verbi
latini con il dialetto fossatese, e lo stesso verbo in lingua italiana,
per dimostrare che il verbo in dialetto fossatese è più vicino alla
lingua latina della lingua italiana)
L'Affresco di Santastasi |
Inconfutabili seppur ridotte tracce della
presenza di monaci basiliani di origine bizantina. L’edicola di
Santastasi, il dipinto con la tecnica dell’affresco su un
vecchio muro che con il passare
degli anni e sotto l’azione erosiva della pioggia ha perso
parecchio ma che, comunque, mantiene ancora i tratti e la
raffigurazione iconografica di Cristo. |
I
ruderi delle mura della vecchia chiesa di S. Giovanni, che erano
probabilmente parte di un monastero ben più vasto di quanto ancora oggi
si possono vedere.
La
necropoli romana, o addirittura greca in località Pantano Longu sopra
l’abitato di San Luca di cui si racconta in modo convincente, ma di cui
solo piccole tracce di sepolture antiche, di qualche vecchio muro in
mattoni rossi, non bastano ad affermare con certezza la presenza di
insediamenti di una certa consistenza. Ed ancora una favoleggiata
basilica dedicata a San Marco ubicata appunto sulla salita San Marco da
cui ne deriva il nome e di cui si trovano tracce solo nella memoria
ormai dimenticata di qualche anziano. E poi, fantasticamente si racconta
che ci potrebbe essere stata anche una quarta edicola dedicata al quarto
evangelista.
La
collinetta subito dopo l’abitato di Fossatello, sulla dove una volta
c’era l’edificio in tavole e lamiere della scuola, era denominata Maddeo,
ed esisteva anche un vecchio muro di contenimento delle acque del
torrente Calamaci chiamato appunto muru di Maddeu. Potrebbe essere che
nel corso dei tempi la parola Matteo venisse storpiata in Maddeo.
Non
vogliamo assolutamente dare a Fossato origini antichissime, ma i segni,
certi particolari ne confermano la probabilità. Nel VI secolo avanti
Cristo i Calcidesi prima di fondare la città di
Reggio edificarono l'abitato di Pentidattilo,
come punto di partenza fortificato e sicuro per
ulteriori spedizioni. Ma il territorio di Pentidattilo, sabbioso
nella parte che si estende verso il mare e roccioso ed
impervio verso la montagna non poteva dare ai
fondatori i prodotti agricoli, le materie prime e l’acqua
potabile di cui avevano bisogno. La storia narra che essi furono
un popolo di navigatori, e per navigare avevano bisogno di navi,
e dove si rifornivano di legname per la loro costruzione? |
Pentidattilo visto dal mare |
Facilmente lungo il
torrente S. Elia essi raggiunsero il territorio di Fossato ricco degli
elementi di cui ne avevano bisogno.
E se
in questo loro peregrinare lungo il S. Elia, qualcuno si fosse inoltrato
fino alle sue sorgenti? Le sue sorgenti sono a Pruppo appena fuori, a
monte dell’abitato di Fossato.
La
conformazione orografica e fisica del territorio consentiva loro di
raggiungere facilmente i piani di Embrisi e dell’Aspromonte. Un altro
piccolo segno che lascia a dir poco perplessi nella convinzione delle
origini antiche di Fossato è il seguente. Nel 1958 il signor P., mentre
scavava le fondazioni per costruire una casa in un orto di sua
proprietà, all’interno della località Torre, scoprì due tombe di chiara
origine romana, la copertura delle stesse era formata da un'unica lastra
di roccia, all’interno furono rinvenute alcune ossa umane, qualche
piastra metallica di antica armatura e due monete in lega di rame ed oro
identificate da esperti numimastici come monete di conio romano. Non è facile oggi a distanza di oltre cinquanta anni
dimostrare quanto si racconta, ma la testimonianza diretta e le due
monete ritrovate, che il sig. P. regalò ad una sua nipote giunta in
Italia in giro di nozze dalla lontana America.
Chi
scrive ne è testimone diretto. Ammesso, ma non dimostrato che Fossato
abbia avuto origini romane, la località Pampogna dove nel passato gli
orti di Fossato erano un rigoglìo di frutta e verdura (Pomponia?) a chi
deve il suo nome? Il nome di Pomponio, comandante di una probabile
guarnigione romana di stanza nell’agro fossatese, potrebbe essere stato
adottato per indicare il luogo dell’accampamento? Purtroppo altri resti,
ruderi, reperti archeologici non si sa se ci sono o se ci sono stati. Il
ricordo di Fossato come luogo abitato da popolazione stanziale non va
oltre il 1600!
Si
parla di Fossato come ultima stazione di posta prima di raggiungere
Reggio attraverso le montagne, si racconta di una trafficata strada che
dalla ionica raggiungeva la città toccando gli abitati di Brancaleone,
Bova, Condofuri, Roccaforte, Bagaladi e poi Fossato. Ipotesi molto
verosimile e poco fantastica.
E’
noto che percorrere vie lungo la costa per raggiungere Reggio a quei
tempi era sconsigliato per la presenza di flotte turche, more, saracene
e piratesche che effettuavano continue scorrerie nell’entroterra in
cerca di ricchi bottini da razziare e di rifornimenti per le loro
masnade. Le paludi presenti in gran quantità sulla costa rendevano le
zone malsane e malariche.
Assodato che, non per fonti storiche, ma per deduzioni logiche che
Fossato esiste da diversi secoli se non da millenni, come poteva essere
nel passato? e le sue genti a che cosa erano dedite? Il territorio molto
vasto, nella sua totalità privo di agglomerati rocciosi, doveva essere
molto fertile, le sue campagne erano fitte di boschi e ricche di acqua,
condizioni ideali per lo sviluppo di attività agricole, di colture
specializzate, allevamenti consistenti di bestiame e di conseguenza lo
sviluppo di attività artigianali: maniscalchi, conciatori di pellami,
falegnami, muratori, massari e braccianti agricoli.
La sua
posizione geografica la rendevano invisibile da chi navigava lungo la
costa e la rendeva sicura da attacchi esterni, la corona di montagne le
cui pendici erano scoscese e poco acclivi la difendevano alle spalle e
ad i lati, verso il mare lo stretto canyon delle gole di Montebello,
scoglio insuperabile anche per i più abili predatori, la salvaguardava
da visite inattese e indesiderate. E poi Montebello, il cui nome non
significa affatto monte di bellezza, ma monte di battaglie, non poteva
essere altro che una fortificazione a sua difesa. Le alte pareti
rocciose a strapiombo sullo Stretto consentivano a poche diecine di
uomini armati di resistere a qualsivoglia esercito che avesse l’ardire
di avventurasi nei paraggi.
Tutto
ciò a dimostrazione dell’isolamento del territorio di Fossato alle
influenze esterne, la purezza della sua lingua rimase intatta, si
tramandò di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Intorno
all'anno 1000, seppur non ci sia traccia di insediamenti, è
certa la presenza di monaci Basiliani che eressero qua e là per le
campagne delle edicole votive, in maggior parte dedicate agli Apostoli
evangelisti. Attorno a questi luoghi di eremitaggio e di preghiera
dovette aggregarsi la scarsa popolazione che viveva sparsa nelle
campagne, dedita alla pastorizia ed alla coltivazione dei campi.
(Vai
al Capitolo 2)
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